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"Secondoatto" di Perino e Vele a Martina Franca

OPERE D’ARTE DI CARTAPESTA IN MOSTRA NELLE SALE AFFRESCATE DEL PALAZZO DUCALE

Author: Anonym/jueves, 5 de septiembre de 2013/Categories: Realidad, Arte, Italia, Puglia

“Secondoatto” è il titolo della mostra d’arte contemporanea di Perino e Vele, ospitata nelle splendide sale affrescate del Palazzo Ducale nel cuore della città di Martina Franca. Protagonista indiscussa dell’esposizione è la cartapesta.
La mostra, aperta al pubblico fino al 29 settembre, è a cura di Marta Ragozzino (Soprintendente ad interim per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Puglia), in collaborazione con il comune di Martina Franca e con la XXXIX edizione del Festival della Valle d’Itria. E’cofinanziata dalla Regione Puglia, con Fondi Eurorpei e patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
L’esposizione d’arte contemporanea si struttura seguendo una prospettiva interdisciplinare, tesa al dialogo con le note del Festival della Valle d’Itria. Non a caso la mostra è intitolata “Secondoatto”: il titolo fa riferimento alle tematiche musicali del Festival.

Nove le opere scultoree esposte. La mostra è aperta da una icastica e spiazzante “pelle di elefante” forata da pallottole, che accoglie all’esterno i visitatori, creando il primo cortocircuito visivo e concettuale. Questa prima opera sembra un gigantesco costume che si lascia cadere dall’alto appeso a corde d’acciaio. L’installazione “The end of second act” (2007) richiama le corde da bucato stese nei vicoli napoletani, ma l’immagine potrebbe rappresentare anche un animale sacrificato e i proiettili, oltre a forare la pelle, bucano anche gli edifici che lo circondano, in un mondo che non ha eliminato la tortura e la guerra.
Nelle sale di rappresentanza del Palazzo Ducale continua la mostra. Dalla scultura – archivio che riprende le pagine di un manuale segreto della CIA del 1963 in cui erano descritti orribili metodi di tortura, si apre un percorso dove ogni stanza è contenitore di un’opera plastica.

Nella quinta sala l’opera “Senza titolo” (2000) riproduce seppur con pochi elementi una discarica: un materasso matrimoniale e due poltrone consumate, l’opera si lega all’emergenza rifiuti in Campania, regione d’origine dei due artisti Perino e Vele.
La mostra si conclude con l’ultima sala, l’ottava adibita all’esposizione. “Attenzione! Pericolo di contaminazione” (1998) si lega ancora alla questione dell’inquinamento legata alla perenne emergenza di rifiuti che fagocita e prende il sopravvento sugli oggetti abbandonati. La scultura, molto particolare nel suo genere, rappresenta una poltrona sulla quale siede simpaticamente un cactus: oggetti della vita quotidiana che in un certo senso negano se stessi.

La premiata ditta Perino e Vele (Emiliano Perino, New York, 1973; Luca Vele, Rotondi, 1975) privilegia l’utilizzo della cartapesta per la realizzazione delle proprie opere. Macinando quotidiani di vari colori, riciclano le pagine in un miscuglio di parole ed immagini, un impasto mediatico, che una volta plasmato, torna a comunicare sotto forma di scultura. I due scultori di origine campana, con le loro opere, che sembrano lievi e scherzose, producono un ragionamento assai critico verso l’attualità. Modellano la cartapesta come si trattasse di pietra o bronzo, argilla o ferro, costruiscono forme che sono anche sostanza, fanno opere monumentali usando un materiale leggero e povero che appartiene alla tradizione più popolare. Utilizzano, per la loro cartapesta, i giornali, che determinano con il loro colore, l’effetto finale della forma.

La mostra di Perino e Vele, carica di valenze simboliche, trova la sua location nelle sale storiche del Palazzo Ducale, decorate dal pittore Domenico Carella e dalla sua scuola, di cui quest’anno ricorre il bicentenario della morte. L’edificio, nel cuore del centro storico di Martina Franca, sorge sui resti dell’antico castello di Raimondello del Balzo Orsini, costruito nel 1338. Nel 1668 si diede l’avvio dei lavori di costruzione dell’attuale Palazzo. Il progetto prevedeva oltre trecento stanze, cappelle, stalle, cortili e un teatro, ma i lavori di costruzione si rivelarono ben presto troppo onerosi cosicché non venne mai ultimato se non la sua ala orientale. 

Nell’edificio l’elemento rinascimentale si incrocia con il Barocco d’ispirazione leccese e l’impronta architettonica leccese. La facciata, in tipico stile barocco, è divisa orizzontalmente da una balconata in ferro battuto e verticalmente da lesene. Superato il grandioso ingresso, un ampio scalone conduce al piano superiore. Giunti nell’ala di rappresentanza del Palazzo è possibile ammirare come si fondono, in perfetta armonia, le antiche decorazioni del pittore Carella con le attuali sculture del duo di artisti.

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