È stato
lanciato da Sace il progetto Africa Champion Program: Focus Piano Mattei,
realizzato con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della
Cooperazione Internazionale ed il sostegno della Struttura di Missione del
Piano Mattei della Presidenza del Consiglio, con il coinvolgimento di ICE,
Cassa Depositi e Prestiti, Simest, Confindustria Assafrica & Mediterraneo e
Câmara de Comércio Moçambique-Itália, che hanno partecipato, in presenza o in
collegamento da remoto, all’evento di presentazione del 22 novembre 2024 nella
sede romana del Gruppo assicurativo-finanziario italiano controllato dal
Ministero dell’Economia e delle Finanze. Africa Champion Program è costituito
da un percorso formativo e di Business Matching rivolto alle imprese italiane interessate
ad acquisire le necessarie competenze per operare nei Paesi africani inclusi
nel Piano Mattei, i cui obiettivi, illustrati da Mariangela Siciliano, Head of
Education & Connects Solutions di Sace, sono quelli di creare partenariati
commerciali tra le imprese italiane e quelle africane, e al contempo di
valorizzare l’eccellenza dell’imprenditoria italiana. La prima fase, il
percorso formativo al quale è già possibile iscriversi,
prenderà il via nel 2025, ed è suddiviso in tre moduli con 14 ore didattiche.
Sono in programma approfondimenti su Costa D’Avorio, Egitto, Marocco,
Mozambico, Tunisia, Kenya relativamente a tre settori chiave quali energia,
infrastrutture e agroalimentare. Il primo modulo prevede un outlook geopolitico
e geoeconomico; il secondo è “molto calato” sulle specificità geografiche e
settoriali; il terzo modulo indagherà gli strumenti finanziari e le soluzioni
messe a disposizione da tutti gli attori del Sistema Paese, che nell’occasione
della presentazione del progetto hanno rappresentato. La seconda fase, il
Business Matching, è dedicata alla creazione di opportunità commerciali
mediante sessioni di business matching tra imprese italiane e controparti
africane, anche nell’ottica del programma Push Strategy di Sace.
Alessandra
Ricci Amministratore delegato di Sace. Crediti foto: Sace.
L’evento si è
aperto con i saluti di Alessandra Ricci, Amministratore delegato di Sace, che
nel suo intervento ha sottolineato che “le imprese devono sapere quali sono le
opportunità, i rischi e gli strumenti che possono utilizzare nel momento in cui
decidono di investire in Africa”, e che “dobbiamo aprirgli le porte mettendole
in contatto con le loro controparti, con l’obiettivo di creare valore sia in
Italia che nei Paesi di destinazione”. Nel 2024, dalla data di inizio del Piano
Mattei, a gennaio di quest’anno, Sace ha deliberato 1,2 miliardi di operazioni
in Africa, “e questo dichiara Ricci - si riflette sia sull'Italia, per quanto
riguarda il PIL generato, sia sui Paesi in cui questi investimenti sono
realizzati perché genera occupazione”. Il continente africano, pur con le
profonde differenze tra i Paesi che ne fanno parte, fa registrare segnali
positivi da mercati di interesse per le aziende italiane: “è una grande
opportunità per le nostre imprese”, ha aggiunto l’Amministratore delegato di
Sace, precisando poi: “Questo non è ‘Sace in Africa’ ma la presenza di tutte le
istituzioni che oggi sono qui presenti. Nel progetto questo verrà ampliato con
tutti gli strumenti che come Sistema stiamo mettendo in piedi”.
L’Ambasciatore
Fabrizio Saggio, Coordinatore della Struttura di Missione Piano Mattei e
Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri, ha
sottolineato a sua volta l’importanza della formazione “grandissimo obiettivo
del Piano Mattei” e il valore del Sistema Italia che “sta dando i suoi frutti”.
L’Ambasciatore ha messo in evidenza l’“elemento chiave” dell’acqua, in Africa,
legato al settore dell’agricoltura e ha citato il progetto di collaborazione
con il Congo per il rifacimento dell’impianto idrico della capitale del Paese.
