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Anime di Materia

Anime di Materia

Nel complesso del Vittoriano la personale dell'artista libico Ali Wak Wak

Autore: Anonym/lunedì 21 gennaio 2013/Categorie: Attualità, Arte, Italia

Titolo suggestivo per la personale dell’artista libico Ali Wak Wak ospitata dal Complesso del Vittoriano a Roma. Fino al 28 febbraio le sue “Anime di Materia” raccontano una storia tanto recente quanto intimamente connessa al lungo regime dittatoriale di Gheddafi.
Attraverso il riuso di residuati bellici, Wak Wak costruisce sculture il cui volto ha l’ironia di chi non si è lasciato sconfiggere dalla violenza; opere quasi vocali tanto è forte il messaggio che ne scaturisce. Tutte nate dopo l’aprile 2011, queste creature possiedono i tratti più intimi dell’arte primitiva, capace di evocare il buio o la luce con un semplice taglio sul rame, e tutta la carica vitale della “primavera araba”.
Dal lungo Muro dell’identità di elmetti/teste che aprono il percorso espositivo ed osservano, lungo buona parte di esso, i visitatori, quella che segue è una galleria di animali “fantastici” – per dimensioni e carattere ora reale ora fiabesco – uomini dallo sguardo triste e bambini che sembrano giocare alla guerra imbracciando fucili grandi il doppio di loro. Per quanto immerse in una sorta di poesia triste, queste sculture sono più che mai simbolo di una tragica realtà: il desiderio di rinascita della Libia è forte, ma la sua immagine agli occhi del mondo, la sua posizione politica e il destino della sua gente dipendono soprattutto dalle scelte che sarà capace di fare nei prossimi anni. L’arte, anche questa volta, dà voce a un sentimento incerto. Quello che si può plasmare in poche ore o in alcuni giorni – per ogni opera è indicato il “tempo di assemblaggio” – con i resti della guerra, è la parafrasi ora di ciò che nessuno vorrebbe mai più vivere e sopportare, ora dei desideri di un popolo appena liberato.
“Grazie, perché vi siete caricati delle nostre preoccupazioni. La Libia deve, vuole e sta diventando un paese aperto; questa mostra è l’inizio di un dialogo di civiltà fra Roma e il nostro Paese e non l’espressione, come in passato, di interessi personali.” Bahiya Alamen Kanoun, presidentessa del comitato che segue le vittime di guerra, ha salutato così, in conferenza stampa, l’iniziativa.
L’esposizione, promossa da Health Ricerca e Sviluppo, spin-off dell’Università di Bologna impegnata nel settore scientifico sanitario, in collaborazione con Camera di Commercio di Roma, si avvale del patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Presidenza della Regione Lazio e di Roma Capitale, nonché del Ministero degli Esteri, del Ministero della Cultura di Libia, Charity Libyan Disable e il King Senussi’s Castle Museum di Bengasi. Sostenuta da Eni e organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando per la curatela di Elena Croci.

L’ingresso gratuito, più che un incentivo per visitarla, è un biglietto speciale per scoprire un aspetto diverso di qualcosa che il mondo intero ha seguito, da lontano, con il fiato sospeso.

  Foto di Oliviero Olivieri

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