Attraversano
vari generi cinematografici, spesso mischiati fra di loro i venti cortometraggi
selezionati, fra gli oltre duecento arrivati al N.I.F.F. (Noto International Film Festival), giunto alla sua ottava edizione, dove al realismo delle
situazioni si accompagna, quasi sempre la nota surreale e magica, la metafora
trasparente, la poesia dell’immagine, come se deprivato di un suo statuto
specifico, il corto esplorasse la via della sperimentazione, dell’azzardo
linguistico, cercasse la strada del "film vero", quel linguaggio che ogni cosa
vuole tenere insieme: il monologo come il racconto corale, il piano-sequenza e
la camera fissa sugli attori, il teatro e il film d’animazione, il documentario
e la fiction, dove gli oggetti, le cose, i vari ambienti, sia interni che
esterni, diventano, senza soluzione di continuità, un unico "spazio della visione" che genera una
fertile moltiplicazione dei punti vista all’interno della composizione filmica
che ne arricchisce le atmosfere e i contenuti sembra riportare queste
esperienze ad un’idea di cinema degli anni ’60 e ’70 (Antonioni, Resnais,
Bresson, Bergman, Bertolucci, Truffaut, Fellini) senza tuttavia arrivare allo
sperimentalismo di Godard. Sono sembrati tutti "corti" che aspirano, per ideazione e drammaturgia, al
lungometraggio, alla storia lunga, più
articolata e completa, allontanandosi, in questo modo, da quel versante
documentaristico che alcuni decenni scorsi era dominante in questo genere di
proposte filmiche; e, probabilmente, nel recupero di questa particolare
dimensione "di ripresa", di ricerca storica e antropologica, di scavo nella
tradizione culturale e popolare del
proprio territorio, che risiede la
chiave per garantire ai "corti" una più lunga e articola vita cinematografica,
liberata da intrecci narrativi troppo complessi e poco sostenibili per la "durata" convenzionale del film (dai 12 ai 20 minuti, circa): il lungometraggio, può
attendere.

Giuseppe Favaloro (da sx), Serena Carnemolla, Giuseppe
Liotta, Salvatore Lucchesi, Giuseppe Pestillo Ph. Adriano Giallongo.

La Premiazione
La serata di Premiazione ha
avuto inizio con la performance di teatro-danza “Femine” della compagnia Ada
Ballet Company formata dalle danzatrici Ada Bonomo, Martina Fusca, Emily Fusca,
Chiara Tagliaferro, Adriana Musso, Arianna Sessa, Alessia Pannuzzo, Gaia
Terranova, con coreografia di Jaime Urciuoli, testi e voce di Serena Carnemolla
che ha presentato la manifestazione.

La Compagnia Ada Ballet diretta da Ada
Bonomo (al centro). Ph. Adriano Giallongo.
A chiusura di questa edizione del Noto
International Film Festival N.I.F.F., è andato in scena lo spettacolo “Repiques
de Campanas”, di Alicia Diaz e Anna Villacampa, protagoniste anche del fuori
programma con l’accompagnamento musicale del Maestro Salvatore Lucchesi alla
chitarra.

Alicia
Diaz e Anna Villacampa. Ph. Adriano Giallongo.


Autore delle
foto e dei video della serata è Adriano Giallongo; il tecnico è Corrado
Bellia.
PREMI N.I.F.F. 2024
Miglior film
“L’ANIMA DELLA FESTA” di Lorenzo Vitrone
Miglior regia premio Mario Monicelli
Jab-Lorenzo Giovenga - Giuliano Giacomelli “FIABEXIT“
Miglior soggetto
Lorenzo Bagnatori, Marco Santi – JOCU
Miglior sceneggiatura
Nicola Pistoia, Alessio Moneta – LENA
Miglior montaggio
Simone Barletta – BOB AND WEA
Miglior fotografia
Andrea Arnone – DESTINO
Miglior film d’animazione
PADER di Jean Vergé
Miglior scenografia
Samantha Giova – FIABEXIT
Miglior documentario
BALUCU di Martina Giannone
Miglior attrice
Georgia Lorusso – L’ANIMA DELLA FESTA
Miglior attore
Simone Casanica – BOB AND WEA
Miglior colonna sonora
Roy Paci – SCIATUMEO
MOTIVAZIONI N.I.F.F.
2024
Migliore Film L’anima
della festa
20 minuti di puro cinema che sfiora, senza mai appropriarsene, vari
generi cinematografici di questo scorcio di inizio millennio (quasi un quarto
di secolo a pensarci bene!), e senza mai diventare “citazione”, o "maniera”, per
imporsi attraverso uno stile di ripresa filmica che fa somigliare questo
coinvolgente “corto” ad un efficace e significativo piano-sequenza che
privilegia il punto di vista dello spettatore. La regia abile e raffinata di
Lorenzo Vitrone tiene insieme relazioni giovanili sull’orlo del baratro
culturale e sociale dentro una solitudine sconfinata e forse irredimibile
rappresentata dalla figura della protagonista, una straordinaria Giorgia
Lorusso, che alterna gioia, sconfitta ed amarezza riuscendo ad apparire fragile
e forte allo stesso tempo.
Migliore Regia (Premio Monicelli)
Fiabexit
La magia e la realtà del cinema in versione contemporanea mischiate
insieme con grande abilità registica ricca di rimandi ai Maestri del genere,
Monicelli, Comencini, Tim Roth e perfino Carmelo Bene, senza dimenticare, anzi
rendendogli costante omaggio e richiamo, Matteo Garrone. Ma la regia di JAB ha
magnifici momenti di originalità nei raccordi, tutti teatrali, fra una fiaba e
l’altra, nei cambi nelle modalità di ripresa, e nelle “spiritose” e dichiarate
citazioni da “Nuovo Cinema Paradiso”, alla “Dolce vita” di Fellini trasformando
il film in una narrazione teatrale per immagini: la fantasia non è più al
Potere, ma film come questo aiutano a riprenderselo.
Migliore Sceneggiatura Lena
Breve ma intenso racconto filmico che possiede la perfezione di una
novella cechoviana per l’infinita, scrupolosa
cura del dettaglio letterario che qui diventa tutto cinematografico
attraverso la continua alternanza di primissimi piani e campi lunghi, cambi di
scena e prospettive visive, di interni ed esterni che poggiano,
sostanzialmente, su due punti di vista: quello del regista che osserva, e
quello del protagonista che guarda, tenuti fortemente insieme da una sceneggiatura
attenta ai particolari, ad una colonna sonora fatta anche di rumori di strada,
passi, acqua che scorre, oggetti che cadono in funzione “drammaturgica”.
Interessante la struttura dei dialoghi, mai banali, da conversazione
quotidiana, che anche quanto diventano terribili e violenti non scalfiscono la
poesia dell’intera situazione.
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