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22 ott 2019

Luca Parmitano entrerà in collegamento con l’I.T.I.S. Galilei di Carrara

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Eccezionale collegamento degli studenti dell’Istituto di Carrara con l’astronauta italiano in missione sulla Stazione Spaziale Internazionale a 400 km dalla Terra.
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20 ott 2019

Cattivi, cattivissimi e bastardi nel teatro di Shakespeare, in scena al Persio Flacco

Cattivi, cattivissimi e bastardi nel teatro di Shakespeare, in scena al Persio Flacco
Cloris Brosca, a Volterra, è protagonista, con Simone Migliorini, dello spettacolo di Lunari. A conclusione della serata un incontro con il pubblico.
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30 set 2019

Faust, la lotta infinita fra bene e male

Faust, la lotta infinita fra bene e male
L’opera di Marlowe in “prima assoluta“ al Festival Internazionale di Volterra.
Autore: Anonym
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27 set 2019

L’attualità dell’Europa, di un “Mediterraneo che ha più scogli che morti”. Questo nella regia di Hesperios firmata da Aurelio Gatti.

L’attualità dell’Europa, di un “Mediterraneo che ha più scogli che morti”. Questo nella regia di Hesperios firmata da Aurelio Gatti.
Il grande regista e coreografo, fondatore dei Teatri di Pietra, ha portato in scena al Teatro Romano di Volterra, l’opera teatrale di Pallotta, con la “giovane Europa” e con il coro che invita alla riflessione sull’Occidente di oggi.
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26 set 2019

A Volterra il Persio Flacco si prepara a festeggiare il bicentenario

A Volterra il Persio Flacco si prepara a festeggiare il bicentenario
Simone Migliorini, fondatore del Festival Internazionale Teatro Romano Volterra, ricostruisce e ripercorre la storia dell’antico teatro della città nella quale ebbe subito un ruolo centrale.
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14 set 2019

Dalle origini al futuro dell’Europa: dall’opera di Fabio Pallotta allo spettacolo di Aurelio Gatti, l’analisi del presente

Dalle origini al futuro dell’Europa: dall’opera di Fabio Pallotta allo spettacolo di Aurelio Gatti, l’analisi del presente
I fenomeni migratori e le trasformazioni culturali del passato nelle cronache di oggi.
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Dimmi Tiresia, al Teatro Romano di Volterra

Dimmi Tiresia, al Teatro Romano di Volterra

Luisa Stagni, drammaturga, regista, interprete, porta in scena il mito dell’indovino, nella “contemporaneità diventata il luogo dell’astratto (…)”.

Autore: Redazione Aurora/sabato 18 luglio 2020/Categorie: Attualità, Teatro, Italia, Toscana

Dimmi Tiresia, con Luisa Stagni che cura anche la regia, Luca Piomponi, Lucrezia Serafini, con Ensemble vocale Ottava giusta - Alessandra Corso, Laura Felice, Marina Madeddu, Carla Tavares -  composizioni vocali Arman Azemoon, prodotto da Opera Decima, andrà in scena domani, domenica 19 luglio, ore 21:30 sul palco del Teatro Romano, nel programma del Festival Internazionale Teatro Romano Volterra. Dimmi Tiresia, scrittura teatrale inedita di Luisa Stagni (attrice, regista e drammaturga) nasce nel 2015, come lirica dell’ascolto: l’autrice, resa cieca da una malattia, approfondisce e concentra la sua ricerca sulla percezione, sensoriale e relazionale, come metodo e formazione dell’attore. Dopo CieKaPuk e Via Calafrutti 30, con Dimmi Tiresia la cecità non è più uno status di menomazione, ma la condizione - quasi necessaria – per la conoscenza. La leggenda dell’indovino suo malgrado, che si trasformò in donna per poi, passati sette anni, tornare nuovamente ad essere uomo e successivamente, per un parere non gradito a Hera fu accecato (altri attribuiscono il fatto ad Atena) e in parte compensato da Zeus con la preveggenza e il dono di vivere sette generazioni, è la narrazione antica, il tramite necessario per irrompere nel contemporaneo. Quel Tiresia del mito, interpellato da re ed eroi, da tutti chiamato per rispondere su un futuro da ognuno disatteso, testimone di vicende tanto sconvolgenti quanto prevedibili e preannunciate, l’uomo stremato dall’insistente domanda: “dimmi Tiresia, dimmi…”, forse – oggi - non serve più. La contemporaneità è diventata il luogo dell’astratto, dell’immediato scisso da ogni legame con se stessi e con la comunità, distante tanto da un passato condiviso come da un futuro. Il naturale fondamento dell’umanità – la relazione – muore per l’indifferenza di scelte e visioni. Il futuro diviene pura espressione verbale mentre – per esistere – esigerebbe un presente nella sua piena vitalità emotiva e razionale. L’assenza di futuro è il nichilismo dell’assoluto presente. Con la resa di ogni desiderio, quesito, aspirazione ad un presente onnivoro e consumato, il futuro è divorato e Tiresia definitivamente silenziato.Questi e altri pensieri attraversano il nostro Tiresia, un omino in nero, quasi un Charlot, incastonato in un vecchio coro ligneo. Ai lati una donna e un uomo, giovani, quasi novizi di un rito arcaico, danzano quella giovinezza ambivalente di un Tiresia ancora vedente … poi il coro testimone, umanità questuante… tutto questo per una messinscena in teatrodanza.

 

 




 

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