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30 dic 2015

Messico. In una delle più attrattive economie del mondo, nuove opportunità per le aziende italiane

Messico. In una delle più attrattive economie del mondo, nuove opportunità per le aziende italiane

Autore: Rita Sanvincenti / mercoledì 30 dicembre 2015 / Categorie: Attualità, Business Internazionali, Italia, Lazio, Messico / Vota questo articolo:
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“Le riforme strutturali in Messico e la liberalizzazione dei settori energia e telecomunicazioni. Nuove opportunità per le aziende italiane”. Questo il titolo del seminario che si è tenuto nella sede di Unindustria Roma, realizzato dal prestigioso Studio legale Noriega y Escobedo di Città del Messico, con la collaborazione dell’Unione degli Industriali e delle Imprese di Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo.
Secondo i dati riportati nel suo intervento introduttivo da Attilio Tranquilli, Vicario del Presidente di Unindustria, “La presenza delle imprese italiane nel mercato messicano è aumentata del 20% nel primo semestre del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014”,
Un interesse tendenzialmente in forte crescita, quello verso il Messico, determinato da molteplici fattori: economici, in primo luogo, ma anche geografici, strategicamente vantaggiosi che il Ministro Gabriel Rosenzweig, Incaricato d’affari a.i. dell’Ambasciata del Messico in Italia, ha illustrato nella sua relazione: “il Messico è situato vicino all’economia più grande del mondo, gli Stati Uniti d’America, a metà strada tra l’Europa e la regione Asia-Pacifico, che è diventata, da qualche tempo a questa parte, il motore dell’economia mondiale. L’economia messicana cresce in maniera costante da diversi anni ad un ritmo del 3% annuo e con stabilità macroeconomica. L’inflazione si è stabilizzata intorno al 3% e, verso la metà del 2015, le riserve internazionali hanno raggiunto la cifra record di quasi 170.000 milioni di dollari, paragonabili ad oltre il doppio del debito esterno del Governo federale”. Il Messico – ha proseguito il Ministro Rosenzweig – “con una popolazione di 120 milioni di abitanti è il secondo Paese più popolato dell’America latina dopo il Brasile, con un’età media di 26 anni ed un potere d’acquisto in crescita”. È un Paese giovane con popolazione economicamente attiva di oltre 54 milioni che nel 2030 oltrepasserà il tetto dei 60. Anche la qualità della forza lavorativa è in crescita: ogni anno – ha continuato il Ministro - si laureano 115 mila ingegneri. Uno dei punti di forza dell’economia messicana è data dalla rete di trattati di libero scambio, avviata vent’anni fa, che l’hanno resa una delle più aperte del pianeta: “oltre ad avere firmato il trattato di libero scambio con l’America del Nord, che ha creato il blocco economico più grande al mondo – sottolinea Rosenzweig - il Messico ha sottoscritto 12 trattati di libero scambio che concedono accesso preferenziale verso 44 Paesi la cui produzione rappresenta oltre il 60% del Pil mondiale. Tra questi si annovera il recentemente concluso accordo di associazione transpacifica meglio conosciuto con la sigla TPP (Trans-Pacific Partnership)”.
Il programma di riforme strutturali attualmente messo in atto dal governo guidato dal Presidente Enrique Peña Nieto, ha generato nuove opportunità per gli investitori messicani e stranieri. “La riforma del settore energetico – spiega il Ministro - ha messo fine al monopolio esercitato dallo Stato messicano per oltre settanta anni, nell’esplorazione, nello sfruttamento, nella produzione, nello stoccaggio, nella distribuzione di idrocarburi e di prodotti petroliferi e nella produzione e distribuzione di energia elettrica”. Ha inoltre aggiunto: “In questo contesto vorrei esprimere la soddisfazione del governo del Messico per la incrementata presenza di aziende italiane in questi settori”.
Il Ministro non ha mancato di sottolineare la grande stabilità politica del Paese, per concludere infine ricordando la naturale simpatia dei messicani per l’Italia e l’interesse per tutto ciò che include la sua cultura e i suoi prodotti, che contribuiscono a creare “un’atmosfera più favorevole per lo sviluppo degli affari”.

