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23 lug 2013

Vito Damiano, il Sindaco di un gioiello tra due mari, Trapani, città dal fascino estremo

Vito Damiano, il Sindaco di un gioiello tra due mari, Trapani, città dal fascino estremo

Autore: Rita Sanvincenti / martedì 23 luglio 2013 / Categorie: Attualità, Viaggi, Business Internazionali, Italia, Sicilia / Vota questo articolo:
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Trapani? “Una città completa”. Così Vito Damiano descrive la sua città della quale è primo cittadino dal 24 maggio 2012. “Trapani è una città completa per chi vuol trascorrere un periodo di vacanza ideale, sotto tutti gli aspetti: culturale, paesaggistico, meteorologico, enogastronomico, balneare.  E’ accogliente perché noi facciamo perno sulla tradizionale ospitalità della gente del Meridione e della Sicilia in particolare e ancora più di Trapani, che è città di mare e quindi culturalmente predisposta all’accoglienza”. Una città ad alta vocazione turistica, sportiva ma anche culturale. Trapani è al centro di ambiziosi progetti che, nel rispetto della sua identità, ne valorizzeranno le ricchezze naturali e dovute all’uomo. “Io sono ottimista – dichiara il Sindaco, ex generale dell'Arma dei Carabinieri - non solo sulle potenzialità che ha questa città ma anche sugli interventi che è possibile realizzare”. Questo nonostante gli “improvvidi provvedimenti della Regione”.

Signor Sindaco tra i progetti che erano nel suo programma elettorale, quali ha già portato avanti e in che modo?

Nel programma elettorale c’erano i grandi eventi di rilevanza internazionale e la loro reiterazione nel tempo. Purtroppo, per una situazione economico-finanziaria che ho trovato, non è stato possibile realizzare da subito tutti questi progetti, anche perché l’impegno dell’Amministrazione è stato rivolto verso il risanamento economico, verso il rientro nei parametri del patto di stabilità che ci ha creato grossi problemi. Qualcosa è stato fatto ma non tutto ciò che avrei voluto. Siamo riusciti a portare a Trapani qualche manifestazione di grande rilievo come il torneo NBA 3X, basket americano, con la leggenda Darryl Dawkins. Abbiamo ospitato la RC44, gara velica di altissimo profilo non solo agonistico ma anche tecnologico; è andata bene anche se realizzata in poco tempo e fra mille difficoltà. Abbiamo organizzato il Primo Concorso Ippico “Città di Trapani” che si è svolto al campo Coni, con un percorso ad ostacoli che ha visto impegnati circa 120 cavalli ed altrettanti cavalieri. E’ passato inosservato perché evidentemente, qui, la gente non è abituata a questi eventi. L’anno prossimo, per la seconda edizione avremo più tempo per organizzarlo e promuoverlo anche sotto l’aspetto della comunicazione: questa prima è stata organizzata in tempi strettissimi. Un evento di grande valenza culturale è stato la mostra “I grandi Capolavori del corallo” al Museo Pepoli, condivisa con la città di Catania, e con le due Fondazioni “Puglisi Cosentino” e “Roma Mediterraneo” che sono state le promotrici di questo evento. Adesso stiamo lavorando per portare a Trapani la base logistica e operativa di Luna Rossa. Patrizio Bertelli, il patron, avrebbe detto “ho deciso che Luna Rossa deve andare a Trapani”.

E’ possibile che ciò accada?

Il mese scorso ho ricevuto gli emissari di Bertelli  e con loro abbiamo cercato un luogo dove poter installare effettivamente il grosso capannone che dovrà ricoverare l’imbarcazione. Quindi non è stato ancora definito niente, ma sembra che ci siano tutti i presupposti perché Trapani possa essere scelta come base di Luna Rossa. Nei prossimi giorni Bertelli sarà a Trapani ed io ho chiesto di poterlo incontrare per discutere non solo di Luna Rossa Challenge, ma anche di altri progetti imprenditoriali che Bertelli potrebbe eventualmente avviare sul territorio trapanese.

Sarebbe un fatto di grandissima rilevanza.

Assolutamente sì e stiamo lavorando perché ciò avvenga, per poterlo concretizzare e tradurre in occupazione e in immagine per la città di Trapani in ambito nazionale ed internazionale, con tutto ciò che ne consegue.

Gli eventi sportivi sembrano essere una vocazione per questa città. E’ così?

