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A Firenze lo Scoppio del Carro

A Firenze lo Scoppio del Carro

“Nella sua intima natura, è l’espressione della fede di una città”, ha dichiarato nella sua omelia l’Arcivescovo Cardinale Betori

Autore: Rita Sanvincenti/lunedì 1 aprile 2013/Categorie: Attualità, Italia, Toscana

Lo Scoppio del Carro rimane al centro della Santa Pasqua fiorentina: evento spettacolare che esercita sempre un fascino irresistibile sugli abitanti della città come sui turisti, mai scoraggiati nemmeno dal clima e dalle condizioni metereologiche non favorevoli, come quelle di quest’anno. E' una tradizione cara alla città, un rito che oggi più che mai appare mantenere un profondo valore, un grande significato religioso e culturale che affonda le sue radici all’epoca delle prime crociate. In questa ottica già lo scorso anno era stato recuperato quel legame tra il Sacro Fuoco acceso dalle pietre focaie provenienti dal Santo Sepolcro, portate a Firenze dal Crociato Pazzino di Ranieri de’ Pazzi, che le aveva avuto in dono da Goffredo di Buglione e lo Scoppio del Carro. La riforma liturgica del 1959 aveva infatti separato i due eventi, come ha ricordato l’arcivescovo di Firenze Cardinale Giuseppe Betori nella sua omelia pasquale. Ieri, nel giorno del Sabato Santo, infatti, i Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme hanno scortato il trasporto del Fuoco acceso con le Pietre Sacre, dalla splendida chiesa dei SS. Apostoli dove sono conservate, fino alla Cattedrale di Santa Maria del Fiore, con lo storico Corteo composto dalle autorità religiose, civili, dal Gonfalone, dalle squadre del Calcio Storico Fiorentino, dagli Sbandieratori. Con il Fuoco sacro è stato acceso, dall’Arcivescovo, il cero pasquale.
Al mattino della Domenica di Pasqua, con l’arrivo del Corteo storico e del Carro trainato da due coppie di buoi, hanno avuto inizio i riti in Battistero con il Canto dell’Ora Terza, presieduti dall’Arcivescovo Cardinale Betori, con i Canonici del Capitolo Metropolitano, con i Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro e con le Autorità Civili, il Sindaco Matteo Renzi e il Presidente del Consiglio Comunale Eugenio Giani.
Nel frattempo – come da tradizione - si è svolto il sorteggio degli incontri delle squadre del Calcio in Costume: quest’anno si affronteranno Bianchi di Santo Spirito e Rossi di Santa Maria Novella, Verdi di San Giovanni e Azzurri di Santa Croce.
Dal Battistero, poi, si è mossa la processione introitale nella Cattedrale per la messa Pontificale. Al “Gloria” è stata accesa la miccia che ha fatto partire la colombina diretta ad incendiare il Carro: perfetto il viaggio di andata, ma quello di ritorno all’altare non è stato completato mentre il carro ha continuato a scoppiettare molto rumorosamente lasciando alla fine aprirsi le bandierine poste sulla sua sommità. Non ottimo, dunque, l’auspicio per il prossimo raccolto, secondo l’interpretazione popolare data al volo della colombina.
Nell’omelia, dedicata in buona parte ai problemi più gravi e pressanti di questo periodo storico, (“Viviamo in una società che oscilla – ha detto Betori - tra pericolosi progetti di ridisegnare l’alfabeto dell’umano – quello della realtà personale, nella stessa identità corporea, e quello delle istituzioni sociali – e l’oscuramento degli orizzonti nonché la sfiducia più cupa … Vale questo per l’economia come per la politica; vale per le nostre vicende personali e quelle delle nostre famiglie. Vale anche per gli scenari ampi del mondo, segnati dall’ombra sanguinosa di tanti conflitti, e qui il nostro pensiero va in primo luogo alla tragica situazione della Siria e, con essa, di tutto il Medio Oriente)”, l’arcivescovo ha preso le mosse proprio dallo Scoppio del Carro”, definito “momento di festa e di gioia, in cui il fragore delle esplosioni e la luce dei fuochi riempie anzitutto il Paradiso, come anticamente era chiamato lo spazio tra il Battistero e la Cattedrale, il tragitto che univa il luogo in cui il Battesimo ci fa cristiani a quello in cui l’Eucaristia ci edifica e ci manifesta come comunità dei discepoli del Signore”. Come dire, simbolicamente, che “la Pasqua del Signore illumina sia il nostro diventare cristiani sia il crescere in tale identità. Ma questo stesso vorticoso turbinio di tuoni e di luci vuole riempire l’intera città e vuole che essa conosca quanto è accaduto nella notte della Pasqua, il cui significato risplende per noi in questo giorno santo”. “Lo spettacolo del Carro, nella sua intima natura - ha aggiunto - è l’espressione della fede di una città, che nella sua storia ha riconosciuto e oggi è chiamata ancora a riconoscere che solo dalla presenza di Cristo può venire una luce capace di sconfiggere le tenebre che assediano la vita dell’uomo e la sua convivenza sociale”.

 

Foto di Olga Gomenyuk

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