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ROBERT CAPA IN ITALIA. 1943 – 1944

ROBERT CAPA IN ITALIA. 1943 – 1944

A Palazzo Braschi una mostra che racconta con scatti in bianco e nero il settantesimo anniversario dello sbarco degli Alleati

Autore: Anonym/venerdì 11 ottobre 2013/Categorie: Attualità, Arte, Italia, Lazio

C’erano più vita, coraggio e umanità negli italiani devastati dalla Seconda Guerra Mondiale che in quelli di oggi, anestetizzati dalla pubblicità e sotto l’eterno scacco di una politica che loro stessi non sanno scegliere e giudicare. Lo si vede negli scatti di Robert Capa, in mostra a Roma a Palazzo Braschi fino al 6 gennaio 2014.

L’opera del più influente fotoreporter del secolo scorso, da molti ritenuto primo interprete capace di elevare questo mestiere, insieme con tutta la fotografia all’onore dell’arte, torna in Italia con una selezione di 78 scatti che raccontano lo sbarco degli Alleati. Dal luglio del 1943 al febbraio dell’anno successivo, Capa segue l’esercito americano che si fa strada dal sud della Penisola fino al Lazio. 

Quello che non riesce a fotografare lo racconta in appunti – di cui la curatrice Beatrix Lengyel ha scelto di riportare alcuni passi disseminandoli lungo il percorso espositivo – che rendono ancora più nitida la complessa struttura sociale di un Paese in ginocchio. Il mito che vuole gli italiani come “gente calda, di cuore” forse è nato agli occhi del mondo dopo aver visto le immagini che oggi si susseguono nei nuovi ambienti espositivi del Palazzo, destinati esclusivamente alle mostre temporanee. 

Capa trova città in rovina, bambini scalzi e mezzi nudi, vecchie con più rughe di quanto anche la più tarda età possa consentire, trova il dolore delle madri al funerale dei figlioletti adolescenti e la disponibile arrendevolezza di un esercito che per primo vuole porre fine ad ogni conflitto; e scatta. La prospettiva del fotografo ungherese è talmente vicina ai suoi soggetti da restituire la sensazione di poterli toccare, fino a trasportare l’osservatore ad un vero stato di compassione; una pausa fra soldati, il sorriso e le mani aperte di un uomo in mezzo alla folla di Napoli, un parroco che conversa con i passanti. 

Gli italiani, come nel loro stile, non si sono arresi; gli italiani hanno aperto la strada e accolto, adattando il colore del loro credo – se mai ne hanno avuto qualcuno – a quello di chi si dimostrava disposto a rimetterli in pace. Capa sembra averlo capito e ogni immagine presente in questa mostra lo testimonia: allora come oggi, la gente che vive lungo questo che il mondo chiama Bel Paese non ha mai avuto voglia di fare la guerra e, allo stesso tempo, non ha mai smesso di combattere per essere libera. 

Gli italiani degli anni ’40 hanno vissuto la distruzione di ogni loro certezza e nonostante questo hanno trovato la forza per assecondare un cambiamento; Robert Capa lo ha mostrato al mondo grazie, anche, al grande credito che di anno in anno guadagnava fra le più note riviste dell’epoca. Anche a queste la mostra dedica un piccolo spazio e sono ancora le note private del fotoreporter a completare il senso del suo rapporto fra la divulgazione, il bisogno di essere pubblicato e l’immediato distacco da ogni tipo di fama per tornare al suo lavoro. 

Una mostra non banalmente bella, dedicata ad un piccolo periodo dell’attività di Capa e comunque completa, ideata dal Museo Nazionale Ungherese di Budapest e Fratelli Alinari, Fondazione per la Storia della Fotografia e Proprio il Museo Alinari di Firenze ne ospiterà dal 10 gennaio al 30 marzo 2014 la seconda tappa.

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