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CRISPINO E LA COMARE. DA VENEZIA A MARTINA FRANCA

CRISPINO E LA COMARE. DA VENEZIA A MARTINA FRANCA

La carriera di un ciabattino al Festival della Valle d'Itria. Tra gli interpreti anche un barboncino

Autore: Anonym/martedì 6 agosto 2013/Categorie: Attualità, Teatro, Italia, Puglia

Grande successo e tutto esaurito per lo spettacolo “Crispino e la Comare” al Festival della Valle d’Itria. Nel 1950 la prima rappresentazione a Venezia, a Martina Franca la prima di Crispino del XXI secolo.

L’opera teatrale di Luigi e Federico Ricci del 1849 è stata sapientemente rivisitata dalla regia di Alessandro Talevi, che ha intelligentemente mescolato l’opera originale ad alcuni elementi che contraddistinguono l’odierna società: dalla bramosia per il denaro, che del resto ha sempre caratterizzato l’uomo, a scene caricaturali sullo stereotipo di bellezza femminile che rende tutte le donne uguali l’una all’altra.

Agli strumenti ufficiali dell’orchestra, diretta dal maestro Jader Bignamini, si sono mescolati di tanto in tanto, per accentuare il carattere umoristico dello spettacolo, utensili d’uso pratico e comune. Non è mancato il coro: dottori in medicina, giovani di spezieria e d’altri negozi, stridatori e portanuove, parenti e amici di Crispino, che insieme all’orchestra, hanno regalato al pubblico momenti di grande emozione. 

 
Ha contribuito positivamente all’ottimo risultato della messa in scena, la scenografia, curata da Ruth Sutcliffe. Al centro del palcoscenico una piazza con un pozzo centrale dietro al quale si aprivano due scalinate terminanti con una statua, luogo nel quale appare la Comare. Sui lati la simulazione di un mercato di frutta e verdura e un bar. Il resto della scenografia era composto da cartelloni pubblicitari illuminati, sorretti da impalcature.

 

L’intero impianto scenico ha trovato terreno fertile nella location della rappresentazione: il Palazzo Ducale. Un lato del piazzale interno si è quindi prestato a fare da sfondo: un muro in pietra locale con archi disegnati dalla pietra stessa; finestre al piano superiore contornate da stipiti risalenti alla costruzione dell’edificio. Di grande armonia la location e la scenografia, di sicuro sostegno alle performance degli attori.

Tra gli interpreti Domenico Colaianni nel ruolo di Crispino, affiancato da Stefania Bonfadelli nel ruolo di Annetta; Romina Boscolo nel ruolo della Comare e un barboncino, che si è distinto per la sorprendente interpretazione del suo ruolo e l’irresistibile simpatia.

L’opera è da annoverare tra i classici dell’opera buffa di metà Ottocento, tanto che Giuseppe Verdi l’ebbe in massima considerazione. Dall’ultima edizione prodotta dalla Fenice di Venezia nel 1986 mancava, prima d’ora, dal panorama artistico.
Crispino, il protagonista, è un ciabattino sommerso dai debiti. Decide di farla finita optando per un tuffo verticale in un pozzo. Ma dal fondo emerge una fata bianca che gli offre protezione e denaro: lo trasforma in un medico, ricco e dai poteri prodigiosi. Guarirà tutti i malati a condizione che li visiti mentre lei, la Comare, è lontana da essi. In realtà la Comare è la Morte che taglia i fili della vita quando lo ritiene opportuno. E un giorno attira nel suo abituro Crispino, all’apice della sua professione, e lo rimprovera di essere diventato arrogante e irascibile, persino geloso della sua moglie affettuosa. Gli annuncia che la lampada della sua vita sta per spegnersi e che la scure del tempo sta per abbattersi anche su di lui. Infine lo salva, per propiziare alla vicenda il lieto fine.



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