Sergio Olivar, Responsabile Infrastrutture ed Energia, e Alejandra Olay, Responsabile Italian Desk dello Studio Legale Noriega y Escobedo, leader in Messico, altamente specializzato e qualificato in tutti i campi del Diritto incluso quello Internazionale, hanno illustrato le migliori opportunità per le imprese italiane nel mercato messicano. Opportunità che, come è stato sottolineato, devono essere individuate e sviluppate con un adeguato sostegno legale e commerciale.
È uno dei Paesi con più megadiversità al mondo, il Messico, con la sua straordinaria varietà di climi e microclimi, in grado, quindi, di offrire la possibilità, come ha spiegato Alejandra Olay, di sfruttamento di diversi tipi di energie e di risorse naturali: “il Messico è un Paese ricco. Il suo Pil, secondo il Fondo Monetario Internazionale, è superiore a quello dell’Arabia Saudita e gli investimenti dall’estero risultano in crescita. Secondo la Banca Mondiale il Messico si trova in 38esima posizione (su 189 Paesi) a livello di competitività e di attrazione degli investimenti, superiore alla Russia (51esima posizione), alla Cina (84esima), al Brasile (116esima) e all’India (13esima), risultando così uno dei Paesi più importanti nel quale andare ad investire.
“Il nostro Paese – ha continuato - possiede un’ampia disponibilità di risorse per le energie rinnovabili, eolica, solare, idroelettrica, geotermica, il cui mercato è in crescita, mentre quello di oil e gas continua comunque a mantenersi importante. Un elemento determinante – ha continuato la responsabile dell’Italian Desk di Noriega y Escobedo - è dato dal fatto che le riforme strutturali hanno stabilito delle regole chiare per modificare la mappatura dei players nel mercato. (…) Enel, ad esempio, è già in Messico. La banca cinese più importante al mondo, ICBC (3.4 bilioni di dollari di attivo e 5.4 milioni di clienti corporativi), ha già aperto la sua prima succursale ed è alla ricerca di progetti nel settore delle infrastrutture e dell’energia. Il Messico sta diventando un Paese estremamente attrattivo sul quale sicuramente si appoggeranno tante economie al mondo”.
Tra le riforme strutturali messicane di cui Sergio Olivar ha evidenziato le caratteristiche più interessanti, quelle che riguardano le telecomunicazioni e l’energia hanno segnato una tappa fondamentale e decisiva nell’economia del Messico, consentendo la partecipazione di capitali stranieri – prima non ammessa - fino al 100%.

Anche il settore riguardante l’esplorazione e l’estrazione di petrolio ed idrocarburi, prima monopolio di Stato, è ora accessibile ai privati.
“Le aspettative, a seguito della riforma, sono quelle di una tasso di crescita del prodotto interno lordo del 2.4%”, ha annunciato Olivar. “Si producevano 2.1 milioni di barili al giorno; l’incremento previsto grazie alla riforma porterà, nel 2040, a 3.7 milioni di barili.
Alle gare di appalto del 2015 riguardanti la filiera oil and gas, per l’esplorazione del petrolio nelle acque superficiali, per i contratti di estrazione, hanno partecipato soggetti quali Talos Energy LLC, Statoil E&P México, ONGC, Casa Exploration, Eni International.
Le nuove compagnie daranno vita ad una nuova filiera importantissima anche per le imprese italiane. Il Governo ha annunciato diversi progetti che riguardano il settore oil and gas. Uno dei più interssanti è il progetto Golfo Centro per la fornitura di benzina che prevede due posizioni di scarico a Tuxpan che si collegheranno ad un sistema di polidotti di 318 km di lunghezza fino al nuovo Terminal di stoccaggio e distribuzione che avrà la capacità di circa 300.000 barili. In seguito verrà costruita una centrale di stoccaggio e pompaggio Arco Norte che avrà la capacità di 750.000 barili. Sarà un’operazione strategicamente molto importante per Pemex, che comporterà anche un notevole investimento nelle raffinerie di Hidalgo e Guanajuato.

