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Una fiaba poetica e affascinante il “Flauto magico” di Lindsay Kemp a Livorno

Una fiaba poetica e affascinante il “Flauto magico” di Lindsay Kemp a Livorno

Una versione “classica” dell’opera mozartiana, senza forazture registiche, apre la stagione lirica del Goldoni

Autore: Anonym/lunedì 14 novembre 2016/Categorie: Attualità, Teatro, Italia, Toscana

Coreografo, ballerino, regista, Lindsay Kemp, inglese purosangue, abita ormai da molti anni a Livorno, innamorato dell’Italia e del mare della costa tirrenica. Porta la sua firma di grande prestigio – come regista, scenografo, costumista e autore delle luci (Kemp è autore di teatro “totale”) - l’allestimento de “Il flauto magico” di Mozart che ha aperto la stagione del Teatro Goldoni di Livorno (lo spettacolo è coprodotto con il Verdi di Pisa e il Giglio di Lucca). Un “Flauto magico” che non cerca attualizzazioni forzate nella messa in scena, il suo, né trasferimenti in contesti storici e geografici improbabili per spiazzare e sconcertare il pubblico. Il “Flauto magico” di Kemp è e rimane una fiaba esotica, ambientata in una cornice tra la classicità ed un Egitto monumentale e iniziatico, come nell’originale di Schikaneder e Mozart, e più che mai una leggenda poetica da guardare con gli occhi di un bambino; non per nulla è aperta, fantasticamente, dallo spavento legato all’entrata in scena di un drago fumante e minaccioso. L’allestimento era affidato, dal punto di vista musicale, alla bacchetta del maestro serbo Dejan Savic, sul podio dell’Orchestra della Toscana. Partecipava allo spettacolo anche il CTL, Coro Lirico Toscano, che come l’Ort ha mostrato la misura del suo valore. I cantanti, quasi tutti giovani, hanno contribuito alla freschezza e alla solarità dello spettacolo: coppia di protagonisti di ottima qualità Blagoj Nacoskj (Tamino) e Yukiko Aragaki (Pamina), un gradino sopra agli altri insieme al brillantissimo, trascinante Papageno di Willima Hernandez. Se questo baritono costaricano non aveva convinto in pieno come Figaro del “Barbiere” sempre del Goldoni, nella parte di Papageno ha trovato la sua collocazione ideale, sia come vocalità che come trascinante efficacia teatrale. Sua spiritosa e vivace partner la Papagena di Silvia Lee. Srastro è Manrico Signorini, carismatico come richiede il ruolo del Gran sacerdote, e via via più convincente sul piano vocale, Il ruolo tecnicamente vertiginoso della Regina della Notte è stato ricoperto, in alternanza, da Sarah Baratta e da Maria Laura Martorana. Buono il Monostato di Antonio Pannunzio: di rilievo maggiore rispetto al peso della parte l’Oratore degli iniziati dei Eugenio Di Lieto. Autorevoli sul piano interpretativo le Dame della Regina: Barbara Luccini, Roxana Herrera Diaz, Sara Paone e Carlotta Vichi (quattro cantanti per tre parti, nelle due repliche). 

Foto di Augusto Bizzi

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