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Attentato a Tunisi: “Il bersaglio non erano i turisti ma il Parlamento”

Attentato a Tunisi: “Il bersaglio non erano i turisti ma il Parlamento”

La testimonianza di Sandro Fratini, Deputato e Vice Ministro del Parlamento Mondiale degli Stati per la Sicurezza e la Pace in Tunisia

Autore: Rita Sanvincenti/mercoledì 18 marzo 2015/Categorie: Attualità

Da Tunisi l'On. Sandro Fratini, Deputato del Parlamento Mondiale degli Stati per la Sicurezza e la Pace di cui è anche Vice Ministro dello Sviluppo Economico, che da quindici anni vive a Tunisi, testimonia l’estrema gravità della situazione nella capitale attaccata dai terroristi.
Onorevole Fratini, qual è la situazione a Tunisi?
Dopo l’attentato, alle 15 di questo pomeriggio, ancora non ci sono dati certi e ufficiali. Li stiamo aspettando. Al momento pare che ci siano 19 morti e 36 o 38 feriti. Dei morti pare che 4 siano italiani di cui non abbiamo i nomi.
Perché vi sono queste difficoltà ad avere notizie precise?
Vi sono quattro ospedali. Io sono andato in quello centrale e lì sono riuscito solo a visitare una signora milanese che è stata colpita di striscio ad una gamba, da una pallottola. Stava per entrare in sala operatoria e quindi ho avuto appena il tempo di salutarla. Gli altri feriti sono sparsi in diversi ospedali, e fino ad un’ora fa le ambulanze continuavano a trasportare feriti. Hanno colpito nel cuore della Tunisia, nel posto più frequentato dai turisti.
Secondo il suo parere l’intento era quello di colpire proprio i turisti? 
No, questo attentato era diretto al Parlamento tunisino. Oggi si votava la legge contro il terrorismo ed inoltre questa mattina è stata smantellata un cellula terroristica. La sede del Parlamento e il Museo si trovano nello stesso edificio. I tre attentatori non sono riusciti ad entrare dove erano diretti perché, vestiti da militari, portavano armi non convenzionali: così sono stati bloccati e si sono rifugiati nel museo.
Quindi è stata una tragica fatalità? 
Assolutamente sì. Erano diretti al Parlamento, non al museo e non contro i turisti. 
Cosa accadrà adesso?
Ci saranno sicuramente delle ripercussioni. Le persone adesso hanno paura.
Esiste il pericolo di nuovi attentati?
No, ma spero che questo faccia aprire gli occhi a tutti, anche all’Europa. Se non portiamo avanti un’azione comune continueranno gli attacchi. Se pensiamo da soli, singolarmente, di vincere il terrorismo, non otterremo niente. Speriamo che almeno da questo Paese si risponda con una lotta senza tolleranza.
Per quanto riguarda il turismo vi saranno delle conseguenze?
Presumo che sarà un colpo non indifferente per l’economia: i turisti ci penseranno bene prima di venire qui, annulleranno le vacanze programmate… Forse questo attentato è stato messo in atto anche per destabilizzare il Paese.
Per lei che risiede a Tunisi da tanti anni, che conosce bene questa città e la sua storia, come vive questa situazione?
In questa città ho vissuto anche il periodo della rivoluzione, con tutto ciò che ha significato prima, durante e dopo. Sinceramente quello che è accaduto oggi non ce lo aspettavamo o forse, piuttosto, dovevamo aspettarcelo… Subiamo una pressione troppo forte ai confini del Paese. La Tunisia si trova con l’Algeria da una parte e la Libia dall’altra: fino ad oggi è andata anche troppo bene, ma adesso, sicuramente, dopo quello che è accaduto, dovrà essere fatto qualcosa. Sul versante dell’Algeria il problema del terrorismo è presente già da molto tempo e adesso lo abbiamo anche su quello libico. E’ difficile resistere a tutto questo.

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