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Michele Pantaleone, l’insegnamento di un grande villalbese

Michele Pantaleone, l’insegnamento di un grande villalbese

Autore: Anonym/lunedì 10 giugno 2013/Categorie: Attualità, Italia, Sicilia

La memoria ha un’importanza fondamentale di cui ci rendiamo conto solo quando di fronte abbiamo insistenti spinte all’oblio. Un’azione per la cancellazione della memoria storica è stata intrapresa nei confronti di Michele Pantaleone, ma il tempo cambia gli eventi, ribalta le situazioni e dal nulla fa emergere domande e curiosità.

Chi era Michele Pantaleone? Dire soltanto che era un politico, un giornalista e uno scrittore di fama internazionale apparirebbe stranamente “riduttivo”, perché, sembra che si sia detto tutto, e in realtà non si è detto nulla di comprensibile finché non puntiamo i riflettori sul personaggio. Michele Pantaleone nasce a Villalba (CL) il 30 novembre 1911 e già durante la Seconda guerra mondiale inizia il suo lavoro d’esperto di dinamiche mafiose in Sicilia, un lavoro doppiamente pericoloso, in primis per il tema scottante, e in secondo luogo perché proprio Villalba in quegli anni era il regno indiscusso del più potente capomafia di tutti i tempi, il celeberrimo Calogero Vizzini, detto Don Calò. Questo lo portò ad essere sin da subito un personaggio scomodo, e il suo carattere focoso e irruente non contribuì a migliorare la nomea che lo rese famigerato all’interno dei confini del proprio paese. Ma più la sua fama interna diminuiva, più cresceva la gloria internazionale sia per il suo lavoro di denuncia contro i soprusi della criminalità che per la sua lotta alla mafia, quella mafia che aveva a due passi da casa.

Sono trascorsi ormai undici anni dalla dipartita di Michele Pantaleone, avvenuta a Palermo il 12 febbraio 2002 all’età di 90 anni, e una misteriosa forza si spinge a squarciare il velo d’oblio, quella patina di silenzio che odia la memoria di chi potrebbe essere d’esempio per le generazioni future, se non nel carattere almeno nella caparbietà. Basti pensare che lo scrittore villalbese fu tra i primi a capire e soprattutto a parlare apertamente dell’intreccio tra mafia e potere, denuncia che emerse già nel suo primo libro “Mafia e politica” edito da Einaudi nel 1962, e da allora fu sempre in prima linea per combattere il fenomeno mafioso. Nel 1969 vinse la seconda edizione del Premio Brancati (la prima fu vinta da Elsa Morante), molti anni dopo stava per essere candidato al premio Nobel ma a causa di un anonimo ostracismo la richiesta non arrivò mai a Stoccolma, riuscì a sfuggire a ben tre attentati, e in seguito conobbe ed ebbe larghe discussioni sulle dinamiche mafiose pure con il giudice Giovanni Falcone.

La sua carriera politica che iniziò nel suo paese dove fu segretario della sezione del PSI lo portò a diventare deputato al Parlamento Regionale Siciliano dal 1947 al 1951 e lì intraprese le lotte per dare le terre ai coltivatori e partecipando attivamente al movimento contadino; fu il primo firmatario della Riforma Agraria in Sicilia nel 1950 e prese parte a centinaia di processi come quello contro il ministro Giovanni Gioia, il primo politico della storia ad aver avuto in sentenza la dicitura "È mafioso".

Innumerevoli furono le sue testimonianze scritte, che spesso anticiparono la corrente dei tempi, tra cui "Mafia e droga" nel 1966 e "Antimafia: occasione mancata" nel 1969, anch'essi editi dalla casa editrice Einaudi. Nel 1970 uscì il film-documentario “Il sasso in bocca” del regista Giuseppe Ferrara con la consulenza di Michele Pantaleone, girato anche a Villalba con la partecipazione di numerose comparse locali tra cui lo stesso Pantaleone, che, in seguito, trasformò in libro dal titolo “Il sasso in bocca. Mafia e Cosa nostra” (Cappelli); nel 1984, infine, pubblicò “A cavallo della tigre” (Flaccovio), molto autobiografico e sicuramente l’opera più matura

Oggi, dopo più di un decennio di silenzio, il ricordo riemerge nella sua Villaba amata, come diceva lui, “a morsi e baci” e che ospitò illustri personaggi provenienti da tutto il mondo come il fotografo cileno Sergio Larraín, lo scrittore e pittore Carlo Levi, il sociologo Danilo Dolci, l’amico pittore Pippo Madè e molti altri notabili come lo scrittore Gino Pantaleone e il giornalista Ignazio Maiorana che ne ricordano con gioia quella figura di straordinaria forza e coraggio inarrestabile di fronte a ogni ostacolo.


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