it-ITen-USes-ESba-RU

L’UOMO E IL CAVALLO, ALLEANZA SENZA TEMPO

L’UOMO E IL CAVALLO, ALLEANZA SENZA TEMPO

Ricco di suggestioni arcaiche e barbariche la “Partitura” di Giovanni Lindo Ferretti che ha come protagonista un gruppo di splendidi cavalli

Autore: Anonym/giovedì 2 ottobre 2014/Categorie: Attualità, Teatro, Italia, Toscana

“Se questa umanità abbandona il cavallo al destino di animale in via di estinzione condanna se stessa”. Così Giovanni Lindo Ferretti, ex leader di gruppi rock ai confini del punk come CCCP e CSI (incamminatosi poi per un percorso artistico, intellettuale e perfino spirituale personale e profondamente sentito), all’inizio del suo “Partitura per voce, cavalli, incudine con mantice e bordone”, presentata da Corte Transumanante di Masseta – Libera compagnia di uomini, cavalli e montagne. Nuova tappa di questo itinerario creativo di Ferretti – ormai una sorta di asceta. Se non profeta che si esprime in un linguaggio che fonde musica e tutti i generi di spettacolo – l’insolita “Partitura” è presentata in tour per l’Italia in spazi aperti, gratuitamente: una cerimonia, un rito, lo definisce Lindo Ferretti, in cui si rievoca l’atavica alleanza tra uomo e cavallo, e una cultura di epoche lontane, del nostro Appennino emiliano e al tempo stesso di luoghi e tempi leggendari. I primi protagonisti di questo evento sono loro: Elegante, Scricciolo delle Selvacce, Socrate delle Selvacce, Ugolino dei Settemerli, Athos di Formole (cavalli maremmani) e Kabul (cavallo crociato). Alcuni di loro sono stati salvati da Ferretti e dalla Compagnia, dalla morte al macello cui erano destinati. Tra le evoluzioni e i numeri compiuti da questi splendidi protagonisti a quattro zampe (condotti, montati e addestrati da Cinzia Pellegri e Marcello Ugoletti dandoci però sempre un’impressione di libertà e non di sottomissione), la “Partitura per voce, cavalli, incudine con mantice e bordone” ci riporta all’evocazione verbale, sonora e visiva di un passato mitico e barbarico. Un passato arcaico e insieme senza tempo, suggerito dai costumi dei due cavalieri e dalla “colonna sonora” antica e a momenti ipnotica assicurata dagli strumenti - ghironda, mandoloncello e zampogna - suonati da Paolo Simonazzi. Accanto a lui, agisce il “signore del ferro e del fuoco”, Stefano Falaschi, fabbro e maniscalco: perché “il tempo dei barbari ha inventato la metallurgia” e perché – scrive Ferretti – “la musica più antica è il metallico battere sull’incudine che scandisce il tempo dell’uomo”. 

Il “racconto”, che fa da filo conduttore e guida all’opera di questo spettacolo-evento, è affidato alla voce dello stesso Ferretti, in piedi al microfono: voce che oscilla tra parlato, canto, salmodia e tutte le altre forme intermedie tra parola musicale e parola semplicemente pronunciata. Un canto o un’immagine suscitata dalla parola creano schegge di atmosfere di intensissima, coinvolgente suggestione. Ma gli occhi di tutti – a Firenze lo spettacolo è stato presentato in un’arena tutta particolare quale la spiaggia sull’Arno di fronte a Porta San Niccolò – sono sempre o quasi per la corsa, il galoppo, anche la sola presenza - magnetica e di grande fascino – dei cinque maremmani e del crociato trattati qui con tanto, autentico amore e rispetto. 

Copyright 2014 aurorainternationaljournal.com - Aurora The World Wide Interactive Journal
 Vietata la riproduzione anche parziale dei presenti contenuti

Numero di visite (23402)/Commenti (0)

Archivio