Un’altra opportunità per gli investimenti stranieri ed in particolare per le imprese italiane in Messico, è quella data dai nuovi bandi emessi dal Ministero dell’Energia, relativi a 13 progetti che riguardano lo stoccaggio e il trasporto di gas naturali che fanno parte del Programma quinquennale di trasporto e stoccaggio di gas naturale 2015-2019. Questo programma intende raddoppiare la capacità del sistema nazionale di gasdotti che dovranno trasportare il gas anche dagli Stati Uniti, attraversando gran parte della Repubblica messicana attraverso gli Stati di Aguascalientes, Chiapas, Chihuahua, Durango, Guerrero, Nuevo Lèon, Hidalgo, Jalisco, Michoacàn, Oaxaca, Puebla, San Luis Potosì, Sonora, Tamaulipas, Veracruz, Zacatecas.

Non meno interessante per gli investimenti è il settore delle energie rinnovabili: il potenziale di generazione da queste fonti, come ha spiegato Alejandra Olaj, ammonta, in Messico, a 57.100 MW, corrispondenti a 44 miliardi di dollari.
La domanda è in crescita ed è stimata tra 20/30.000 MW nei prossimi dieci anni, mentre adesso soltanto il 5% proviene da energie rinnovabili. Il Paese, in questa fase di riconversione industriale, di costruzione di nuovi centri abitativi, di parchi industriali, vedrà aumentare la necessità di energia che sarà inarrestabile anche in conseguenza dei tanti investimenti dall’estero. L’impegno del governo federale è quello di riconvertire il mercato: nel 2026, del 100% della domanda energetica, il 35% dovrà provenire da fonti rinnovabili.
Per quanto riguarda, ad esempio, l’energia solare, il Messico si colloca al terzo posto nel mondo e alcuni punti del territorio nazionale risultano particolarmente vantaggiosi per l’irradiazione. È stata quindi ricavata una mappatura del territorio nazionale che fornisce le esatte coordinate di questi punti, con le caratteristiche tecniche di irradiazione oltre ad indicare chi, al momento, sta producendo questa energia - se la commissione federale dell’elettricità, se soggetti privati - come pure a quanto ammonta il totale dei MW: informazioni preziose e determinanti per l’impresa che deve conoscere il potenziale di sviluppo.

Anche il mercato delle telecomunicazioni, molto sviluppato in Messico, è estremamente attrattivo. Dal 1985, ha ricordato Sergio Olivar, sono stati messi in orbita 5 satelliti messicani ed il mercato della telefonia mobile è attualmente valutato 25 miliardi di dollari. Oggi le linee cellulari attive in Messico sono circa 102 milioni con un livello di penetrazione della banda larga del 44%: i principali mercati interni sono Città del Messico, Guadalajara e Monterrey.
È stimato tra i 7 e i 10 miliardi di dollari il nuovo progetto di “rete condivisa”, ovvero una grande rete per tutti gli operatori  presenti in Messico. È prevista una gara di appalto internazionale, per la realizzazione del design, della costruzione, dello sfruttamento, della manutenzione, e della commercializzazione dei servizi di questa rete condivisa. Il vincitore della gara otterrà la concessione all’uso commerciale della rete condivisa che utilizzerà 90 MHZ della banda dei 700 MHZ per tutta la Repubblica messicana.
Uno dei fattori più interessanti di questo progetto, è che questo servizio sarà fornito ai principali operatori del Messico quali Telmex/Telcel, Telefònica Moviles, ATT.
Entro il primo quadrimestre del 2016 il Ministero delle Telecomunicazioni riceverà le proposte e, dopo averle analizzate, dichiarerà il consorzio vincitore. Alla fine dell’anno è previsto l’inizio della costruzione della rete, con l’obiettivo di ottenerne l’operatività in tutto il Messico nel 2018.
Da considerare, come spiega Alejandra Olay, l’opportunità che i privati hanno, anziché aspettare il bando della gara di appalto, di presentare un progetto infrastrutturale al Governo che lo analizzerà e potrà qualificarlo come interessante. In questo caso potrà assegnare direttamente il contratto al proponente, oppure, in alternativa, bandire la gara, concedendo un vantaggio al proponente stesso. È uno dei casi di cui si è occupato lo Studio Noriega y Escobedo che ha utilizzato questo strumento legale rappresentando un consorzio: gran parte della recitazione della gara di appalto è stata redatta con il materiale e della proposta presentata dal loro cliente.

