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“I pescatori di perle”; le melodie di Bizet conquistano il pubblico dell’Opera di Firenze

“I pescatori di perle”; le melodie di Bizet conquistano il pubblico dell’Opera di Firenze

Torna un’opera quasi del tutto uscita dalla programmazione dei teatri lirici

Autore: Anonym/venerdì 26 febbraio 2016/Categorie: Attualità, Musica, Teatro, Italia, Toscana

È quasi uscita dal repertorio, e dalla programmazione abituale dei nostri teatri lirici, “I pescatori di perle” di Georges Bizet, che invece ha avuto grande fortuna in Italia fino agli anni Cinquanta-Sessanta. Così, per lo spettatore di un teatro d’opera che lo metta in cartellone, questo del giovane (venticinquenne) Bizet si presenta come un titolo “strano” e inconsueto. Alla prova della rappresentazione, però, questo esotico melodramma in tre atti (dalla vicenda, in realtà, non troppo originale né interessante), riesce - irresistibilmente - a conquistare il pubblico, all’ascolto della bellezza insinuante e coinvolgente delle sue melodie. A cominciare da quella, splendida, del duetto tenore-baritono “Au fond du temple saint” – felicissima, ammaliante, quasi commovente – in cui gli amici-rivali Nadir e Zurga rievocano nella memoria la visione magica della bellezza della “déesse” Leila, quando entrambi la videro per la prima volta: e non sanno, i due, quanto presto si troveranno a reincontrarla…
Un successo grandissimo, al nuovo teatro dell’Opera di Firenze, “Les pecheur de perles” sotto la direzione musicale di Ryan McAdams, giovane bacchetta americana in fortissima ascesa: che ha saputo esaltare il fascino, la presa infallibile della ricchissima, inesauribile vena melodica che pervade tutta l’opera, anche nei momenti più concitati e nelle numerose scene corali. Adeguata la prova degli interpreti, che nel primo cast sono Ekaterina Sadovnikova (Leila), Jesus Garcia (Nadir) e Luca Grassi (Zurga) accanto a Nicolas Testè , il sacerdote Nourabad in tutti e due i cast. Tra le varie versioni dell’opera – che come tutte quelle di Bizet, la “Carmen” compresa, fu all’inizio un insuccesso – è stata prescelta quella originaria in cui Zurga, pure follemente ingelosito ed esacerbato dall’amore tra Leila e Nadir, ridà loro la libertà lui stesso salvandoli dal supplizio cui erano destinati. I due, infatti, avevano violato la sacralità e l’intangibilità di lei, vergine dedicatasi a Brahma perché lo pregasse per i pescatori di perle durante le loro sempre rischiose uscite in mare. La regia è quella – utilizzata già da diversi teatri e fissata anche in dvd - di Fabio Sparvoli: uno spettacolo con qualche forzatura e incongruenza completato dalle coreografie di Annarita Pasculli (curiosa una sorta di “haka” nell’ultimo atto) e dalle scene suggestive di Giorgio Ricchielli e dai costumi di Alessandra Torella a evocare gli scenari di Ceylon in cui si svolge la vicenda.
In ogni caso, il pubblico di Firenze ha gradito anche la messa in scena, perché meno rivoluzionaria dei recenti “Rigoletto” e “Suor Angelica” in cui registi e scenografi erano stati, alla fine delle “prime”, letteralmente sommersi dai fischi. 

Ph    

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