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Louise Nevelson

Louise Nevelson

Dopo quasi vent'anni Roma dedica grande retrospettiva all'artista americana

Autore: Anonym/sabato 20 aprile 2013/Categorie: Attualità, Arte, Italia, Lazio

Chi è Louise Nevelson? Artista di origini ucraine naturalizzata americana, è stata capace di attraversare il secolo scorso componendo il proprio linguaggio espressivo su una base culturale varia, fatta soprattutto di ricerca personale e una grande capacità di rielaborazione dei prodotti del suo tempo.

La Fondazione Roma Museo le dedica una mostra che, fino al 21 luglio, permetterà di conoscere la sua scultura, le sue idee e i suoi fantasmi. Grazie ad un allestimento impeccabile e alla cura di Bruno Corà, scoprire l’opera di Nevelson, che mancava in Italia da quasi vent’anni, non è un’impresa impossibile. Cubismo, dadaismo e surrealismo si mescolano nelle sue creazioni – che qui sono quasi 80. Il colore nero è la sua costante “lui mi ha scelto, non viceversa” dirà. Da questa scelta, che soltanto di rado la libera per permetterle di tentare incursioni nel bianco e nell’oro, resta un messaggio: la forza di questo “non colore” si propaga da ogni singolo pezzo al punto che si è spinti a chiedersi cosa esso stia cercando di comunicare.

Nata già artista, lo dichiara lei stessa, nel 1899 ha avuto una vita che molti definirebbero avventurosa. Dopo gli anni della prima infanzia trascorsi in Ucraina, Leah Berliawsky, questo il suo nome di battesimo, si trasferisce con la famiglia in America. Dichiara più volte di non volersi sposare ma a diciassette anni incontra Charles Nevelson e, per ottenere la cittadinanza americana – e forse anche una maggiore stabilità economica, lo sposa. Il matrimonio non è da annoverare fra i successi della sua vita.

Studia arte a New York dedicandosi contemporaneamente alla ricerca personale. Su consiglio dell’amica Hilla von Rebay, si avvicina al pensiero metafisico e allo spiritualismo. Coltiva il proprio amore, anche attraverso molti viaggi in Francia, Germania, Austria e Italia, per le correnti che fioriranno in Europa durante il corso del XX secolo. Passato un periodo di tiepidi successi negli anni ’30, in cui consolida il proprio linguaggio, inizia a farsi notare dalla critica. Negli anni ’40 inaugura importanti personali, dando una forma definita alle proprie idee. I suoi assemblaggi raggiungono un ordine formale chiaro e si spingono sempre più verso l’espressionismo astratto. Dalla fine degli anni ’50 la sua carriera non conoscerà ombre, si circonderà di assistenti che le permetteranno di lavorare per molte ore e a sculture di dimensioni sempre più grandi e realizzerà i capolavori che oggi sono nelle collezioni dei più importanti musei di arte contemporanea al mondo.

L’esposizione romana permette di scoprire tutto questo, di viaggiare in un ’900 che l’Italia spesso dimentica, di guardare il volto dell’arte americana che, sì ha conosciuto influenze dal Vecchio Continente, ma le ha elaborate, generando e affermando il proprio linguaggio. Louise Nevelson, nata ucraina, è l’incarnazione stessa dell’America; il potere che vibra nei suoi grandi assemblaggi è proprio quello di una nazione che ne ha fatto un principio a se stessa inalienabile. L’enigmaticità della scultura di questa formidabile artista ci può anche spaventare, ma la sua forza inquisitoria ci costringe a cercare, prima, delle risposte.


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