Il progetto ALMAGAL
inizia a fornire nuove e decisive informazioni su come si formano le stelle
nella nostra Galassia, osservando più di 1000 regioni di formazione stellare
con un livello di dettaglio senza precedenti. È quanto rende noto l’Istituto
Nazionale di Atrofisica. Grazie alla potenza del radiotelescopio ALMA (Atacama
Large Millimeter/Submillimeter Array) situato sull’altopiano di Chajnantor, nel
deserto di Atacama in Cile, il team di ALMAGAL è riuscito a esplorare queste
enormi "fucine" cosmiche in maniera completamente nuova, offrendo una
visione impareggiabile dei processi che portano alla nascita delle stelle. Il
progetto ALMAGAL, una collaborazione internazionale guidata dall’Istituto
Nazionale di Astrofisica, insieme all'Università di Colonia, l'Università del Connecticut
e all’Academia Sinica, è nato per gettare nuova luce sui processi che portano
le nubi molecolari a frammentarsi nei nuclei elementari da cui poi si formano
le singole stelle.
“ALMAGAL
rappresenta un salto quantico rispetto ad altri progetti che studiano la
nascita di nuovi ammassi stellari” dice Sergio Molinari, responsabile italiano
del progetto e ricercatore dell’INAF di Roma. “Osservando più di 1000 di queste
regioni, ALMAGAL da solo è 4 volte più grande di tutti gli altri programmi
simili messi insieme permettendo per la prima volta studi quantitativi
statisticamente significativi”.

La Via Lattea
osservata con il satellite Gaia nel visibile Crediti:
ESA/Gaia/DPAC; CC BY-SA 3.0 IGO. Acknowledgement: A. Moitinho.
Le nubi
molecolari – enormi agglomerati di gas e polveri presenti nello spazio
interstellare – sono le fucine in cui si generano le stelle. Da decenni i
ricercatori che studiano la formazione stellare stanno cercando di comprendere
perché le nebulose, pur utilizzando elementi costitutivi simili – per lo più
idrogeno, elio e piccole quantità di elementi più pesanti – producono stelle
con masse molto diverse da caso a caso. Il radiotelescopio ALMA osserva la
radiazione cosmica a lunghezze d'onda millimetriche e submillimetriche molto
più lunghe di quella visibile. Questo lo rende perfetto per osservare oggetti
celesti freddi, proprio come la polvere e il gas delle nubi molecolari, che
emettono proprio a quelle lunghezze d'onda. Inoltre, poiché ALMA combina la
luce di 66 antenne situate anche a chilometri di distanza l'una dall'altra, è
in grado di distinguere dettagli in questa finestra osservativa come nessun
altro strumento oggi operativo.
All'interno
delle nubi molecolari, polvere e gas si addensano per creare strutture più
piccole chiamate "grumi" (clumps in inglese), di dimensioni fino a
qualche anno-luce. Questi grumi si frazionano ulteriormente in ammassi di
oggetti più piccoli chiamati "nuclei" (o cores), densi agglomerati in
cui si formano le stelle singole. Oltre alla gravità, si pensa che diversi
processi come la turbolenza nel gas o i campi magnetici controllino il modo in
cui le nebulose si frammentano in grumi e nuclei.
ALMAGAL è
progettato per capire meglio come tutto ciò avviene: è il primo censimento
completo che ha osservato grumi di tutte le età, masse e ubicazioni in tutti i
quartieri della nostra Galassia, fornendo un quadro imparziale. I risultati
iniziali basati sull’analisi di 800 grumi e più di 6000 nuclei, evidenziano che
non tutte le regioni di formazione stellare sono uguali. Le analisi presentate
in questi primi articoli suggeriscono che i grumi più densi tendono a produrre
un numero maggiore di nuclei, e quindi di stelle. Curiosamente è la maggiore
concentrazione di materiale presente in un grumo, e non solo la sua quantità,
che determina una sua maggiore capacità di formare nuove stelle. I nuclei hanno
bisogno del materiale dei loro grumi iniziali per crescere, ed i grumi più
densi e massicci sono in grado di produrre un maggior numero di nuclei che sono
anche più ricchi di massa. “La vastità del campione di strutture analizzato ci
ha permesso di rivelare e di descrivere con un livello di dettaglio mai
raggiunto prima la varietà delle caratteristiche fisiche (oltre che
statistiche) di questi nuclei, ad esempio in termini di massa, dimensioni e
densità” spiega Alessandro Coletta, dottorando dell’INAF di Roma. “Inoltre, è
stato possibile indagare se, ed in quale misura, tali caratteristiche siano
legate alle proprietà dei grumi ospitanti: ciò ci ha consentito di interpretare
i risultati ricavati dalle osservazioni nel più ampio contesto del processo di
formazione stellare, formulando dei primi scenari coerenti per arrivare a
spiegarne i meccanismi”.

Collage di
alcune fra le più di 1000 regioni di formazione stellare osservate in ALMAGAL.
Le immagini rappresentano l'emissione termica della polvere fredda nel continuo
alla lunghezza d'onda di 1.38mm. Crediti: ESO/ALMA/ALMAGAL. Created by C.
Mininni
Osservando
infatti regioni di età diverse, ALMAGAL ha scoperto che queste fucine si
trasformano nel tempo. La maggior parte dei grumi più giovani mostrano solo
pochissimi nuclei, e con il procedere del tempo la frammentazione ne produce un
numero sempre crescente, che si distribuiscono nel modo più vario: da strutture
circolari a distribuzioni filamentari, sviluppando geometrie più intricate.
“Questo è solo
l’inizio” continua Sergio Molinari. “Per comprendere davvero quali siano i
meccanismi fisici dominanti che giustifichino questi risultati è di
fondamentale importanza il confronto con predizioni teoriche. Con il progetto
Rosetta Stone sviluppato all’interno del progetto ERC Synergy ECOGAL (di cui
ALMAGAL è parte) siamo pronti per il confronto delle immagini ALMAGAL con
un’ampia gamma di simulazioni numeriche in cui i processi di frammentazione e
formazione stellare vengono riprodotti al computer”.
Immagine in primo piano: Porzione della
Via Lattea osservata dal satellite Herschel nell’infrarosso. Crediti:
INAF-IAPS/Hi-GAL/ESA/Herschel
Video ALMAGAL: Animazione che
descrive i primi risultati del progetto ALMAGAL. Con sottotitoli in italiano. Crediti:
INAF/G. Mantovani.
Copyright 2025 Aurora International
Journal. Vietata la riproduzione anche parziale dei presenti contenuti.