it-ITen-USes-ESba-RU

NEL GORGO DELLA PASSIONE AMOROSA

NEL GORGO DELLA PASSIONE AMOROSA

Un inedito dittico musicale per raccontare la tragica fine di due folli amori. Regia teatrale poco convincente di Emma Dante. Eccellente la direzione orchestrale di Michele Mariotti. Una impeccabile e affascinante Anna Caterina Antonacci è l’interprete della Voix humaine di Francis Poulenc. Ottimo il cast della Cavalleria di Mascagni

Autore: Anonym/lunedì 8 maggio 2017/Categorie: Attualità, Teatro, Italia

Teatro Comunale di Bologna 9-18 aprile 2017
LA VOIX HUMAINE di Francis Poulenc con Anna Caterina Antonacci.
CAVALLERIA RUSTICANA di Pietro Mascagni
Direttore Michele Mariotti. Regia di Emma Dante. Assistente alla regia Gianni Marras. Con Marco Berti (Turiddu), Gezim Myshketa (Alfio), Carmen Topciu (Santuzza), Anastasia Boldyreva (Lola), Claudia Marchi (Lucia); Sabrina Vicari, Mariella Celia Marta Zollet, Silvia Giuffré, Samuel Salamone, Yannick Simons. Scene di Carmine Maringola. Assistente alle scena Roberto TusaCostumi di Vanessa Sannino. Luci di Cristian Zucaro. Coreografia di Manuela Lo Sicco. Maestro del Coro Andrea Faidutti.


Due donne sopraffatte da una folle passione amorosa sono le protagoniste principali di un inedito e impeccabile dittico musicale composto da La voix humaine di Poulenc e Cavalleria rusticana di Mascagni che ha debuttato al Teatro Comunale di Bologna per la regia di Emma Dante e la direzione musicale di Michele Mariotti. Il testo di Jean Cocteau è un delirante monologo al telefono che per la regista palermitana diventa l’occasione di una analisi particolarmente complicata ma suggestiva di questo straordinario personaggio femminile; perché quelle parole dette al telefono ad un uomo di cui non si sente mai la voce, e che forse non c’è, possono anche essere non vere, immaginate, possibili ma non reali, come dette in sogno. La scena infatti è data dalla stanza di un ospedale psichiatrico che intende restituirci un ambiente decisamente onirico quasi felliniano, con Elle (una donna senza nome) in una elegantissima vestaglia rosa che si alza dal letto, vi ritorna, vi si sdraia nervosa sempre con quel telefono fra le mani e il lungo filo nero che si avvolge fra le dita, intorno al collo, in preda ad una cupa follia. Questo spazio decisamente simbolico viene attraversato, altresì, da inquietanti figure di infermiere, e da una inaspettata coppia di ballerini che entra ed esce a passi di tango. Passato e presente si mischiano fino a quando quel filo del telefono viene spezzato per una comunicazione impossibile, come se ci trovassimo all’interno di un “doppio sogno” dove ogni desiderio può diventare realtà, come quello che Elle uccida il suo invisibile amante. Tuttavia, questi diversi piani di irrealtà non permettono una perfetta e immediata adesione a quelle parole che ci dicono dello strazio di volere “vivere una folle felicità”. Ma Anna Caterina Antonacci è assolutamente straordinaria e commovente nel restituirci con la voce del suo canto la fragilità e i mutevoli sentimenti di una donna perdutamente innamorata. Con Cavalleria Emma Dante adotta, invece, un disegno registico più vicino alle sue corde espressive, iniettandoci però dentro una buona dose di grottesco e di giocoso sarcasmo nel circondare la passione di Santuzza (una bravissima Carmen Topciu) per Turiddu, (un sorprendente Marco Berti) con situazioni sceniche spurie e distraenti come quel Cristo nero che incespica spesso nel portare la sua croce, o il gruppo di pie donne che richiamano il bolognese Compianto di Niccolò dell’Arca, o quelle figure femminili bardate da destrieri come al circo, o l’incessante sventolio di ventagli, e il forte schioccare della frusta di Alfio (un autorevole Gezim Myshketa), in una scenografia di Carmine Maringola che non è una piazza di paese ma tre sezioni semoventi della facciata di una casa baronale, con i suoi balconcini e ballatoi, che producono un deciso effetto straniante sull’intero dramma: come se Emma Dante avesse voluto mettere una distanza fra sé e quelle donne troppo passionali, non ne condividesse i comportamenti, né le scelte finali. A lei, comunque, il pubblico ha riservato applausi calorosi e convinti come a Michele Mariotti che ha diretto meravigliosamente due spartiti molto diversi fra di loro ma tenuti insieme da una unità stilistica e di suono lucida e feconda.

Foto di Rocco Casalucci

Copyright 2017 Aurora International Journal - Aurora The World Wide Interactive Journal.
Vietata la riproduzione anche parziale dei presenti contenuti.

Numero di visite (15708)/Commenti (0)

Tags:

Archivio