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Salvador Dalí, visioni surreali e la lezione “classica” di Michelangelo

Salvador Dalí, visioni surreali e la lezione “classica” di Michelangelo

Nella mostra di Palazzo Blu a Pisa le opere del pittore catalano che rivelano il suo legame diretto con il Rinascimento italiano

Autore: Anonym/lunedì 3 ottobre 2016/Categorie: Attualità, Arte, Italia, Toscana

Un’altra preziosa mostra al Palazzo Blu (in realtà la facciata è celeste) che sorge sul lungarno, a Pisa, a poca distanza dal palazzo del Municipio. Questa volta è “Dalí. Il sogno del classico”, organizzata con i patrocini dei Ministeri della Cultura e del Turismo, di Regione, Comune e Ambasciata di Spagna dalla stessa Fondazione Palazzo Blu, con Mondo Mostre e in collaborazione con la Fundaciò Gala-Salvador Dalí e con la Reale Accademia di Spagna di Roma. Proprio la direttrice dei Musei Dalí e della Fondazione Gala-Salvador Dalí è la curatrice della mostra, che comprende opere provenienti dal famoso Teatro-Museo Dalí di Figueres in Catalogna – la località natale dell’artista - dal Museo Dalí di St.Petersburg in Florida e dai Musei Vaticani di Roma. 150 tra dipinti, disegni e opere grafiche per illustrare – in Italia e in particolare in Toscana, la terra che fu culla del Rinascimento, l’interesse costante dell’estroso, visionario, immaginifico maestro del surrealismo per la solida e illustre lezione figurativa, formale e costruttiva che gli veniva dalla classicità dei maestri del Rinascimento. Un rapporto continuo e intenso, il suo, in particolare con Michelangelo, punto di riferimento e modello ripreso – anzi citato più volte – come in una serie di dipinti ad olio poco conosciuti o addirittura mai visti presenti in mostra: “Senza titolo. Mosè” dalla tomba di Giulio II di Michelangelo, “Senza titolo. Cristo” dalla Pietà di Palestrina di Michelangelo, “Senza titolo. Giuliano de’ Medici” dalla tomba di Giuliano de’ Medici di Michelangelo e “Senza titolo”. Dal Ragazzo accovacciato di Michelangelo. Tutte opere degli anni Ottanta, tra le ultime di Dalí in assoluto (morì infatti nel 1989). Di straordinario fascino quella testa michelangiolesca, nel “Giuliano de’ Medici”, che si staglia sulle irreali, metafisiche lontananze tipiche dei fantastici “paesaggi” pittorici surrealisti.
Così Dalí descrisse il suo soggiorno in Italia intorno al 1950, con l’amatissima moglie Gala: “Sono tutto invasato dai canoni geometrici, dalle misure, dalle proporzioni”. Erano gli anni, quelli, di una svolta mistica e religiosa assoluta inattesa in un artista così apparentemente trasgressivo, svolta che si ripercuoteva però anche sulle scelte formali: una stagione rappresentata in questa mostra dai dipinti “La Trinità (Studio per Il concilio ecumenico”), “Paesaggio di Portlligat”, “Sant’Elena a Portlligat”, “L’Angelo di Portlligat”. Nel 1951 Dalí pubblica un Manifesto Mistico, che spiega la sua pittura di argomento religioso ispirata appunto agli artisti rinascimentali che ammira.
Esposta nella mostra anche la serie completa di xilografie dedicate dall’artista alla Divina Commedia di Dante, su commissione (1950) del nostro Ministero della Pubblica Istruzione; anche se poi – a realizzazione avvenuta dei 100 acquerelli - il governo italiano fece marcia indietro e rinnegò la sua richiesta all’artista catalano per una scelta politica.
Il Dalí disegnatore è invece rappresentato da 27 splendidi disegni che raccontano la vita di Benvenuto Cellini: un altro maestro del passato la cui lezione fu sempre presente nel linguaggio artistico di Dalí.

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