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Dal Presidente della Tunisia Essebsi una richiesta di aiuto per combattere le cause del terrorismo, una minaccia per tutto il mondo

Dal Presidente della Tunisia Essebsi una richiesta di aiuto per combattere le cause del terrorismo, una minaccia per tutto il mondo

Nell’incontro con la delegazione del Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace, il capo dello Stato tunisino, ha spiegato che le origini del terrorismo sono da ricercare nei gravi problemi economici e sociali, non nella religione

Autore: Rita Sanvincenti/domenica 22 marzo 2015/Categorie: Attualità, Tunisia

In esclusiva da Tunisi. Incontro ufficiale, al Palazzo presidenziale di Cartagine, tra il Presidente della Tunisia Beji Caid Essebsi e la delegazione del Parlamento Mondiale degli Stati per la Sicurezza e la Pace, guidata dal Segretario Generale Alfredo Maiolese e composta, tra gli altri, dall'On. Sandro Fratini. Maiolese ha espresso il cordoglio e la solidarietà dell’organizzazione che rappresenta, che è presieduta da Eugenio Lai, e dell’European Muslims League, di cui lui stesso è presidente, al Capo dello Stato e a tutto il popolo della Tunisia così duramente colpita dall’attacco terroristico. “Siamo amici e fratelli della Tunisia”, ha dichiarato Maiolese, e ha espresso il suo parere su “la necessità di combattere il terrorismo, cristiani e musulmani uniti per sconfiggerlo”. Ha aggiunto che “l’Islam non è terrorismo ma è una religione di pace e che i veri musulmani sono anch’essi tra le vittime di questi efferati attacchi criminali”.
Il Presidente Beji Caid Essebsi ha ricordato l’antico legame fra i due popoli: “tra Tunisia e Italia esiste un rapporto storico. Noi siamo un po’ italiani e voi siete un po’ tunisini.”. Sul terrorismo e sull’attentato al Museo dichiara: “Il terrorismo non è un fenomeno tunisino ma riguarda il mondo intero. La Tunisia non ha 'tradizioni' nel terrorismo. Per noi è un fatto nuovo che non deriva da problemi di carattere religioso che non abbiamo. All'origine di questi attentati si trovano ragioni di tipo sociale quali la povertà, la disoccupazione, l’emarginazione dei giovani, le difficoltà di sviluppo del Paese; ma vi sono anche altri problemi”. Sono i problemi della Tunisia, che il Presidente, leader di grande statura politica e carisma, che già cinquant’anni fa era ministro dell’Interno e che ha partecipato alla lotta per l’indipendenza del suo Paese, non nasconde e non minimizza. Per risolverli chiede esplicitamente aiuto agli Stati vicini (prima di tutto all’Italia) che sono esposti agli attacchi o già colpiti dal terrorismo, diventato sempre più minaccioso e difficile da estirpare, che si annida e si nasconde tra la popolazione, come in Francia e poi in Tunisia. Espone i problemi della sua nazione che sono, purtroppo, gli stessi che molti altri Paesi devono affrontare, generati ed alimentati sempre dalle medesime cause.
“Occorre – ha continuato l’ottantottenne Beji Caid Essebsi, dalle origini italiane (il bisnonno era sardo) - che il mondo sia cosciente che se il terrorismo è qui, allo stesso modo può manifestarsi ovunque…. e non ha importanza da dove proviene. Attualmente siamo tutti preoccupati; tutti i Paesi lo sono ed è per questo che bisogna agire insieme”.
“In questo momento – ha dichiarato ancora Essebsi - la Tunisia è più esposta di altri Stati perché ha fatto dei progressi nelle strutture politiche e nell'organizzazione dello stato democratico. Non siamo al livello dei Paesi Europei, ma non siamo nemmeno tanto distanti da essi, salvo che sul piano economico, dove abbiamo bisogno di cooperazione. So che tra noi e l’Europa vi è molta simpatia, ma sul piano del sostegno economico siamo ancora molto lontani dall’ottenerlo. Abbiamo bisogno di aiuto, perché se la Tunisia migliorerà la sua situazione economica, penso che l’Europa migliorerà la sua sicurezza”. Il terrorismo “è un fenomeno importato, internazionale” e quindi per prevenirlo – ha ribadito il Presidente tunisino alla delegazione del Parlamento Mondiale per la Pace - vi è la necessità di raccogliere gli sforzi per sradicarlo, in quanto rappresenta un pericolo per tutti i Paesi.
Relativamente all’Italia aggiunge: “Conosco il problema che l’immigrazione selvaggia causa al vostro Paese, (ricorda “i piccoli battelli che partono per andare a Lampedusa”), ma tuttavia l’Italia si comporta con molta umanità, con molto senso di responsabilità. L’Italia (che “conosce bene il terrorismo, meglio di altri”) ha i suoi problemi. Tutto il mondo ha i suoi problemi, ma occorre che ogni Paese si preoccupi e riservi una piccola parte di attenzione a quello che sta accadendo a noi”.
Infine, nel salutare Maiolese e la delegazione, conclude: “vi ringrazio di aver pensato alla Tunisia, di questa visita e vi incarico di un messaggio di amicizia per tutti gli italiani che io amo molto per ragioni personali”.

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