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Monteverde presenta Coppelia

Monteverde presenta Coppelia

Autore: Anonym/mercoledì 25 luglio 2012/Categorie: Danza, Italia

Una coppia di giovani innamorati; una bellissima bambola “figlia” di un mago fabbricante di giocattoli; un amore perso e ritrovato cui si aggiungono, sottese a tutta la narrazione, inquietudine e paura del diverso. Questa storia, che potrebbe essere vecchia di un giorno come di mille anni, è la trama di uno dei più celebri balletti che il XIX secolo abbia consegnato alle scene: la sua rappresentazione, che martedì 24 luglio è stata protagonista della rassegna romana Invito alla Danza, è una rivisitazione coreografica di Fabrizio Monteverde per la compagnia Junior del Balletto di Toscana.
Coppélia raccontata e danzata sulle note di Léo Delibes, in questa lucida interpretazione, è due volte contemporanea e due volte classica: nella giovane età dei diciotto danzatori, presenti alla scena come fossero coevi dei personaggi cui prestano il corpo; e nella disarmante aderenza all’attualità con cui guarda ai temi principali di tutta la vicenda.
Un unico atto che non annoia mai, in cui alle scene corali si alternano, come in un cardiogramma emozionale, passi a due e assolo. La precisione di ogni singolo interprete lavora di concerto con la pulizia di tutta la Compagnia che consegna così alla coreografia la freddezza necessaria a suscitare nel pubblico suggestioni contrastanti: dove la musica è più dolce le figure si fanno quasi schizoidi, dove invece la melodia incalza è evocata l’immagine dei più teneri aspetti umani di ciascun personaggio.
Le luci di Andrea Narese sono l’unico arredo di scena e, insieme ai costumi firmati da Santi Rinciari, alleggeriscono il vuoto di oggetti che, proprio nella loro assenza, incombono costantemente sulla vicenda, quasi a segnare, con il loro fuori campo, la cupa onnipresenza di una tecnologia capace di manipolare gli eventi.

Invito alla Danza, che ogni anno porta a Roma spettacoli di altissimo livello, compagnie internazionali e, spesso, prime rappresentazioni, sta dimostrando in questa XXII, e forse ultima, edizione, che credere nel futuro di tutto il teatro significa credere nei giovani che lo vivranno, mostrando con loro, al pubblico, che per affrontare il presente è necessario cercare nella propria storia la prospettiva con cui guardare avanti. Questo spettacolo è la conferma più che mai evidente della fattività di tale pensiero.

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