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ELIO PULLI. ANTOLOGICA

ELIO PULLI. ANTOLOGICA

Un Maestro di bottega al Complesso del Vittoriano di Roma

Autore: Anonym/mercoledì 18 settembre 2013/Categorie: Attualità, Arte, Italia, Lazio

Un maestro di bottega espone dal 19 settembre al 9 ottobre nelle sale del Complesso del Vittoriano di Roma. Elio Pulli, nato a Sassari nel 1934, vive sui bordi del golfo di Alghero e lì lavora circondato da un gruppo di collaboratori e allievi. L’arte prodotta nel suo laboratorio è, come ai tempi delle corporazioni, un insieme di sapienza artigianale e ispirazione e, come ai tempi delle corporazioni, non è soltanto pittura. L’Antologica romana, più che ripercorrere una carriera, mostra la duttilità di una scuola; l’attenzione nell’allestimento sottolinea questo importante dettaglio.

Tele, fra cui una grande Deposizione di composizione tardo rinascimentale e dalla pennellata al limite del cubismo, insieme a ceramiche di varia natura, accolgono i visitatori in un percorso tanto breve quanto insolito. Le prime esplorano paesaggi urbani – suggestiva la veduta del Ponte Vecchio di Firenze immerso in una luce sospesa, forse quella di un primo mattino – tracciano luci ed ombre sui volti di personaggi noti riemersi dal passato e di anonime ragazze, guardano da una prospettiva discosta e curiosa i riti cattolici. Schegge di molti momenti della storia dell’arte occidentale si sedimentano nelle pennellate di colore, spesso dato a plat, che con densa generosità Pulli distribuisce sulla tela. Molte le derivazioni dalla tradizione italiana ed europea, soprattutto a partire da quella tardo ottocentesca: ora un fascio di linee futuriste, ora una cuffia dei macchiaioli, detonazioni cromatiche degne dei fauves, nature morte – non i suoi migliori – alla Cezanne. Studio e creazione ex novo. Se i riti di questa umanità e delle città che popola cambiano impercettibilmente, così non è per la pittura; chiedere di più a un così valido maestro è forse lecito.

Notevole la produzione di ceramiche. Se l’esposizione di vasi e piatti si poteva evitare, anche se conferisce al tutto proprio quell’idea originaria di Bottega, le sculture di animali, teste, carri e personaggi fantastici, suppliscono e superano nelle aspettative la richiesta di quel “di più”. Mono e policromie smaltate, riportano alla memoria la luce della porcellana invetriata e, insieme, evocano luci di un futuro lontano. Rotondità, tagli e composizioni che ricordano – si direbbe in modo inconsapevole – personaggi degli anime giapponesi; leggerezze aeree che sembrano aver evocato, così com’erano su carta, appena tracciati a matita, Don Chisciotte e la sua cavalcatura; un disco volante, un gallo impettito tanto da sembrare corazzato. 

Molti altri incontri si possono fare in questa esposizione a cura di Claudio Strinati che, nota, “La pittura, da un lato, gli basterebbe pure per soddisfare i suoi e i nostri desideri, ma è tale l’energia e l’impulso del ricostruire il mondo intorno a noi, che il maestro ha costantemente il bisogno della tridimensionalità, della materia che plasma e che gli permette di sentirsi come un demiurgo che reinventa le apparenze, per farci vedere ciò che non vediamo normalmente e che pure è latente nelle nostre visioni”.


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