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Pan-crazio, dal mito al testo di Alma Daddario

Pan-crazio, dal mito al testo di Alma Daddario

Dal mito di Pan alla contemporanea, reale “libertà di avere paura”, come recita il sottotitolo dello spettacolo che vede protagonista, oltre che regista, Simone Migliorini.

Autore: Giovanni Antonucci/martedì 30 aprile 2019/Categorie: Attualità, Teatro, Italia, Toscana

La drammaturgia di Alma Daddario ha un merito raro in un teatro come quello del nostro Paese che è dominato da testi cronachistici e perfino bozzettistici, che volano sempre più basso. Confrontarsi con il mito significa, infatti, risalire all'origine stessa del teatro, ma anche al fatto che il mito permea, assai più di quanto si creda oggi, la nostra esistenza.
Pan-crazio, rappresentato all'AR.MA Teatro di Roma, coglie il mito di Pan, il semidio metà capra metà uomo, nella realtà dei nostri tempi. Pan-crazio è nel testo della Daddario, un musicista che non ha mai accettato l'abbandono della madre e che soffre un rapporto conflittuale con il padre. Questa condizione esistenziale ne ha fatto un uomo introverso e inquieto, penalizzato da un fisico sgradevole, incapace di trovare un rapporto adeguato con le donne. Eppure egli sostiene in maniera quasi ossessiva che “l'unica esperienza di calore, di energia, è attraverso il corpo di una donna. I fantasmi, i ricordi, l'angoscia, la solitudine, si disintegrano nel corpo di una donna”. Eco, la bellissima cantante che frequenta i suoi concerti, è stata la sua musa, ma Pan-crazio ha rifiutato il figlio che avevano concepito. Pan-crazio ha la libertà di avere paura, come sottolinea il sottotitolo del testo. Alma Daddario conferma, come aveva già fatto in altre sue opere (Clitennestra, Ero e Leandro), una scrittura drammaturgica ricca di risvolti e che non teme l'afflato e la vibrazione poetica.
Lo spettacolo che ne ha tratto Simone Migliorini, regista e insieme interprete per una produzione del Festival Internazionale di Volterra, ha esaltato le qualità del testo, ampliando i limiti del monologo e creando una rappresentazione dove parola, musica e danza hanno trovato una perfetta sintesi. Migliorini come interprete è stato un allievo di Giorgio Albertazzi e della sua lezione ha il gusto della parola, oltre che una dizione esemplare, sempre più rara oggi, dove la maggioranza degli attori, soprattutto della nuova generazione, ha della dizione un'idea molto approssimativa, con i risultati che si vedono spesso a teatro, in cinema e in televisione. Il suo Pan-crazio è personaggio risolto con una varietà di toni e di situazioni che gli danno uno straordinario rilievo. Ma ha altrettanti meriti come regista nel rapporto che è riuscito a creare, avvalendosi delle musiche originali di David Dainelli e della violinista Angela Zapolla, con la danzatrice Carlotta Bruni, un'artista che parla non solo con il corpo, ma con un volto di grande espressività. Uno spettacolo che coniuga finezza drammaturgica e qualità sceniche.



Nella foto: Carlotta Bruni

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