Diciamo che la vocazione sportiva è quella più facilmente aggredibile, perché gli eventi culturali comportano un dispendio di energie maggiore ed è anche difficile trovare il privato che si faccia carico dell’onere economico. Noi, nell’attuale situazione di crisi, ci scontriamo con queste difficoltà, quindi, se il comune di Trapani – avendone ovviamente la disponibilità - potesse sponsorizzare una manifestazione culturale con un impegno di spesa, lo farebbe ben volentieri, ma non può farlo e deve confidare sui privati, chiedendo loro di compiere questo sforzo economico; ma il privato normalmente punta sugli eventi sportivi che sono più accessibili economicamente.

Forse sono anche più popolari?

Diciamo di sì ma io ci credo poco, perché penso che anche un bell’evento culturale richiami tanta gente e forse è da preferire all’evento sportivo. La mostra dei dipinti del Caravaggio, a Trapani, ha richiamato moltissimo pubblico venuto addirittura dall’estero. Quindi è preferibile la manifestazione o l’evento culturale, sia esso di pittura, di musica o di scultura. Però anche l’evento sportivo di qualità, come ad esempio la RC44 a cui hanno partecipato 13 equipaggi, di cui solamente uno italiano, ha richiamato molti appassionati anche dall’estero.

Il carattere internazionale degli eventi sportivi velistici è quindi una grande opportunità?

Noi, infatti, in quel periodo abbiamo sfruttato l’occasione per creare tutta una serie di eventi di contorno per cui Trapani, per 12 giorni, è stata invasa non solo da turisti ma anche da gente che veniva dalla provincia, perché avevamo creato tutta un serie di eventi che servissero a richiamare un po’ il pubblico ed avvicinarlo poi all’evento clou che era quello della regata velica. Comunque è uno sport specifico per appassionati, come potrebbe essere il polo. Bisogna fare attenzione anche a queste scelte. Culturalmente la città di Trapani non è ancora pronta – non è una nota di demerito ma è un dato di fatto – a ricevere eventi di un certo tipo. Questo non significa che non bisogna organizzarli e promuoverli, ma che bisogna però offrirli a  piccole dosi, in maniera tale che, un po’ alla volta, le persone comincino ad apprezzarli. Penso che sarà così anche per il trofeo di equitazione.

Ha pensato ad un’opera di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini fino dall’età scolare?

Sì, ne ho parlato con chi aveva organizzato la gara di equitazione. Avevo chiesto espressamente di fare in modo che i ragazzi e i bambini, potessero avvicinarsi ai cavalli, per far conoscere loro questo animale, non in maniera epidermica bensì mostrando cos’è il cavallo, cosa può dare, quali attività sportive ruotino intorno ad esso.

Vi sono altre iniziative finalizzate a promuovere e a sostenere l’attività sportiva e agonistica?

Noi abbiamo una grossa opportunità che è la piscina olimpionica. Abbiamo richiesto, come Amministrazione, per conto della società che non aveva i requisiti, il finanziamento europeo per realizzare una vasca warm up, la vasca da 25 metri obbligatoria per talune gare internazionali.

Attualmente che tipo di piscina avete?

E’ una vasca da 50 metri a 10 corsie, l’unica che esiste in Sicilia: le altre ne hanno 9. Recentemente si sono svolti qui i campionati regionali: la vasca da 25 metri serve per il riscaldamento degli atleti prima delle gare nella vasca da 50 metri. Averla darebbe la possibilità di poter inserire la piscina olimpionica di Trapani in un circuito internazionale dal quale oggi è esclusa, proprio per la mancanza di quella vasca da 25 metri. Questa ci consentirebbe, inoltre, di poter svolgere attività didattica, educativa nei confronti dei ragazzi anche nel periodo invernale perché quella da 50 metri, anche se riscaldata, è scoperta. Quindi avrebbe una doppia funzione. Poi, con le società sportive, stiamo cercando in tutti i modi di sviluppare l’avvicinamento dei ragazzi alle attività sportive tradizionali: il calcio, il basket, la pallavolo. Sulla pallavolo mi sto impegnando parecchio perché è rimasta un po’ indietro, anche se la squadra di Trapani ha conquistato un risultato di prestigio: la promozione nella categoria superiore.

Come il calcio?

