it-ITen-USes-ESba-RU

MOZART NEL CENTRO BENESSERE: “COSI’ FAN TUTTE” CON L’ORCHESTRA IN PISCINA

MOZART NEL CENTRO BENESSERE: “COSI’ FAN TUTTE” CON L’ORCHESTRA IN PISCINA

Pubblico diviso dalla bizzarra messa in scena dell’opera nella stagione del Maggio Fiorentino. Applausi solo per la parte musicale dello spettacolo

Autore: Anonym/mercoledì 21 ottobre 2015/Categorie: Attualità, Musica, Teatro, Italia, Toscana

Wolfgang Amadeus Mozart in piscina. In un centro benessere. Forse, anche, in un albergo di lusso (di quegli anni Cinquanta in cui l’allestimento è dichiaratamente ambientato dalla regia). È il “Così fan tutte” della Fondazione Maggio Musicale Fiorentino, andato in scena al nuovo teatro dell’Opera con la direzione di Roland Boer e la regia di Lorenzo Mariani; scenografo il quotatissimo Maurizio Balò, costumista Sylvia Aymonino. Nella piscina (ovviamente senz’acqua), da cui emergono a più riprese i personaggi dell’opera, sta collocata per i due atti anche l’Orchestra del Maggio, che il direttore – anche maestro al fortepiano durante i recitativi – guida, senza dubbio, con sicurezza e con più che rispettabili esiti musicali, restando a metà tra una rilettura programmaticamente attenta a presupposti filologici ed una resa più tradizionale, più abituale per i frequentatori dei teatri d’opera. È l’ouverture, semmai, resa con un suono personale, secco e asciutto, a far presagire un’interpretazione “musicologica” che poi non arriva, pure nella rigorosa cura della lettura strumentale e della guida delle voci da parte del direttore. Bene i sei interpreti, anche se il trionfo al debutto è stato addirittura eccessivo: nel cast titolare – quello cioè della prima – Carmela Remigio e Anna Goryachova (rispettivamente Fiordiligi e Dorabella), Dimone Alberghi e Juan Francesco Gatell (i loro innamorati Guglielmo e Ferrando), Giulia Semenzato (Despina scenicamente esuberante, come deve essere) e Omar Montanari (Don Ferrando, che la regia trasforma - chissà perché – in uno scrittore, con macchina da scrivere quasi sempre a portata di mano, un po’ gay “alla Paul Bowles o alla Truman Capote”, come dichiara il regista). Invenzioni e trovate bizzarre a getto continuo, dentro o fuori dal palcoscenico, rischiano di distrarre lo spettatore se non dall’azione quanto meno dal clima tutt’altro che pirotecnico e carnevalescamente giocoso del capolavoro mozartiano, le cui intonazioni trasognate, liriche, quasi irreali riaffiorano comunque – per fortuna – dalle suggestive, a momenti sublimi bellezze della partitura, a cui Boer, l’Orchestra, l’ottimo Coro del Maggio e i cantanti rendono adeguatamente giustizia. Le due cantanti vedono le loro forme valorizzate – per dire così… – dagli abiti o costumi indossati: colorate e improbabili tenute da bagno vengono, con ironia, inflitti anche a coristi e comparse dal fisico non propriamente impeccabile, con effetto divertente ma un po’ facile. È da dire, tuttavia, che – in questa sarabanda di colori e di scene indubbiamente accattivanti alla vista - il regista lavora sui cantanti riuscendo a ottenere da loro una convincente, anzi brillante prova da attori: cosa che, si sa, è tutt’altro che scontata quando si mette in scena un’opera. Il pubblico resta diviso: alla prima, molti “buu” – più all’intervallo che alla fine, in verità – ma anche tanti appalusi e consensi per regista, scenografo, costumista e i loro collaboratori.



Copyright 2015 Aurora International Journal - Aurora The World Wide Interactive Journal.
 Vietata la riproduzione anche parziale dei presenti contenuti.

Numero di visite (19135)/Commenti (0)

Archivio