Legambiente,
LIPU e WWF Italia hanno notificato il ricorso al TAR Lazio contro il parere
favorevole con prescrizioni sulla Valutazione d’Impatto Ambientale riguardante
il Ponte sullo Stretto di Messina, nonostante il parere negativo della
Valutazione di Incidenza. Nel ricorso,
firmato dagli avvocati Daniela Ciancimino, Elio Guarnaccia, Enrico Mantovani e
Aurora Notarianni – comunica il WWF - si evidenzia l’illogicità del parere
rilasciato dalla Commissione VIA che presenta importanti carenze di analisi: la
valutazione d’incidenza negativa
pregiudica il parere positivo rilasciato, mentre le analisi e gli
approfondimenti richiesti – in particolare su mitigazioni e compensazione – si
sarebbero dovuti presentare già con il progetto definitivo essendo
irragionevole chiederli per il progetto esecutivo dopo l’affidamento per la
realizzazione dell’opera. Peraltro, un unico progetto esecutivo, a cui fanno
riferimento le prescrizioni, non ci sarà, avendo il Parlamento approvato una
norma che consente la cantierizzazione per stralci a cui corrisponderanno
altrettanto progetti esecutivi che non consentiranno una visione d’insieme su
applicazione, efficacia e ottemperanza delle prescrizioni.
Il Ponte sullo
Stretto di Messina rimane un progetto dall’impatto ambientale gravissimo e
irreversibile, non mitigabile né compensabile come ammette la stessa
Commissione VIA che, relativamente alla Valutazione d’Incidenza , evidenzia:
“Le medesime analisi del proponente conducono a ritenere che per alcuni siti
della Rete Natura 2000 non è possibile concludere che il progetto non
determinerà incidenze significative, ovvero permane un margine di incertezza
che, per il principio di precauzione, non permette di escludere effetti
negativi su detti siti” (pag. 635 del Parere).
La Commissione
fissa ben 62 prescrizioni e il quadro che emerge dalla loro lettura è che il
progetto si sarebbe dovuto bocciare, ma evidentemente è prevalsa la volontà di
procedere in ogni caso, anche se ciò ha fatto sorgere una serie di illogicità
del parere rilasciato che sono state puntualmente evidenziate nel ricorso e che
sono riassunte a seguire, nella nota del WWF.
Piano
procedurale Cantierizzazione. Sono mancate l’analisi dell’effetto cumulo e
sinergico degli impatti (obbligatoria ai sensi della normativa sia comunitaria
che italiana) e l’applicazione del principio di precauzione relativamente alle
problematiche sismiche (le prescrizioni della Commissione reiterano richieste
di approfondimenti sulle faglie attive e capaci) e strutturali (non sono stati
effettuati i test preliminari sulle prove da fatica dei cavi che reggono il
Ponte).
Cantierizzazione.
Proprio le prescrizioni della Commissione VIA chiedono di compensare gravi
mancanze quali: indagini geologiche, idrogeologiche, geotecniche, potenziale
impatto del particolato sui corpi idrici, piano di mobilità/viabilità, esatta
indicazione dei punti e delle modalità di approvvigionamento idrico,
contenimento dei rumori e delle vibrazioni, simulazioni e mappature
previsionali per il monossido di carbonio e il benzene.
Piano di
utilizzo delle terre e rocce da scavo non ancora compiutamente definito,
aggiornamento dei programmi di calcolo della dispersione degli inquinanti nei
bassi strati dell’atmosfera.
Tutela della
costa. Lo Studio sulla morfodinamica delle linee di riva nei versanti Calabria
e Sicilia doveva già essere presentato ed è illogico prescriverne la
presentazione a parere positivo rilasciato in particolare imponendosene una
cadenza di circa due anni. È sempre la stessa Commissione VIA ad affermare che,
nonostante l’utilizzo del sistema digitale utilizzato per l’analisi della
costa, i dati presentati non sono sufficientemente precisi ed accurati: si
tratta di un elemento ostativo ai fini di una corretta valutazione ambientale a
maggior ragione se poi si chiede anche di aggiornare gli scenari di intervento
per i singoli tratti di ripascimento.
Approvvigionamento
idrico. Il tema dell’approvvigionamento idrico per la gestione del cantiere è
di enorme delicatezza in un contesto territoriale, soprattutto in relazione a
Messina, dove ancora l’accesso all’acqua per i cittadini non è costantemente garantito.
La Commissione dispone numerose prescrizioni che però sono inerenti ad elementi
incerti che si sarebbero dovuti constatare e quindi verificare in sede di
progetto definitivo.