Come il calcio e come il basket. Abbiamo così realizzato quello che qualcuno ha definito il “tridente sportivo del Sindaco”, perché durante il campionato ho detto “mi auguro che tutte e tre le squadre vengano promosse”. Ed è successo. Non per merito mio, ovviamente, ma per merito delle squadre, degli atleti, degli allenatori, delle società. Questo contribuirà a dare ulteriore prestigio alla città di Trapani e ovviamente a farla conoscere in una dimensione sempre più ampia.

Nell’ambito della cultura, invece, tra le ricchezze che la città possiede è certamente incluso il Conservatorio “Antonio Scontrino”. Qual è il suo potenziale e come si potrà sviluppare?

Noi abbiamo un Conservatorio che ho definito una perla opaca, cioè una perla che merita di essere lucidata, perché ha delle professionalità eccezionali a livello didattico, con insegnanti che vengono regolarmente dalla Svizzera e dall’Austria. Il Conservatorio, che rappresenta una università a tutti gli effetti, attualmente registra circa 800 frequentatori. Purtroppo però è anche un’opera incompiuta, nel senso che non si è riusciti a realizzare l’Auditorium. Ne avevo parlato con la direzione del Conservatorio di promuovere ogni iniziativa per fare in modo da completare l’Auditorium. Questo non solo per le esigenze del Conservatorio stesso, ma anche per le rappresentazioni da offrire, magari di concerto con l’Ente Luglio Musicale Trapanese, alla cittadinanza, per avvicinarla ancora di più alla musica ovviamente sinfonica, classica, lirica.

Cosa è accaduto, invece?

Non è successo niente ancora, perché dobbiamo trovare il finanziamento che ci consenta di recuperare circa 2 milioni: quelli che servono realizzare l’Auditorium, in assenza di un teatro che manca a Trapani.

Pubblici o privati?

Sia gli uni che gli altri, è indifferente.

La stagione del Luglio Musicale quest’anno è ridotta rispetto alle precedenti edizioni?

Non è ridotta. Abbiamo rispettato il programma, pure con mille difficoltà, perché anche in questo caso manca il sostegno dell’ente pubblico. Noi, come Comune, stiamo cercando di onorare gli impegni assunti dando un contributo all’Ente Luglio Musicale, avendone il 50% della partecipazione. L’altro 50% era della Provincia che però, per improvvido provvedimento della Regione, è stata sostanzialmente cassata e quindi ne sono stati cancellati anche i finanziamenti. La stagione lirica tuttavia è salva. Potremmo avere qualche problema con la prosa, nell’autunno-inverno prossimi, ma cercheremo di superare anche questi ostacoli. Non si può pensare di far morire l’Ente Luglio Musicale, teatro di tradizione, che esiste da settant’anni a Trapani e che fa parte della cultura della città. Non può essere cancellato per difficoltà economiche, temporanee o contingenti. Quindi bisogna avere il coraggio di resistere e di fare uno sforzo per mantenerlo in vita, perché la crisi prima o poi dovrà finire.

Tra le attività imprenditoriali continuano a prevalere quelle del settore turistico-enogastronomico?

Sì perché questo è strettamente correlato ai percorsi turistici. I wine bar, ad esempio, a causa di tutto un movimento che si è venuto a creare anche fra i giovani, hanno successo, ma non è questa l’economia trainante, che è invece quella della grossa imprenditoria del grosso investimento. Stiamo lavorando anche per realizzare un porto turistico, che a Trapani manca nonostante sia una città ad alta vocazione turistica. Porto turistico significa 2,5 lavoratori per ogni imbarcazione, più o meno. Creerebbe anche un indotto e tutta una serie di attività collaterali.  Occorre però migliorare i servizi e l’offerta ai turisti che ne lamentano la carenza. Ciò significa migliorare i trasporti, l’informazione, l’interazione con il territorio, la viabilità per consentire spostamenti rapidi. Sono inoltre auspicabili alcune iniziative di accorpamento, non dei siti, ma dei poli museali, in maniera tale da non avere dispersione sul territorio, così da non creare problemi al turista che deve raggiungere siti diversi, quando invece potrebbe trovare tutto concentrato in un unico settore: creare un polo museale dove esporre tutto quello che il territorio offre.

A Trapani?

