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IRRESISTIBILE, GUSTOSISSIMO “BARBIERE DI SIVIGLIA” NELLA MAGIA DI PIAZZA DUOMO A MASSA MARITTIMA

IRRESISTIBILE, GUSTOSISSIMO “BARBIERE DI SIVIGLIA” NELLA MAGIA DI PIAZZA DUOMO A MASSA MARITTIMA

Un capolavoro senza tempo in un luogo di grande fascino. Tra i cantanti (ottimi) brilla la Rosina di Patrizia Cigna.

Autore: Anonym/venerdì 5 agosto 2016/Categorie: Attualità, Musica, Teatro, Italia, Toscana

Un palcoscenico unico per la lirica, quello della piazza del Duomo di Massa Marittima, con lo spazio scenico quasi incastonato, accolto come in una nicchia, tra il fianco della cattedrale di San Cerbone, la torre campanaria dall’interno suggestivamente illuminato, la grande scalinata e il Palazzo Vescovile, a creare una cornice splendida, di indiscutibile fascino per gli appuntamenti di “Lirica in piazza”, in programma ai primi d’agosto. Un evento giunto alla sua 31° edizione, che non è solo – come dicono gli organizzatori – una sorta “di magnifica cartolina della bellezza del luogo” e di Massa Marittima in genere, ma è da tempo un festival musicale di ottimo livello. Come ha confermato in pieno la prima delle tre opere in cartellone quest’anno, “Il Barbiere di Siviglia” (seguito da “Madama Butterfly” di Puccini e dall’”Elisir d’amore” di Donizetti). Per il capolavoro buffo rossiniano si registra, nel 2016, la concomitanza con il bicentenario della prima esecuzione, inizio di due secoli di gloria e di trionfi dopo il debutto peraltro incerto. All’incontenibile, travolgente vitalità del “Barbiere”, alla sua torrenziale ricchezza di invenzione musicale, al suo humour irresistibile – e anche ad un’efficacia e ad una vitalità scenica che non invecchiano – ha reso pienamente giustizia l’allestimento di “Lirica in piazza”, a cominciare dal lato musicale: più che pregevole, saporosissima ma anche raffinata, esecutivamente e sul piano strumentale, la direzione di Giuseppe Acquaviva - sul podio dell’Orchestra Sinfonica Europa Musica - ben sostenuta dalla prova dei cantanti. La regia di Gianmaria Romagnoli è sostanzialmente tradizionale, con qualche tocco insolito – teschi e scheletri in casa di Don Bartolo, - e il supporto di proiezioni ed effetti di luce che trasformano con felice effetto la scenografia (come nel primo finale e nel Temporale, ad esempio). Lo spettacolo è, però, insolitamente curato sul piano teatrale per la partitura meticolosa e azzeccatissima di azioni, gesti, espressioni ed invenzioni piccole e grandi affidate agli interpreti, tutti ottimi (o almeno discreti) attori. Anche in questo – così come nella statura musicale e vocale di una Rosina veramente memorabile, spumeggiante e tenera, maliziosa e pungente, eccelle da autentica mattatrice il soprano Patrizia Cigna, che davvero sembra “vivere” personalmente il ruolo. Una Rosina ideale, al di là delle grandi qualità tecnico-vocali e della indubbia piacevolezza del timbro. Ottimo attore e bella voce - anche se dal timbro un po’ particolare - anche Carlos Natale, il Conte d’Almaviva (come la Cigna è adatto anche come phisique du role al ruolo dell’innamorato). Convince sempre di più con il passare delle scene, il tenore, così come il Figaro non tonante né traboccante sul piano vocale, non eccelso nel “Largo al factotum” iniziale ma poi via via migliore e più che adeguato. Autorevole, d’ottimo livello e di esperienza Marcello Lippi, un Don Bartolo che va al di là, grazie alla voce e la personalità interpretativa, del cliché del personaggio di solito solo buffo e farsesco, risibile. Molto bravo il Basilio di Carlo Di Cristoforo, mentre Arianna Castelli (Berta), spesso presente in azioni sceniche mute, ha reso bene il suo “Il vecchietto cerca moglie”. Gli altri interpreti erano Paolo Ciavarelli (Fiorello), Gerado Bovenzi (l’ufficiale), Antonino Zaffiro (Ambrogio). Il coro era il Coro Lirico Italiano diretto da Renzo Renzi. Da notare che le scene, firmate da Giovanni di Mascolo, sono state realizzate dai giovani del laboratorio legato al festival. Perché quella di “lirica in piazza” non è una vetrina effimera, ma un progetto di crescita professionale e culturale. Costumi molto giusti, ma con qualche inutile sottolineatura (la parrucche di Bartolo e Rosina), di un nome importante come Andrea Sorrentino.
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