In questo settore “l’Italia ha enormi eccellenze che stiamo cercando di
trasferire in maniera sinergica”, ha dichiarato, elencando poi i nuovi
strumenti finanziari attivati in questo anno di attività del Piano Mattei a
sostegno degli investimenti italiani, “dal Push Strategy di Sace, al Fondo
Africa di Simest, agli strumenti che abbiamo messo insieme con CDP e la Banca
Africana di Sviluppo”. A questi si aggiunge il Fondo Clima di circa 4 miliardi
di cui il 75% è destinato all’Africa. A livello di collaborazioni
internazionali, il Consigliere Diplomatico ha indicato il Global Gateway
dell’UE che ha stanziato 150 miliardi per il continente africano e il PGII, in
cui l’Italia “è entrata in maniera strategica” nel progetto del corridoio
Lobito che unirà orizzontalmente l’Africa, dall’Angola allo Zambia, attraverso
una connessione infrastrutturale. Ha concluso affermando che "è
importante, per chi vuole investire in Africa, sapere cosa è cambiato, quali
strumenti ci sono e cosa si può fare insieme”.
Sulle “molte
Afriche da scoprire” e su “quanto si debba studiare per far sì che le proprie
attività vangano ottimizzate”, ha posto l’accento l’Ambasciatore Fabrizio
Lobasso, Vice Direttore Generale per la promozione del Sistema Paese, Ministero
degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che ha richiamato
l’attenzione sulla presenza nel Continente di numerosi rappresentati
istituzionali e funzionari ai quali le imprese possono “affidarsi”. Riguardo
all’importanza delle missioni sia del Presidente del Consiglio che del Ministro
degli Affari Esteri, ha ricordato il successo di quella in Mozambico che ha
permesso di sbloccare il progetto di Manica. Tra le attività svolte dal
Ministero ha citato il forum di dialogo imprenditoriale, che si è svolto nel
mese di maggio di quest'anno, al quale hanno partecipato, per la prima volta in
Italia, le confindustrie e le associazioni di categoria africane; e l’incontro
del 15 luglio scorso, sul fronte della promozione culturale e della diplomazia
scientifica, con tutte le Agenzie spaziali. Secondo Lobasso occorre
“intercettare” i cambiamenti giovanili in atto, con una “diplomazia ibrida che
metta insieme per la prima volta tutto il sistema istituzionale ma anche non
istituzionale, camerale, fondazioni, associazioni, università, studenti,
singoli personaggi”.
La necessità di
un “nuovo paradigma”, con un “approccio di traino” delle aziende italiane che
intendono cogliere le potenzialità del continente africano, è stata evidenziata
da Alessandro Terzulli, Chief Economist di Sace. In funzione del “nuovo
approccio”, il supporto di Sace alle imprese, ha spiegato Terzulli, è passato,
dal 2010 a oggi, da 2 a 8 miliardi e si è diversificato iniziando a sostenere
progetti infrastrutturali: nel settore dell’energia elettrica, in quello
ferroviario e ospedaliero, nelle strutture universitarie, nelle smart city. Dal
2023, ha proseguito Terzulli, è iniziato l’utilizzo del Push Strategy in
Africa. Sempre dal 2023 sono state garantite linee finanziarie a Costa
D’Avorio, Benin e Senegal per 500 milioni a fronte delle quali “c’è l’idea di
generare export italiano, non solo concedendo una linea finanziaria, ma
favorendo i contatti delle imprese attraverso un matchmaking mirato nei settori
in cui riteniamo ci sia più potenziale per l’export italiano”. Le previsioni,
dopo la complessità degli ultimi quattro anni, sono positive sia per il Nord
Africa che per l’Africa Subsahariana come Terzulli ha indicato mettendo in luce
le prospettive di crescita fissa del PIL di entrambe le regioni del 4% e le
riduzioni del livello medio di rischio sovrano che consentirà una migliore
gestione dei programmi.
L’interscambio
tra Italia e continente africano ha raggiunto, nel corso del 2024, i 60
miliardi (secondo i dati Istat raccolti dall’Ufficio Studi di Sace) di cui 23
di export (14 verso il Nord Africa e 9 verso l’Africa Subsahariana), e 37 di
import. I pronostici di Sace sul 2025 sono positivi: è previsto infatti un
incremento del 7,7% nel Nord Africa e dell’8,5% nell’Africa Subsahariana,
considerando rispettivamente 14 miliardi e 6,5 miliardi di export italiano
registrati nel 2023.