Potrebbe essere anche fuori Trapani. Non ne facciamo una questione di territorio: la gente dovrebbe capire che più si distribuiscono sul territorio le opportunità, quindi le offerte turistiche, alberghiere, più se ne traggono vantaggi nel lungo periodo. Purtroppo c’è sempre  una tendenza ad arricchire solo ed esclusivamente il proprio territorio, nell’erroneo convincimento che più questo viene arricchito e maggiore sarà il flusso turistico nel futuro. Potrebbe essere vero nel breve periodo, ma non nel lungo. Invece è più produttivo soprattutto nel lungo periodo, arricchire tutto il territorio in modo tale da aumentare il flusso turistico e trarne comunque beneficio. Il flusso turistico è qualcosa che si diffonde sul territorio e quindi quanto più vasto esso è, tanto più si distribuisce e più soggetti riescono a beneficiarne. Quindi deve essere un sistema aperto e non un sistema chiuso.

Tornando al porto turistico, dove pensa che potrebbe essere realizzato il porto turistico?  

All’interno dell’area portuale, anche perché Trapani ha questa grande, immensa fortuna: quella di avere il porto nel centro storico. Non c’è un retro-porto solitamente degradato dove si vive male ma, attraversata la strada, via Ammiraglio Staiti, si è subito nel centro storico. Questa è una caratteristica eccezionale, molto apprezzata dai crocieristi che scendono dalla nave e sono subito nel cuore della città.

Il turismo da crociera potrebbe essere incrementato?

C’è un progetto di intervento all’interno del porto per recuperare, in alcuni punti, altri 2 metri di profondità, di pescaggio, per consentire a navi di tonnellaggio maggiore di poter entrare nel porto. Alcune navi da crociera saltano il porto di Trapani proprio per difficoltà di manovra. Gli altri lavori che si stanno ultimando al porto e per cui l’Amministrazione comunale non è competente perché sono gestiti dal Genio Civile - Opere Marittime, trattandosi di area demaniale, sono in corso di fronte al Bastione dell’Impossibile. In quell’area si sta realizzando una ulteriore banchina che potrebbe ospitare altre imbarcazioni. L’idea è quella di trasferire tutto il traffico commerciale, conteiners, navi da trasporto, traghetti che fanno servizio da e verso le isole, soprattutto Pantelleria, al lato banchina Sud, in maniera tale da mantenere solo gli aliscafi e le imbarcazioni per le escursioni turistiche. 

Il porto turistico sarebbe un fattore di grandissimo richiamo…

Sì, nella speranza che la politica del Governo centrale vada nella direzione di favorire la navigazione da diporto. C’è stata una contrazione in questo settore perché le barche erano considerate un indicatore di reddito, quindi venivano portate dai loro proprietari fuori dall’Italia.

Nel complesso come immagina, alla luce anche di questi progetti, il futuro di Trapani?

Io sono ottimista non solo sulle potenzialità che ha questa città ma anche sugli interventi che è possibile realizzarvi. Mi rendo conto tuttavia che ci sono mille difficoltà che dipendono in parte dall’iter burocratico, da tanti ostacoli che vengono frapposti da una legislazione che non favorisce assolutamente la velocità nell’adozione dei provvedimenti.  Si va a rilento perché la legge è molto complessa, perché ci sono interazioni fra leggi nazionali, leggi regionali, regolamenti locali. Siamo in una giungla di provvedimenti che vanno in direzione opposta alla semplificazione. Se si riuscisse a semplificare questo sistema potremmo avere veramente delle opportunità incredibili, perché ci sono tanti investitori che potrebbero intervenire massicciamente sul territorio, ovviamente senza snaturarlo. Si potrebbero effettuare delle opere di recupero di beni architettonici che adesso sono degradati e in balia degli agenti atmosferici.

Come la Colombaia?  

La Colombaia è della Regione che ha stanziato circa 600.000 euro per metterla in sicurezza,  ma non è questo il punto. Bisognerebbe avere il coraggio di affidarsi ad investitori privati, gli unici che sono  in grado di tutelare i beni culturali. Siamo ancora convinti, invece, che debba essere lo Stato a farlo, mentre non ne ha la possibilità, e dovrebbe trovare il coraggio di darli in gestione ad altri, in  alcuni casi di venderli. Io venderei la Colombaia perché tanto da lì non la può togliere nessuno: lì è e lì rimane. Se viene venduta, sia pure  con determinati vincoli imposti dalla Soprintendenza ai Beni Culturali, imposti dalle leggi nazionali e regionali, si dà la possibilità ad un privato di realizzare, ad esempio, un bellissimo resort, con annesso porto turistico.  Ciò significherebbe far sì che un bene come quello venga sicuramente rivalutato anziché vederlo inevitabilmente cascare a pezzi nel giro di qualche anno.

