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I segreti di una famiglia e di una vita ne “Il prezzo” di Miller con Umberto Orsini

I segreti di una famiglia e di una vita ne “Il prezzo” di Miller con Umberto Orsini

Un eccezionale quartetto di interpreti nello spettacolo in tour per l’Italia ed ora a Milano

Autore: Anonym/giovedì 4 febbraio 2016/Categorie: Attualità, Teatro, Italia

“Il prezzo”. Quello di tutta la mobilia della casa di suo padre, scomparso da tanti anni, che il poliziotto Victor (l’interprete è Massimo Popolizio) cerca faticosamente di cedere ad un compratore bizzarro: il vecchio ebreo Solomon (Umberto Orsini), figura pittoresca ed enigmatica, quasi irreale, una sorta di filosofo ex gaudente portatore a 90 anni di amara saggezza e di enormi disgrazie, come l’intera sua razza. Il “prezzo” – su un altro piano - è anche quello che Victor, decenni prima, ha scelto di pagare (e di far pagare, in prospettiva, anche alla moglie) rinunciando agli studi, e quindi a un avvenire migliore e più agiato, alla sua stessa vita pur di restare premurosamente accanto al padre, rovinato dalla crisi economica del 1929. Una verità ambigua e nascosta, che emerge piano piano, nel dramma, grazie alla rivelazioni del fratello Walter, uomo di successo, che torna a incontrarsi e a confrontarsi con Victor nel momento della vendita dei mobili della casa: un tempo, Walter si distaccò bruscamente dal padre e dal fratello, lasciandoli al loro destino, negando a Victor i pochi soldi che gli sarebbero serviti per continuare gli studi. Ma ora apprendiamo che il padre, in realtà, aveva ancora delle disponibilità finanziarie, ma pretendeva che Victor restasse sempre accanto a lui, di fatto annullando se stesso. “Il prezzo”, di Arthur Miller, torna sulla scene italiane in un allestimento che ora è al Teatro Strehler di Milano: Popolizio, che è anche regista oltre che protagonista, torna a quel Piccolo dove ha lavorato a lungo con Luca Ronconi, di cui era uno degli attori di fiducia da decenni. Il testo, degli anni Sessanta, parla – come altri di Miller (a cominciare da “Morte di un commesso viaggiatore”) – di crisi economica, e anche di difficili, complesse, dolorose dinamiche familiari. Lentamente emergono segreti e lati oscuri che erano rimasti sempre nascosti: alla fine, però, resta anche spazio per una consolante, anzi toccante luce di umanità: quando la moglie (Alvia Reale), dopo tanta acidità e recriminazioni, e poi rabbia quando scopre la spiacevole verità su Victor, ha un inatteso, commovente momento di intenerimento e di accettazione verso di lui. È questo, forse, l’amore tra un uomo e una donna: nonostante tutto quello che può succedere o essere successo…
Da attore di grande valore, Popolizio cura nel suo spettacolo soprattutto l’alta qualità della recitazione, che arriva nei quattro interpreti alle soglie del virtuosismo, di vertiginosi tocchi di bravura. Ai confini, però, di una formalismo, sia pure magistrale dai risultati da ammirare e da assaporare che paradossalmente distrae dal nucleo narrativo e umano della storia. A Orsini, al suo Solomon che è una sorta di “angelo sporco”, di esattore dell’anima, la regia regale uno straordinario assolo finale – danzato – che calamita inevitabilmente applausi fragorosi e entusiastici.

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