Crediti
foto: Sace.
Nel merito
degli strumenti finanziari a disposizione delle imprese, sono intervenuti alla
presentazione di Africa Champion Program, i “Partner di progetto”. Marco
Cantalamessa, Direttore Strategia e Innovazione Sostenibile di Simest, ha
attestato che la Società del Gruppo CDP mette a disposizione tre linee di
prodotto: gli Investimenti partecipativi, i Finanziamenti agevolati e l’Export
credit. Nell’ultimo anno, in stretto collegamento con il MAECI, è stato creato
un prodotto specifico per l’Africa che, ha ricordato il Direttore, presenta “54
Paesi, ognuno con delle caratteristiche differenti ma che messe insieme formano
un continente ricco di opportunità, un mercato di dimensioni molto
importanti, con un miliardo e mezzo di persone che nei prossimi decenni
dovrebbe arrivare a due miliardi, una classe media che si sta formando, un
territorio ricco di materie prime critiche strategiche, circa il 30% delle
riserve mondiali, il 60% delle terre arabili con esigenze di meccanizzazione”.
Tenendo conto di questi fattori è stato lanciato Misura Africa, il nuovo
strumento di finanza agevolata messo a disposizione in particolare delle PMI,
concesso ad un tasso dello 0,5% e con la possibilità di ottenere incentivi di
fondo perduto fino al 20% del finanziamento: “duecento milioni destinati alle
imprese che esportano verso il continente africano, importano materie prime o
hanno l’ambizione di sviluppare progettualità o insediamento sul territorio”.
La novità sta nell’estensione anche a tutte le imprese delle filiere produttive
non necessariamente esportatrici dirette. Gli investimenti riguardano gli
ambiti della sostenibilità e della digitalizzazione, con l’ulteriore
potenziamento dato dall’introduzione del sostegno alla formazione di mano
d’opera specializzata in Africa. Dal lancio del nuovo strumento finanziario, a
fine luglio, sono ad oggi 100 i progetti presentati dalle imprese.
“La Presidenza
italiana del G7 e il Piano Mattei hanno rappresentato un incredibile fattore di
accelerazione per il nostro impegno in Africa, portandoci a mobilitare risorse
senza precedenti per sostenere gli investimenti nel Continente a partire dai
Paesi prioritari del Piano”, ha dichiarato Laurent Franciosi, Responsabile
Sviluppo Mercati Internazionali, Cassa Depositi e Prestiti. “A settembre di
quest’anno l’impegno di CDP nell’Africa Subsahariana in ambito cooperazione e
finanza per lo sviluppo, ammontava ad oltre il 50% del portafoglio complessivo
del nostro impegno in ambito cooperazione”. Sul piano finanziario CDP agisce
con risorse proprie e gestendo fondi pubblici, come il Fondo Rotativo per la
Cooperazione allo Sviluppo di cui 2 miliardi e mezzo sono destinati al Piano
Mattei, e il Fondo italiano per il Clima di cui 3 miliardi sono destinati al
Piano Mattei”. Le priorità riguardano i settori dell’energia sostenibile e
rinnovabile, della transizione verso fonti rinnovabili; le infrastrutture resilienti;
la sicurezza alimentare e l’agricoltura sostenibile che aumentano la
produttività e la resilienza delle filiere alimentari. Laurent Franciosi ha
citato il caso di una linea di credito a valere sul Fondo Rotativo per la
Cooperazione in favore del Mozambico finalizzato alla creazione di un centro
agroalimentare che permetterà lo sviluppo di servizi di produzione, selezione,
trasformazione e commercializzazione dei prodotti. In merito all’aumento del
numero delle aziende nel continente africano, commenta “Questo incremento della
presenza italiana riflette la fiducia crescente nelle potenzialità dell’Africa
e la volontà di contribuire al suo sviluppo. L’Africa rappresenta anche una
opportunità di diversificazione strategica per le nostre imprese, soprattutto
in un contesto di crisi globali e tensioni geopolitiche”. È in fase di messa a
punto con la Struttura di Missione del Piano Mattei, il nuovo strumento
finanziario Plafond Africa assistito da garanzia dello Stato, ed è in corso di
realizzione anche un “ecosistema imprenditoriale locale robusto per favorire
l’accesso al credito, con una serie di programmi intermediati da soggetti
