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19 Aug 2020

La “Clitennestra” di Alma Daddario in scena al Parco archeologico Lilibeo

La “Clitennestra” di Alma Daddario in scena al Parco archeologico Lilibeo

“(…) denuncia l’ottusa arretratezza di una società patriarcale che relega la donna a passivo oggetto di scambio, contesa e bottino. Sono passati millenni, ma pare che il mito abbia scritto il nostro presente, oltre ad aver raccontato il passato”.

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18 Aug 2020

Le “Nuove leggi dell’universo” secondo il Prof. Guido Tonelli, al Teatro Romano di Volterra

Le “Nuove leggi dell’universo” secondo il Prof. Guido Tonelli, al Teatro Romano di Volterra

Nell’ambito della rassegna Rigenerare Umanità, è in programma venerdì 21 la conferenza che chiude il cartellone del Festival Internazionale.

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14 Aug 2020

“L’uomo dal fiore in bocca”, successo strepitoso per lo spettacolo con la regia di Simone Migliorini. Sul palco per i saluti finali anche il Sindaco, e i Presidenti di Fondazione e Banca CR Volterra

“L’uomo dal fiore in bocca”, successo strepitoso per lo spettacolo con la regia di Simone Migliorini. Sul palco per i saluti finali anche il Sindaco, e i Presidenti di Fondazione e Banca CR Volterra

A conclusione della diciottesima edizione del Festival Internazionale, numero record di spettatori, moltissimi dei quali dal Nord Europa.

 

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11 Aug 2020

L’uomo dal fiore in bocca con Simone Migliorini sulla scena del Teatro Romano

L’uomo dal fiore in bocca con Simone Migliorini sulla scena del Teatro Romano

Lo spettacolo in Prima nazionale conclude la diciottesima edizione del Festival Internazionale.  

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6 Aug 2020

Edoardo Siravo, dopo il Premio Flaiano alla Carriera 2020, in prima nazionale a Volterra con “Prometeo”

Edoardo Siravo, dopo il Premio Flaiano alla Carriera 2020, in prima nazionale a Volterra con “Prometeo”

Al Teatro Romano con Siravo, la figlia Silvia, Ruben Rigillo, Gabriella Casali, Alessandro D’Ambrosi, lo spettacolo tratto dalla tragedia di Eschilo, con la regia di Patrick Rossi Gastaldi.

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29 Jul 2020

L’impegno dell’Istituto Fanfani, leader nella diagnostica medica, nell'emergenza Covid-19

L’impegno dell’Istituto Fanfani, leader nella diagnostica medica, nell'emergenza Covid-19

Fondato nel 1954 dal Prof. Manfredo Fanfani, l’Istituto che porta il suo nome, guidato adesso dai figli Fabio e Stefania, è sempre stato all’avanguardia nella diagnostica e nella ricerca di apparecchi di estrema precisione per l’applicazione di tecniche di sempre minore invasività e rischi per il paziente.

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È stata inaugurata a Palermo la mostra “Franco Barbagallo, Globetrotting 1983-2013, Immagini e parole”. Resterà aperta fino al 30 aprile 2024 Monday, April 8, 20240

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La narrazione visiva di trent’anni di viaggi e di incredibili emozioni vissute ed immortalate dal celebre fotoreporter, è ora ...

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Un viaggio emozionale, un’esperienza unica attraverso la mostra antologica “Franco Barbagallo, Globetrotting 1983-2013, Immagini e ...

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Alla conferenza stampa di presentazione, nel Media Center Sassoli di Palazzo del Pegaso, sede del Consiglio Regionale della Toscana, hanno ...

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La regata è riservata alle classi monotipo del cantiere Nautor, i ClubSwan 50, ClubSwan 42 e ClubSwan 36

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L’evento si svolgerà presso il Centro Commerciale Belicittà il 31 maggio 2023 (ore 10:30) alla presenza del Questore di ...

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Tra gli appuntamenti di maggiore interesse della tre giorni di Marsala, la Tavola rotonda “Istituzioni, enti di controllo e scienza a ...

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Fulcro di MWF è “Incoming and B2B with international buyers” organizzato da Sicindustria con Enterprise Europe Network per ...

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Nell’ambito di Chimali 2023, dal 29-31 maggio 2023 a Marsala, verrà consegnato il prestigioso riconoscimento istituito per ...

