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CON UNA MOSTRA A PALAZZO SCIARRA, ROMA RISCOPRE LA PITTURA INGLESE DEL SETTECENTO

CON UNA MOSTRA A PALAZZO SCIARRA, ROMA RISCOPRE LA PITTURA INGLESE DEL SETTECENTO

Hogarth, Reynolds e Turner interpreti, con gli altri pittori inglesi, dei mutamenti di un secolo.

Author: Anonym/sábado, 19 de abril de 2014/Categories: Realidad, Arte, Italia, Lazio

Il XVIII secolo rappresenta, per la conoscenza della storia contemporanea, un periodo essenziale. I fatti che vi sono accaduti, le dinamiche fra i poteri nazionali e sovranazionali degli stati che andavano formandosi e sfaldandosi, le rivoluzioni sociali ed industriali, il sorgere e l’affermarsi di una classe borghese consapevole e solida, sono solo alcuni degli aspetti che ci permettono di capire la nostra modernità. Analizzando ciascuno di essi è possibile cogliere le connessioni con molta parte del pensiero attuale e il perché di delicati equilibri geopolitici che condizionano il nostro tempo.

L’arte di questo secolo ne è stata interprete e, forse per la prima volta nella storia, ha dato una vera voce a diverse scuole nazionali. Con la mostra “Hogarth, Reynolds, Turner. Pittura inglese verso la modernità”, la Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra, recupera un tema che non veniva affrontato nell’ambito museale capitolino dal 1966. La proposta di un’esposizione tematica – e non monografica – sul contesto britannico, si focalizza sul momento di formazione di quell’alternativa al linguaggio classicista che sarà ripresa da tutto il continente europeo nel secolo successivo.

Con un corpus di oltre cento opere provenienti da istituzioni come il British Museum, la Tate Britain Gallery, il Victoria & Albert Museum, la Royal Academy, la National Portrait Gallery, il Museum of London e la Galleria degli Uffizi, alle quali si unisce il nucleo proveniente dall’importante raccolta americana dello Yale Centre for British Art, la mostra si articola su sette sezioni che, partendo dal tema del paesaggio, passano in rassegna il gusto del secolo dei lumi ed i suoi mutamenti, facendovi ritorno ad un secolo di distanza.

Pittori inglesi di nascita e di adozione raccontano l’amore dei loro connazionali per un’Italia vista come la nuova Arcadia, mettono in scena paesaggi a limite fra realtà e visione e, partendo dalla definizione della camera oscura di Canaletto, vanno via via sfocando i contorni dei loro soggetti. Rappresentano il teatro, i suoi protagonisti e i suoi fondali mentre le corti e le committenze private d’Europa fanno a gara a chi eccelle nel ritratto della Pompadour di turno o nel miglior santo a cui votarsi. Non c’è tema sacro in Gran Bretagna né nelle terre che fanno parte del suo impero: ci sono gli indiani d’America, i mori, la jungla e la licenza, quando c’è, è tutta verso, l’onirico, il bucolico o l’esagerazione del dettaglio scientifico. Insieme ai tre autori del titolo, scorrono di fronte al pubblico le opere dei maestri in ritrattistica Gainsborough, Reynolds, Ramsay e Zoffany – veri artefici di una nuova corrente nel ritratto; prende forma il tratto del disegno satirico di cui la scuola inglese sarà maestra indiscussa; si animano le visioni e le interpretazioni che Füssli ha dato dell’opera shakespeariana e si torna, infine, al punto di partenza. Dopo un viaggio nella cultura che, più di ogni altra, ha influenzato i costumi del XVIII secolo, l’allestimento torna, e chiude, sul paesaggio. Dall’idillio allo Sturm und Drang: con più di una rivoluzione, lo scorrere di molto sangue e l’allargamento del potere popolare, la storia sociale di un continente ha evoluto il proprio linguaggio espressivo. Il confronto fra Turner e Constable, posti uno di fronte all’altro in uscita, rappresenta appieno la lacerazione fra un passato improvvisamente distante e un futuro in cui anche il più piccolo dei dettagli chiede di essere ricostruito.

La mostra “Hogarth, Reynolds, Turner. Pittori inglesi verso la modernità”, è aperta dal 15 aprile al 20 luglio 2014 presso la Fondazione Roma Museo – Palazzo Sciarra ed è a cura di Carolina Brook e Valter Curzi.

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