La fiera internazionale della calzatura e della pelletteria “Obuv Mir Kozhi”, a Mosca, dimostra come la guerra economica tra l’Occidente e la Russia cominci a dare i primi resultati negativi. Mentre il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini appoggia le sanzioni contro la Russia all’indomani del referendum e del’annessione della Crimea, i produttori italiani di calzature, borse e abbigliamento in pelle stanno subendo un ulteriore calo delle loro vendite. Riuniti alla quarantesima edizione della manifestazione di rilevante importanza per il Made in Italy, che si è svolta negli padiglioni del quartiere fieristico dal 18 al 21 di marzo 2014, non sono rimasti entusiasti dai risultati finali.
L’esposizione che viene organizzata a Mosca due volte all’anno dalla Expocentre ZAO, Russia e BolognaFiere, Italia con l’aiuto dell’associazione italiana Assocalzaturifici, funziona da vetrina per molti produttori che vogliono ottimizzare le vendite e migliorare la loro non semplice situazione economica. La fiera è anche un modo per avvicinare i piccoli commercianti provenienti dai Paesi dell’ex URSS che hanno difficoltà a visitare e alloggiare nella più costosa Milano in occasione della corrispondente fiera di settore italiana. Invece quest’anno, molti potenziali aquirenti si sono visti entrare e uscire dagli stand senza aver fatto nessun acquisto. Le spiegazioni principali sono due: innanzi tutto il corso della valuta russa. Il rublo dal mese di marzo dell’anno scorso ha visto scendere il suo indice quasi del 25% rispetto all’euro, ciò non aiuta l’esportazioni italiani in uno dei suoi più importanti mercati di sbocco. Il “caro euro” non è l’unica barriera per i buyer: la paura di incontrare difficoltà nello sdoganamento della merce che arriverebbe dall’Europa spaventa non poco i compratori dell’ex blocco sovietico. La recente crisi dei rapporti tra la Russia e Occidente rischia di rovesciare un’ondata negativa soprattutto sull’Italia già soffocata dall'austerità imposta dalla UE e di colpire le aziende del Made in Italy.
La situazione economica che sembra destinata a peggiorare e l’incremento del costo della vita aumenta lo scontento tra la popolazione, si può dire, quasi in tutto il mondo. Se a questi scontenti aggiungessimo pure i sentimenti nazionalisti che le potenze mondiali, nonostante i vari unioni tra gli Stati, cercano, comunque, di alimentare, la guerra, per ora finanziaria, rischierebbe di trasformarsi in una lotta con armi vere e proprie.
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