finanziari locali, da parte delle PMI locali con un focus sull’imprenditoria
femminile e giovanile. Abbiamo anche dei programmi di formazione come
Archipelagos che mira a migliorare le conoscenze di business e di accesso al
credito per le PMI dell’Africa. Questi sono programmi che CDP porta avanti in
quanto implementing partner della Commissione Europea”. Fa parte della
strategia di Cassa Depositi e Prestiti, come degli altri attori coinvolti nel
progetto Africa Champion Program, l’apertura degli uffici in loco. Dopo
quelle a Il Cairo, e a Rabat, nel 2025 ne sono previste altre a Nairobi e
nell’Africa Occidentale. Tra i nuovi strumenti del CDP a sostegno delle
imprese, si colloca la piattaforma digitale di Business Matching sviluppata con
MAECI e Simest, e con il supporto di tutti gli altri attori del Sistema, che
favorisce l’incontro tra aziende italiane e africane creando opportunità di
collaborazione e partnership. "Un approccio innovativo che dimostra quanto
le tecnologie possono giocare un ruolo cruciale nel rafforzare i rapporti
economici tra Italia e Africa contribuendo alla creazione di un ecosistema
sostenibile e resiliente”.
Crediti
foto: Sace.
Alessandro
Cugno, Direttore Ufficio Formazione alle Imprese Agenzia ICE, ha illustrato
l’impegno dell’Agenzia in Africa. È molto attiva sul piano fieristico,
organizza incaming nelle principali fiere italiane e anche collettive
all’estero, “aumentando l’allocazione finanziaria sulla promozione del
continente africano nello spirito del Piano Mattei”. ICE conta su una rete che
copre 26 Paesi africani con uffici che erogano servizi sia di carattere
digitale che personalizzato; organizza business forum: il prossimo in programma
sarà in Tanzania a febbraio 2025. “Riguardo alla formazione – dichiara -
organizziamo diverse attività in Africa come il Lab Innova For Africa
finalizzato alla formazione manageriale, ma anche tecnica di imprenditori
africani. Viene poi effettuata una selezione in base alla capacità di
internazionalizzazione e li portiamo in Italia organizzando dei tour che
partono dalle fiere più importanti e prevedono la visita a diversi distretti
industriali. Ci assumiamo molti dei costi. La formazione viene effettuata su un
grandissimo numero di settori tra cui, primo fra tutti, l’agribusiness legato
al raddoppio, entro il 2050, della popolazione africana, alla circostanza che
il continente africano ha il 60% delle terre del mondo ancora coltivabili, e al
fatto che il 42% della forza lavoro è impegnata nell’ambito dell’agricoltura.
Quindi un aumento esponenziale della produttività in questo settore in Africa,
oltre ad essere necessario per rispondere alla crescita di domanda che si
registrerà in futuro, lo sarà anche per migliorare il benessere economico di
tutti coloro che operano nel settore”.
Stanno
emergendo sempre più progettualità di imprese di medie piccole dimensioni con
nuove opportunità interessanti, ha fatto notare Letizia Pizzi, Direttore
Generale Confindustria Assafrica & Mediterraneo. Uno degli obiettivi,
sottolinea, è quello di cambiare la narrazione dell’Africa. “Il continente
africano è un continente di opportunità, dove ci relazioniamo con controparti
locali e istituzionali che sono assolutamente preparate e capaci di
relazionarsi e dialogare anche con imprese come quelle italiane che vantano
delle eccellenze da un punto di vista tecnologico”. “Abbiamo avviato un’azione
di raccolta e di messa a sistema di quelli che sono i progetti che le aziende
possono presentare, a fronte del panorama molto articolato di tutti gli
strumenti. Le nostre imprese sono attive in tutti i settori merceologici” Gli
“esempi di eccellenza importanti” riguardano gli ambiti della digitalizzazione
delle Amministrazioni pubbliche, della meccanizzazione agricola, dello
stoccaggio di sementi per la sicurezza alimentare, dei trasporti sostenibili,
delle energie rinnovabili, delle infrastrutture e costruzioni, delle tecnologie
innovative nel campo delle biomasse e dell’idrogeno. In ogni caso, specifica
Pizzi, “è fondamentale essere accompagnati. Non si va da soli. Ora c’è un
sistema strutturato che funziona, sempre più presente sul territorio”.