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30 Sep 2019

Faust, la lotta infinita fra bene e male

Faust, la lotta infinita fra bene e male

Author: Anonym / Monday, September 30, 2019 / Categories: News, Teatro, Italia, Toscana / Rate this article:
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LA TRAGICA STORIA DEL DOTTOR FAUST di Christopher Marlowe. Traduzione in versi di Rodolfo Wilcock. Costumi di Annalisa Di Piero. Musiche di Francesco Verdinelli. Con Edoardo Siravo, Antonio Salines, Francesca Bianco, Fabrizio Bordignon, Gabriella Casali, Giuseppe Cattani, Germano Rubbi, Roberto Tesconi, Anna Paola Vellaccio. Regia di Carlo Emilio Lerici. 1 Agosto 2019 Festival Internazionale Teatro Romano. Volterra


Rispetto alla potenza e alla bellezza del testo di Marlowe sono state molto rare le rappresentazioni in Italia di una tragedia elisabettiana in versi che, rispetto ai drammi shakespeariani, pone enormi problemi di traduzione dal punto di vista linguistico, della forma teatrale, spesso della stessa attribuzione di battute ai personaggi nonché, direi soprattutto, di quel tessuto “non verbale” dove risiede prevalentemente la sostanza stessa di una struttura testuale così riccamente codificata. Anche il tema trattato per essere condiviso da uno spettatore/lettore contemporaneo necessita di un contesto culturale e sociale, storico e geografico troppo specifico e limitato nel tempo per valere ancora oggi come spia di qualcosa che ci possa ancora riguardare. Senza contare che, con una piccola variazione del tema, Goethe qualche secolo dopo (1831) ha scritto quel capolavoro di “poema drammatico” in cui una storia d’amore incrociava il bisogno di Assoluto e quella sete di conoscenza indissolubilmente legate all’animo umano e al suo destino sulla Terra in ogni tempo, futuro compreso. Così che The Tragical History of Doctor Faustus (1587) è rimasta soltanto un’opera molto problematica da mettere in scena, interessante quindi qualsiasi tentativo ci sia stato di misurarsi sul piano scenico ad un suo plausibile allestimento, tenendo anche conto del numero enorme dei personaggi e dei loro eventuali interpreti (24 dramatis personae). In effetti gli spettacoli più importanti e significativi sono stati quelli che hanno “adattato” il testo originale alle particolari idee di teatro dei nuovi autori della scena contemporanea: il regista e l’attore. È stato il caso di J. Grotowski nella sua edizione del 1962, e dell’originale “scrittura di scena”, una vera e propria “partitura drammatica”, scritta da Aldo Trionfo e Lorenzo Salveti Faust Marlowe–Burlesque (1976), con Carmelo Bene e Franco Branciaroli, ripreso di recente da Massimo Di Michele e Federica Rosellini (2014); mentre realizzazioni più vicine al testo originale sono state il film televisivo di Leandro Castellani con Tino Buazzelli (Faust) e Antonio Salines (Mefistofele) (1978), e infine, l’adattamento e regia di Flavio Ambrosini per il Teatro Stabile di Torino, Doctor Faust (1982), con Roberto Herlitzka e Alessandro Haber, protagonisti principali in una versione in cui come sostiene Roberto Alonge, “il nesso che unisce Mefistofele a Faust non è affatto quello da servo a padrone bensì quello di compagno di vita”. E infine Faust ovvero Arricogghiti u filu di Vincenzo Pirrotta (2018). Di tutte le possibili “messe in scena” il regista Carlo Emilio Lerici punta soprattutto sulla versione “in versi” curata da Rodolfo Wilcok nel 1966 da cui tuttavia non ricava il massimo di potenzialità teatrale dal blank verse originale (un pentametro giambico non rimato) che in questo ultimo allestimento scenico dell’opera si traduce in una forma di prosa drammatizzata molto esteriorizzata che permette ad Antonio Salines a quasi quarant’anni di distanza dalla sua prima volta in questa parte di regalarci una interpretazione fatta di sottintesi, sfumature, obliquità comportamentali, trame nascoste, e a Edoardo Siravo di imporre sulla scena la natura nobile e volgare, mai prepotente, ambiziosa e saggia, mai spinta verso la follia, del suo Faust, forse spinto sempre alla costante ricerca di una innocenza perduta. Affida la parte del Coro ad una sola attrice (una solida e disinvolta Francesca Bianco) non estraniandola dall’azione tragica, assegnandole la funzione di narratrice epica, in senso brechtiano, dei vari eventi che si susseguono come nei morality plays elisabettiani, mentre Anna Paola Vellaccio si disegna varie parti, ambigue e seduttive, ove disinvoltamente divertite. Agli altri attori l’onere di più ruoli, anche fra di loro contraddittori, che risolvono con destrezza scenica. Le psicologie dei vari personaggi sembrano inseguirsi senza una precisa meta, in una azione drammatica sostanzialmente bloccata dai contrasti personali e dalle parole che i personaggi si scambiano, con forza o in maniera colloquiale. Tuttavia la rappresentazione, intervallata da musiche rock composte appositamente da Francesco Verdinelli, con i costumi ideati da Annalisa Di Piero, fra Ottocento e tardo Medio Evo, non riesce a liberarsi dal suo carattere di “dramma intimo” strindberghiano, “da camera” (seppur visto all’aperto nella splendida cornice del Teatro Romano di Volterra), a cui lo spettacolo sembra, alla fine, forse involontariamente, tendere.



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