Tutela delle
acque. La Commissione VIA chiede di considerare le metodologie del Piano
Stralcio di Bacino dell’Assetto Idrogeologico della Regione Calabria,
aggiornare i dati tramite la banca dati del Servizio Informativo
Agrometereologico della Regione Siciliana, considerare il trasporto di
materiale solido delle portate in alveo, seguire le metodologie regionali per
stabilire la compatibilità delle opere con i Piani di Assetto idrogeologo,
aggiornare la caratterizzazione idrologica dell’area interessata dalle opere in
progetto e dell’area vasta, avere un congruo e aggiornato numero di rilievi
piezometrici per definire meglio gli
impatti della realizzazione delle gallerie. Sempre la Commissione richiama la
necessità di avere certezza rispetto ai corpi idrici recettori e
all’interferenza possibile degli interventi su una serie di torrenti: tutte
richieste alle quale si sarebbe dovuto rispondere prima di avere un parere
favorevole. In relazione ai Laghi di Ganzirri e Faro la Commissione chiede di
aggiornare la stima dell’interazione con le acque di mare, gli scambi di acqua
superficiale nei laghi e nella falda anche in riferimento alle variazioni del
livello del pelo libero dell’acqua nei laghi, nonché gli scambi tra i due laghi
attraverso il canale Margi. Questa prescrizione è la prova della sostanziale
inottemperanza di due analoghe richieste che la Commissione aveva
precedentemente avanzato. Il proponente non è stato in grado di dimostrare la
sostenibilità dell’impatto rispetto l’area, come per altro sostenuto anche dal
competente Ente gestore della Riserva di Capo Peloro e Ganzirri. La certezza di
una possibile soluzione di questa problematica è dirimente ai fini del parere
positivo: la Commissione, invece, rimanda illogicamente al progetto esecutivo.
Impatto sulla
migrazione degli uccelli. La Commissione prescrive di aggiornare il piano
monitoraggio della componente faunistica, sia di vertebrati che di
invertebrati, e in particolare chiede che vengano fornite maggiori informazioni
riguardo la migrazione degli uccelli, rispetto alla quale la stessa Commissione
rileva un impatto elevato e irreversibile. Non è comprensibile come si possa
rilasciare parere positivo quando è accertato che l’opera avrebbe un’incidenza
su una delle rotte di migrazione degli uccelli più importante d’Europa,
rispetto alla cui tutela il nostro Paese ha una enorme responsabilità.
Impatto sul
mare. La Commissione prescrive aggiornamenti di monitoraggi e analisi sulle
comunità planctoniche e sui movimenti di pesci e cetacei per un anno intero
ante operam. La Commissione chiede, inoltre, interventi di restauro ecologico
attivo di Pinna nobilis, Posidonia oceanica e coralligeni, assumendoli,
evidentemente, come compensazione e mitigazione. Ma la definizione
dell’intervento e delle aree dove questo si ritiene possibile è un elemento di
valutazione del progetto definitivo e non può essere una disposizione per
quello esecutivo. In pratica, si
ipotizza una compensazione di cui si sa pochissimo, tant’è che rispetto alla
Posidonia la Commissione chiede di identificare e caratterizzare le praterie
riceventi, la descrizione del materiale biologico che si intende utilizzare, il
dettaglio di prelievo della prateria donatrice, con trapianti pilota della
durata di almeno un anno. Ma come fa la Commissione, in assenza di questi dati,
a stabilire che gli interventi proposti costituiscano una compensazione
ambientale?
Piano di
monitoraggio ambientale. La Commissione, consapevole dell’impatto dell’opera,
chiede l’aggiornamento per diversi habitat del Piano di monitoraggio ambientale
di almeno un anno da eseguirsi ante operam, ma l’illogicità delle prescrizioni
è evidente: dette analisi, proprio perché “ante operam” e relative al ciclo di
vita di un intero anno, erano essenziali al fine della corretta valutazione del
progetto definitivo che dunque è stato giudicato nella carenza di questi
elementi. Identico approccio illogico rispetto alla fauna sia dei vertebrati
che degli invertebrati per cui si chiede ante operam un monitoraggio che copra
un anno intero che riguardi anche le specie migratorie prendendo in
considerazione altre fasce orarie rispetto a quelle analizzate. È evidente che
gli studi prodotti non sono sufficienti, per cui non si comprende su quali basi
la Commissione abbia potuto rilasciare parere favorevole.
Crediti foto: WWF.
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