Ad incoraggiare gli investimenti contribuisce il sistema burocratico. In Messico, infatti, è possibile creare una società in appena sei giorni, cioè quelli necessari ad espletare le pratiche burocratiche indispensabili perché l’impresa possa iniziare ad operare: il Governo dà la possibilità di programmare le altre nei mesi successivi.
Per quanto riguarda l’ordinamento giuridico, che Alejandra Olaj definisce: ‘figlio del diritto romano’, per effetto della posizione geopolitica del Messico, degli scambi commerciali con l’America del Nord, il sistema si è evoluto diventando molto dinamico e molto aperto, riflesso dell’economia che si sta evolvendo”.
“Il Ministero degli Affari Esteri ha inoltre raggiunto accordi di protezione per gli investitori. Se un investitore ha dei problemi in Messico – ha proseguito Olaj - si può rivolgere al potere giudiziario tradizionale oppure può sollecitare un arbitrato per risolvere le controversie più rapidamente. Inoltre la Corte Suprema di Giustizia ha stabilito il primato dei trattati internazionali ai quali l’imprenditore può far riferimento. Il trattato internazionale che il Messico ha sottoscritto con l’Italia, viene applicato nel caso in cui la legge federale si trovi in opposizione ad esso”.
Anche il mercato del lavoro offre molteplici vantaggi: il basso costo della mano d’opera (inferiore a quello della Polonia e della Repubblica Ceca), disponibile in larga misura soprattutto vicino ai centri industriali; limitazioni al diritto allo sciopero (non può avvenire in qualsiasi momento e bloccare la produzione); presenza di una figura denominata “dipendente di fiducia”, all’interno dell’azienda, come ad esempio un amministratore o un dirigente. Chi svolge questo ruolo è sottoposto a periodi di prova e può essere licenziato da parte dell’imprenditore, a causa della “perdita di fiducia”, come previsto dalla legge, senza ulteriori motivazioni. Questo fa sì che il rapporto di lavoro sia molto flessibile. Le ferie in Messico, dopo il primo anno di lavoro, ammontano a sei giorni, ai quali ne vengono aggiunti due per ognuno dei tre anni successivi; dopodiché, ogni cinque anni, si sommano due giorni di ferie. Le ferie sono retribuite con un ulteriore 25% per ogni giorno goduto, mentre a Natale si ha una gratifica pari a 15 giorni di stipendio mensile. Vi sono poi altri benefici, non obbligatori ma che generalmente gli imprenditori assicurano ai lavoratori, come i buoni pasto, l’assicurazione medica, i bonus di produttività.

Le tipologie di internazionalizzazione dell’impresa sono molteplici: può essere stipulato un contratto con un ente locale: di distribuzione, di agenzia, di franchising; oppure, se l’obiettivo è quello di operare direttamente in Messico, è possibile costituire una società di diritto messicano. In questo caso, per la sua costituzione, sono necessari almeno due soci, poiché in Messico non esistono le società unipersonali, ma la legge consente ad un socio il possesso anche del solo 1% di quote.
Può essere creata una società anonima di capitale variabile S.A. de C.V., per la quale, in caso di aumento o diminuzione di capitale, non è richiesta una modifica dell’atto costitutivo o dello statuto.
È possibile fondare anche una società a responsabilità limitata, così come in Italia, con la differenza che in Messico non è richiesto un capitale minimo.
La SAPI (Sociedad Anònima Promotora de Inversion), invece, si attiene volontariamente alla Legge del mercato dei valori (LMV) e raccoglie partecipazioni di privati allo scopo di sviluppare un investimento comune beneficiando equamente dei risultati dello stesso.
Un’altra tipologia d’internazionalizzazione che può dare ottimi risultati, come accade già a molte aziende italiane, è quella di creare una joint venture, sia essa di alleanza strategica, di coinvestimento, o contrattuale.
La creazione di una succursale da parte di un’impresa straniera può essere un’altra possibilità, mentre l’Ufficio di Rappresentanza, al quale l’impresa può ricorrere per intraprendere un percorso d’internazionalizzazione, ha la funzione di preparare la penetrazione del mercato, concentrandosi – ha spigato la Alejandra Olaj - nelle attività promozionali, pubblicitarie, di raccolta informazioni, di ricerca clienti.

