it-ITen-USes-ESba-RU

DA PICASSO IN POI: COSI' Il CUBISMO CAMBIO' LA CULTURA.

DA PICASSO IN POI: COSI' Il CUBISMO CAMBIO' LA CULTURA.

A Roma una retrospettiva sul cubismo in tutte le sue forme

Autore: Anonym/venerdì 15 marzo 2013/Categorie: Attualità, Arte

Picasso, Braque, Léger, Juan Gris, ma non solo: il cubismo fu un movimento globale, planetario, che dilagò dalla Francia – dove era nato tra il 1907 e il 1914 – in realtà molto distanti non solo geograficamente influenzando tutto il mondo della cultura e diventando, quasi, una vera e propria filosofia, fotografia di una realtà nuova e radicalmente moderna di movimento e dinamismo, “un sistema di arte e di pensiero – scrive Charlotte N. Eyerman – che si inquadra nei vari modelli di utopismo fioriti nel periodo di prosperità antecedente la tragedia della guerra. E’ quasi l’ultimo baluardo del sogno (…) di cambiare il mondo con la sola forza dell’immaginazione e nello spazio di un istante”. E’ quella di illustrare la ricchezza di sfaccettature, di stimoli, di influenze esercitate su tutta la creatività artistica del Novecento di questo movimento la linea guida della grande mostra “Cubisti e cubismo”, ospitata a Roma dal Vittoriano, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Curatrice dell’esposizione, che accoglie non solo dipinti e sculture, ama anche filmati, costumi, registrazioni musicali e molto altro, è appunto Charlotte N. Eyerman, direttrice di FRAME Nord America, con la collaborazione di Simonetta Lux, docente di Storia dell’Arte Contemporanea a La Sapienza. Il nome “cubismo” fu coniato, con intento derisorio, dal grande pittore Henri Matisse a proposito di alcuni lavori di Georges Braque da lui visti nel 1908: l’anno successivo, quindi, alla “nascita” ufficiale di questa grande, rivoluzionaria stagione creativa con il famosissimo “Les demoiselles d’Avignon” di Picasso. Intento dell’esposizione di Roma, autentica riflessione – complessa e compiuta, innovativa – sull’universo del cubismo, è quello di mostrare come possa essere “ingeneroso” – l’aggettivo è di Simonetta Lux – e inesatto, quindi riduttivo, considerarlo come un unico, ben delimitato movimento, sia pure articolato attraverso diverse stagioni e momenti frutto di un’evoluzione: ma piuttosto un “complesso e differenziato insieme di atti creativi”. Un ampiezza di esperienze e di registri straordinaria, che si rispecchia nella quantità dei nomi degli artisti rappresentati in mostra e dalla diversità dei loro linguaggi: dagli iniziatori già citati, francesi e spagnoli, al messicano Diego Rivera, dalla russa Natalia Goncharova all’americano Mardsen Hartley, dagli inglesi Wyndham Lewis e Vanessa Bell ai nostri Gino Severini e Ardengo Soffici. Come si vede, anche artisti non etichettati tradizionalmente come cubisti. E il percorso dell’esposizione si articola in sezioni parallele: letteratura (testi di Cendrars, Apollinnaire, Gertrude Stein), musica (gli inevitabili Stravinsky e Satie, ma anche i componenti del Gruppo dei Sei francese e Arnold Schoenberg), cinema (il “Ballet mecanique” di Léger, dichiaratamente cubista, ma anche Charlie Chaplin), architettura, teatro (il mitico “Parade”), moda, arti applicate. La mostra è stata resa possibile dalla collaborazione e dai prestiti di grandi musei di tutto il mondo, dalla Tate Gallery e il Victoria ed Albert Museum di Londra all’Hermitage di Pietroburgo, dalla National Gallery of Art di Washington al Guggenheim di New York, dal Philadelphia Museum of Art alla Fondazione collezione Thyssen-Bornemisza di Madrid.

Copyright 2013 MyAyroraTag e Aurora - The World Wide Interactive Journal
Vietata la riproduzione anche parziale dei presenti contenuti

Numero di visite (33083)/Commenti (0)