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La grande magia

La grande magia

"La grande magia" di Eduardo de Filippo, in tour nei teatri italiani, ha incantato La Pergola di Firenze.

Autore: Anonym/martedì 18 dicembre 2012/Categorie: Attualità, Teatro, Italia

Nel suo itinerario (doveroso) dentro l'opera ricchissima del padre Eduardo, Luca De Filippo ritrova anche commedie che furono bollate come "minori" o meglio come non riuscite: dopo "Le bugie con le gambe lunghe", ecco ora "La grande magia", quasi coeva (1948-'49), e come l'altra una commedia "seria" in cui Eduardo tentava strade più ambiziose e 'colte' come autore. Andata in scena pochissime volte – ma uno degli allestimenti fu, negli anni Ottanta, di Giorgio Strehler, ed Eduardo ottantenne pensò a una nuova messa in scena con Nino Manfredi – "La grande magia" è un dramma che affianca piani diversi, dal comico al tragico, dall'amaro al pittoresco, dal reale all'irreale, fino a materializzare una suggestione poetica che sembra far sovrapporre la "magia" dell'illusione che convince o almeno affascina anche il pubblico alla verità spicciola dell'esistenza e di una semplice, banale storia di corna.
Otto Marvuglia, illusionista napoletano imbroglione e drammaticamente in bolletta, ciarlatano sì ma abile promoter di sé stesso grazie a una squadra di collaboratori che si mischiano, prima e durante gli spettacoli, al pubblico, favorisce una sera – con un finto trucco magico – la "sparizione", prima illusoria e poi reale, di Marta, la bella moglie del ricco e geloso Calogero Di Spelta. La donna aveva promesso al "mago" di tornare entro la fine dello spettacolo: scappa, invece, con l'amante a Venezia, e Marvuglia non sa che cosa dire al marito che interrompe lo show magico reclamando con energia la riapparizione della moglie. Ma è a questo punto che l'illusionista ha una pensata bizzarra, paradossale e geniale: dà a Di Spelta una scatola dove sostiene di avere rinchiuso Marta, e l'uomo non dovrà mai aprirla, almeno finché non sarà certo con fede assoluta e perfetta della presenza all'interno della moglie della consorte.
E' solo l'inizio, questo, di una vicenda – che Luca regista ha ambientato visibilmente negli interni di un teatro, ricreando sulla scena il San Ferdinando di Napoli – che andrà avanti con digressioni ed episodi vari: Marvuglia crea, con la sua parlantina e la sua faccia tosta ma anche con le sue "magie", che fanno credere ai suoi poteri – a momenti – anche gli spettatori stessi, una realtà diversa, parallela, dove nulla è come sembra; dove il tempo non è passato e la moglie se ne sta ancora buona buona nella scatola. D'altronde, dal momento del trucco e della sparizione, a suo dire, non sarebbero passati che pochi minuti... L'ultimo dei tre atti della commedia descrive la deriva definitiva di Di Spelta (un ottimo Massimo De Matteo) nella follia, tanto che – quando Marta pentita riappare a casa sua – l'uomo la scaccia, preferendo pensare che sia ancora rinchiusa nella scatola del mago, non sciupata dagli anni che nella realtà sono passati.

L'allestimento di De Filippo, sostenuto da una squadra di attori tutti all'altezza del loro ruolo, disegnato in maniera canonica indipentemente dalle dimensioni, asseconda gli stili e le atmosfere diverse e contrastanti della commedia: rivelandone i pregi ma anche una certa farraginosità, legata anche a qualche passaggio poco plausibile. Ma nonostante questo "La grande magia", in tour per i teatri italiani, resta comunque un'opera da riscoprire e nello spettacolo brilla la prova d'attore di Luca, che nel personaggio vede prevalere la chiave ironica, amara e grottesca.

 

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