Una tromba d'aria, un tornado, quasi un tifone tropicale: un evento meteo eccezionale quello che si è verificato la sera di sabato 1 agosto a Firenze, in una zona ristretta della città, la parte Sud, nei quartieri di Varlungo, Bellariva, Gavinana, e nel comune periferico di Bagno a Ripoli. Già a pochissimi chilometri, se non centinaia di metri di distanza, nel centro storico, la tempesta è stata un semplice temporale, sia pure violentissimo. Se nella zona interessata - caduti 35 mm di poggia in 40 minuti - si non registrati allagamenti e anche danni a tetti e, in casi sporadici, ad abitazioni, quella che spicca nella sorta di 'bollettino di guerra' delle ore e dei giorni successivi è il numero di alberi abbattuti, distrutti o schiantati al suolo, che a loro volta hanno creato enormi danni, travolgendo strutture o autoveicoli. Circa 300 gli alberi schiantati dalla tromba d'aria: un numero ancora più elevato se si considera, appunto, la zona ristretto interessata da quello che si può legittimamente definire l'occhio del ciclone. E ora a Firenze ci si interroga sul perché di questa moria di alberi. Tra l'altro un fatto simile era accaduto pochi mesi fa durante un uragano che aveva fatto danni quasi solo agli alberi senza danneggiare, se non per la caduta di piante, né un edificio né una vetrata. Se è vero - come fanno notare i climatologi - che tempeste con un vento così forte sono nuove per il nostro Paese, e quindi non si possono fare raffronti con quanto accadeva in passato, con gli uragani cui eravamo abituati, è vero anche che - come affermano i botanici - non è normale che in un viale o in una piazzale dove si trovano 30 alberi secolari e di alto fusto, ne crollino 10-15. Colpa dell'inquinamento? Possibile. Un'altra motivazione viene indicata da Confagricoltura, in particolare da Francesco Mati, presidente della Federazione florovivaistica nazionale, che parla di "tragedia annunciata". “Le cadute degli alberi possono essere prevenute - per Mati - con una seria programmazione di riqualificazione del patrimonio verde pubblico" stradale. Una programmazione, che avviene in quasi tutti i Paesi europei”. Secondo Mati, “gli alberi urbani devono essere sostituiti ogni 50 anni altrimenti diventano pericolosi. Di fronte all’evidenza di eventi rischiosi che si ripeteranno", le amministrazioni comunali devono avere il coraggio di abbattere questi alberi (piantandone di nuovi). Non si può ostacolarne l’abbattimento per questioni nostalgiche". In effetti, molti degli alberi atterrati mostravano, alla vista, una volta caduti, radici deboli, o con segno di attacco da parte di agenti patogeni.
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