it-ITen-USes-ESba-RU

UN MITO RITROVATO. ALMA DADDARIO RISCRIVE LA STORIA DEL DIO PAN IN CHIAVE CONTEMPORANEA.

UN MITO RITROVATO. ALMA DADDARIO RISCRIVE LA STORIA DEL DIO PAN IN CHIAVE CONTEMPORANEA.

Simone Migliorini la interpreta come una partitura musicale per uno spettacolo totale fatto di danza e suoni dal vivo

Autore: Anonym/lunedì 2 gennaio 2017/Categorie: Attualità, Teatro, Italia, Toscana

VOLTERRA – TEATRO PERSIO FLACCO - 29 dicembre 2016
Pancrazio, la libertà di avere paura, di Alma Daddario. Con Simone Migliorini. Musiche di David Dainelli. Al violino, Angela Zapolla, al piano David Dainelli. Costumi di Capricci di Carnevale. Coreografie di Carlotta Bruni. Audio e luci di Paolo Morelli e Andrea Pucci.

Dal simbolismo di Paul Valery e il suo L'après-midi d'un faune, al realismo ironico, magico, saviniano del Pancrazio di Alma Daddario il passo è lungo più di un secolo, nel corso del quale lo stesso mito di Pan ha subito parecchie trasformazioni almeno per quanto riguarda l’uso che ne ha fatto il cinema (I misteri del giardino di Compton House - The Draughtsman's Contract) di Peter Greenaway, il teatro (col “Manifesto Panico” di Arrabal, Topor, Jodorowskj), la saggistica (penso a Hillman e Calasso), la letteratura (Peter Pan di James Matthew Barrie), l’arte pittorica e visiva con i suoi demoni incorporati, ma ha sempre mantenuto la sua natura selvatica, fortemente inquietante: un perturbante che si insinua nelle pieghe dell’intelligenza umana per non darle riposo nelle modalità di una danza di morte, o del saltellare allegro ai bordi di un precipizio. Alma Daddario, nel suo “assolo per attore” compone una pièce “a monologo” più vicina ad un poemetto drammatico che ad un testo teatrale vero e proprio con finezza ed eleganza, alludendo al mito di Pan per restituirlo nella forma di un racconto poetico che somiglia ad un breve “romanzo di formazione” dentro il quale sia il protagonista che l’autrice, ma anche il pubblico ascoltatore, può riconoscersi. Eliminata la patina mitica che lo avvolge, e in parte lo sostiene, il testo ha la struttura asimmetrica, dal punto di vista della narrazione, di un dramma per voce recitante che si impone per le forti immagini che riesce a trasmetterci sia primordiali (di un inconscio collettivo), sia del quotidiano, e, in particolare, della realtà contemporanea dei miti d’oggi, per usare una categoria del pensiero strutturalista di Roland Barthes, che dialogano fra di loro e rappresentandoli, ci rappresentano. Infine, dietro quel viso di capra, la storia (moraviana?) di un ragazzo diverso incalzato nella sua lotta per sopravvivere in questo mondo dove tutto sembra esserci avverso ma da cui possiamo salvarci solo continuando ad alimentare le nostre più umane passioni. Simone Migliorini legge e interpreta questa opera come una partitura musicale, ne asseconda tutti i movimenti interni, ne accentua le risonanze letterarie e teatrali attraverso una tonalità a più voci che in alcuni punti della sua suggestiva e generosa recita ci ricorda l’insegnamento attoriale di Albertazzi e Carmelo Bene. Ottime le coreografie curate da Carlotta Bruni, da sola in scena, forse un po’ troppo armoniose e di commento figurato; mentre decisamente complici e funzionali all’evento scenico risultano le musiche originali di David Dainelli perfettamente eseguite dal vivo, con la brava Angela Zapolla al violino, che creavano giuste e non convenzionali atmosfere “paniche”, con arrangiamenti anche da Satie e dalla Birichinata scritta da Fiorenzo Carpi per il Pinocchio di Luigi Comencini (1972).

Foto Margherita Gabbrielli

Copyright 2017 Aurora International Journal - Aurora The World Wide Interactive Journal.
Vietata la riproduzione anche parziale dei presenti contenuti

Numero di visite (26345)/Commenti (0)

Archivio