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La Tavola Doria torna in Italia

La Tavola Doria torna in Italia

Autore: Anonym/giovedì 6 dicembre 2012/Categorie: Attualità, Arte, Italia

Strano destino quello della Tavola Doria. Il dipinto cinquecentesco, chiamato anche “Gruppo di cavalli”, che ha la sfortuna di rappresentare con un linguaggio figurativo molto vicino a quello di Leonardo da Vinci un momento saliente della Battaglia di Anghiari – la lotta per lo stendardo – è tornato in Italia, dopo aver fatto perdere le proprie tracce per circa settant’anni. A donarlo è niente meno che il Fuji Art Museum di Tokyo.

Se non è dato sapere con esattezza come ha fatto un olio su tela di incerta attribuzione, ma assicurato per un valore di circa diciotto milioni di euro, a raggiungere il Giappone, quello che non si può non notare è come, dalle culture millenarie d’oriente, gli occidentali abbiano ancora molto da imparare. “Pensiamo e agiamo per contribuire alla cultura mondiale; l’importanza della ricerca e la possibilità di mostrare questo dipinto al maggior numero di persone possibile è un’occasione imperdibile per l’arte stessa”, afferma il direttore del Fuji Art Museum Akira Gokita. In quest’ottica si inquadrano, infatti, gli accordi sulla donazione: l’opera resterà esposta fino al 13 gennaio 2013 al Quirinale per passare poi all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, dove potrà essere analizzata; da qui inizierà una nuova serie di viaggi. Per ventisei anni la Tavola Doria viaggerà fra il Giappone e l’Italia, dove resterà in modo definitivo, probabilmente agli Uffizi di Firenze. L’idea fondante di quest’operazione è quella di avviare un prolifico scambio culturale fra i due Paesi le cui rispettive storie artistiche sono fonte inesauribile di meraviglia.

Il recupero della tavola è da attribuire al merito del Comando Carabinieri Patrimonio Culturale che, dalla fine degli anni ’30, periodo in cui il dipinto ha preso la via dell’estero, hanno condotto indagini fino a rintracciarla nel Museo nipponico che l’aveva acquistata in buona fede.

Se questa fosse una favola, sarebbero molte le lezioni da trarne: da una privata per la famiglia Doria, a cui vanno solo le domande sul come e perché si sia privata di tale capolavoro; allo stato italiano che, seppur in un momento difficile della sua storia, non ha saputo tenere stretta un’opera d’are il cui valore, a prescindere dalla paternità, è pressoché inestimabile; alla buona fede dei giapponesi che hanno acquistato (a cuor leggero?) un “quasi” Leonardo da Vinci. Se, ancora, di favola si trattasse, si potrebbe chiosare con un “tutto è bene quel che finisce bene” ma, in questa particolare circostanza, sembra molto più realistico abbandonarsi a un liberatorio sospiro di sollievo con l’augurio che tali doni, per quanto graditi, non si debbano più ricevere.

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