Il problema
“narrazione di un’Africa non realistica” è particolarmente sentito da Simone
Santi, Presidente della Câmara de Comércio Moçambique-Itália, che dal 1996 vive
in Mozambico, e che ha coordinato un gruppo di lavoro delle camere e delle
imprese presenti e operanti in Africa, e definito un documento inviato al
Governo, contribuendo così a fornire un quadro reale delle imprese che lavorano
sul territorio. In tal senso il Piano Mattei, a suo avviso, ha portato
già un primo successo in termini di visibilità e attenzione. Il Presidente ha
richiamato, dei ventuno progetti in corso, quello del centro agroalimentare in
Mozambico. “I pilastri” per il successo del Piano, afferma “sono la formazione
in quanto c’è una necessità di mano d’opera specializzata sia in Italia che
all’estero, l’industrializzazione e le infrastrutture, e l’utilizzo locale
delle risorse, in particolare del gas domestico”. Sulla formazione ritiene che
siano da valorizzare i tirocini formativi con il coinvolgimento delle
università, specialmente quelle cattoliche, che sono tecniche. Relativamente
all’industrializzazione e alle infrastrutture, “abbiamo una filiera importante
di grandi multinazionali ma soprattutto – ha dichiarato - abbiamo la
possibilità di farle interagire con le piccole e medie imprese italiane. I mega
progetti strutturali che sono portati da queste imprese che vincono i concorsi,
o fanno accordi con i governi, poi vengono messi a terra da una filiera di
piccole medie imprese. Noi pensiamo che questa sia la chiave vera del nostro
tessuto imprenditoriale e la nostra forza. Il fatto che l’Italia possa
diventare l’hub energetico dell’Europa, può avvenire attraverso il contributo
importante del continente africano. Una chiave importante pensiamo che sia
l’utilizzo delle risorse locali. Molto spesso le risorse, fossili, non fossili,
agricole, vengono esportate dall’Africa”. La valorizzazione delle risorse sul
Continente è una “chiave per un Piano Mattei”, in contrapposizione alla
“visione abbastanza predatoria” dell’Africa “non solo dal continente europeo ma
anche un po’ da tutti gli altri”. “Ci sono risorse naturali, minerali, l’acqua,
l’agricoltura, la pesca, le biomasse e soprattutto il gas domestico”. Sul fatto
che il gas sarà la fonte energetica principale nei prossimi decenni, ha
evidenziato che “se utilizziamo e massimizziamo la nostra capacità tecnologica
e di know how delle nostre imprese, sul gas sicuramente non perdiamo la
competitività di un tessuto imprenditoriale che ha investito negli ultimi 150
anni”. In base alla “giustizia climatica” che il Presidente Santi richiama,
essendo l’Africa un continente che non inquina, le sue risorse interne possono
essere utilizzate per il processo di industrializzazione, in cui possono essere
impiegate le tecnologie italiane. Sul ruolo delle Camere di Commercio in Africa
nell’implementazione del Piano Mattei, afferma: “Siamo di fatto l’ultimo miglio
delle attività commerciali e di investimenti. Possiamo dare un’assistenza
strategica e culturale. Sono 55 Afriche – considerando il Sahara Occidentale –
55 Paesi con 1800 lingue. In ognuno c’è una cultura di business differente. Gli
imprenditori che sono in loco, rappresentati dalla Camera di Commercio,
conoscono questa cultura imprenditoriale e possono trasferirla ai colleghi che
vogliono vendere o investire. Possiamo dare formazione e capacity building,
facilitare le partnership pubblico private, perché siamo riconosciuti dal
governo locale come un’entità locale, possiamo creare le connessioni tra i mega
progetti e le filiere delle piccole medie imprese. Abbiamo un’interazione
continua con le associazioni locali. Organizziamo missioni con la
collaborazione del Sistema Italia”.
Crediti foto:
Sace.
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