Sulle implicazioni fiscali che interessano le imprese italiane che intendono operare in Messico, è intervenuto Emiliano Zanotti, Partner di Ernst&Young Roma. “Questo è il periodo dell’internazionalizzazione anche in Italia”, ha ricordato. “Sotto il profilo fiscale stiamo vivendo un periodo di riforma: nel 2014 è stata emanata un’importante legge delega alla quale seguirà una serie di decreti come ad esempio, ‘Crescita delle imprese e internazionalizzazione’ che risale ad agosto 2015”. “Tra l’altro – ha proseguito – è stata introdotta la possibilità – veramente rivoluzionaria – per le sedi secondarie che sono all’estero di essere escluse dalla tassazione in Italia”. Nell’intraprendere un investimento all’estero occorre considerare attentamente l’impatto dei costi, così come i fattori deducibili, il trattamento dei dividendi, i vantaggi dati dalle diverse tipologie di internazionalizzazione cercando sempre di limitare l’ammontare di ritenute alla fonte. Il Messico, come ogni Paese, tende ad applicare trattenute ai flussi di rimpatrio di reddito o di forme di remunerazione dell’investimento che possano avvenire anche sotto forme di royalty, di canone o interessi. Contro la doppia imposizione sono comunque applicabili i trattati internazionali se risultano più favorevoli.
Zanotti ha affrontato, nello specifico, le diverse problematiche relative all’imposta societaria che attualmente in Messico ha raggiunto il 30% a fronte del nostro 27,5% (che entro il 2017 dovrebbe forse scendere al 24%). Tuttavia, per valutare correttamente un investimento, sono opportune molte altre considerazioni, ad esempio sull'intero contesto economico, sul  risparmio fiscale legato ai costi deducibili, sulle pianificazioni possibili”.

Tra i dettagliati esempi di pianificazione fiscale da parte delle imprese italiane che operano in Messico e le diverse tipologie di investimento, Zanotti ha ricordato la maquiladora. Come è noto essa riguarda le attività manifatturiere e consiste nella delocalizzazione dei processi di produzione “sulla base di contratti che prevedono che l’imprenditore principale, la società italiana proprietaria del business, si accolli il rischio e quindi la maggior parte del reddito tassabile, mentre la società messicana, che potrà essere una società terza o del gruppo, è un mero esecutore di direttive e di specifiche per la produzione di beni. Sulla base di questa struttura l’impatto fiscale in Messico è minimo sia dal punto di vista delle imposte dirette che da quello delle imposte indirette, dazi doganali ecc..

Un altro elemento della riforma fiscale, messo in evidenza da Zanotti è il regime del patent box: “permette di abbattere del 50%, in Italia, i redditi che derivano dallo sfruttamento di proprietà intellettuali come un software dato in licenza. Quindi, in Italia, non soltanto la ritenuta messicana sarà pienamente recuperabile, ma anche il reddito potrà beneficiare del 50% di esenzione, perché si entra in questa specifica tipologia di reddito legato direttamente allo sfruttamento di un bene intangibile. La volontà del governo italiano e quella di incoraggiare le società italiane a trattenere in Italia i beni intangibili e a non spostarli all’estero”.


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