Esiste un progetto del genere? Da parte di un privato?

C’è un progetto, parzialmente privato sul quale stiamo lavorando. Quindi, ottimisticamente, mi auguro che questi progetti che stiamo mettendo in cantiere e che stiamo già avviando, possano essere realizzati nei prossimi vent’anni perché naturalmente, molti di questi non possono essere realizzati in un mandato amministrativo Ma siccome la città ha la fortuna di avere un Sindaco che non ha interessi immediati, io penso ai prossimi vent’anni. Per avviare e portare a compimento alcuni progetti occorrono vent’anni. Possono essere anche dieci anni. Qualcosa si potrà fare anche in cinque.  L’importante è che ci siamo i soldi perché se ci sono i soldi si fa tutto. Basta essere onesti e non metterseli in tasca.

Se avesse i soldi cosa farebbe subito?

Se avessi soldi rifarei immediatamente la linea ferrata, delocalizzerei la stazione  ferroviaria: una stazione ferroviaria non più di punta ma di transito, delocalizzata in maniera tale che il treno che viene da Punta Raisi  - perché  non  deve arrivare da Palermo ma da Punta Raisi - passi da Trapani, scarichi, imbarchi, passi da Birgi e nuovamente scarichi e  imbarchi. Poi da Birgi aeroporto, andrebbe a Marsala e da Marsala potrebbe proseguire secondo la linea tradizionale. In alternativa si potrebbe sdoppiare la linea che va verso Agrigento, mentre una ritornerebbe verso Palermo.

Come si presenta attualmente la linea ferrata?

La linea ferrata è un trenino che collega qualche centro. Funziona ad esempio per i marsalesi che vengono a lavorare a Trapani e la utilizzano, ma è certamente sotto impiegata. Esiste già un progetto che ho presentato all’Ente Ferrovie a Palermo, non tanto per realizzare una bretella perché la linea ferrata passa a 700 metri dall’aerostazione, quindi basterebbe fare una bretella per deviare il percorso. Questa soluzione però è più onerosa in rapporto a quella di creare una stazione e di effettuare il collegamento tramite un bus navetta o altro mezzo. Si sta lavorando sulla realizzazione di una stazione Birgi-aeroporto. Certo dovrebbe essere migliorato tutto il sistema ferroviario, non solo quello locale ma anche quello regionale per renderlo molto più duttile e dinamico.

Il sistema aeroportuale di Trapani, invece, come dovrebbe essere gestito a suo avviso?

La questione aeroportuale non può essere gestita a livello locale. I tre aeroporti siciliani -  e se vogliamo possiamo includere anche il quarto, quello di Comiso, qualora dovesse venire alla luce e gli altri due di Lampedusa e di Pantelleria -   fanno  parte di un sistema aeroportuale che ha un’alta valenza strategica e deve essere gestito a livello centrale, regionale non può essere affidato alla gestione dei singoli comuni perché questi possono anche commettere qualche errore e il danno sarebbe enorme per l’intera regione. Dal traffico aereo dipende una grande parte dell’economica regionale, deve essere la Regione quindi a farsene carico con una gestione strategica.

In questo quadro, al momento, come si sta evolvendo la questione dell’aeroporto Vincenzo Florio di Trapani-Birgi?

La Provincia, soppressa con provvedimento improvvido della Regione, aveva circa il 49% delle  quote  di partecipazione di  Airgest spa, la società di gestione aeroportuale. Non si sa a chi andranno queste quote. Ci sono due proposte. Una di distribuirle tra enti pubblici, che siano gli enti locali o la Regione; l’altra soluzione è quella di vendere le azioni ai privati, privatizzando, quindi, sostanzialmente, l’aeroporto. Chiaramente i privati, che adesso sono soci di minoranza di Airgest spa, hanno tutto l’interesse ad avere soggetti  pubblici a garanzia, perché rappresentano sempre una ciambella di salvataggio che va sempre incontro a  ricapitalizzazioni. Quella era una società costantemente in perdita; il privato potrebbe razionalizzare e meglio impiegare le risorse, traendone profitto. Queste due linee di tendenza sono condivisibili e allo stesso tempo confutabili. Secondo me il pubblico deve fare al sua parte per la valenza strategica che gli aeroporti hanno e per le dirette conseguenze che ne possono derivare al territorio.  

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