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Brueghel. Meraviglie dell'arte fiamminga

Brueghel. Meraviglie dell'arte fiamminga

Capolavori dell'arte fiamminga in mostra al Chiostro del Bramante di Roma

Autore: Anonym/venerdì 28 dicembre 2012/Categorie: Attualità, Arte, Italia

Brueghel. Meraviglie dell’arte fiamminga. Quasi non sarebbe necessario aggiungere altro al titolo dell’esposizione dedicata a questa prolifica famiglia di artisti che fino al 2 giugno 2013 sarà al Chiostro del Bramante di Roma.
Il Cinquecento e parte del Seicento belga, i cui tratti di unicità già spiccano se paragonati a quelli della vicinissima Olanda, si esprimono in tutta la loro fantasmagorica espressività in questa mostra che, prima in Italia, raccoglie e illustra in modo ora picaresco ora con aperture didascaliche, un universo pittorico di ineguagliabile potenza creativa.
Cinque sezioni per attraversare più di un secolo di storia dell’arte guadando dentro a oltre cento opere; tanti sono gli anni durante i quali i Brueghel hanno esercitato il loro potere e la loro influenza.
Dopo una significativa introduzione al contesto in cui Pieter il Vecchio ha gettato le radici di quello che sarebbe stato un albero genealogico più che ramificato, ci si addentra in un labirinto di immagini grottesche, fatte di una comicità pungente e di una precisione che, più che essere tratto distintivo di una maniera, è sintomo di anatomica ispezione della realtà. Proprio Il Ciarlatano, dipinto della scuola di Hieronymus Bosch di inizio ʼ500, accoglie i visitatori ingannandoli al primo passo: la ricchezza di simboli dell’opera, vero florilegio di bruttezze umane, attaccando la stoltezza credulona degli ignoranti, non risparmia una critica al cattolicesimo; chi la osserva rischia di ritrovarsi con la bocca aperta unendosi alla piccola folla rappresentata nel dipinto. Seguono soggetti religiosi, qualche paesaggio, una Resurrezione e una Torre di Babele; da qui in poi si procede fra danze contadine, feste nuziali a base di alcool e lascivia, amanti fatti uscire dalla finestra, placidi scenari invernali (come non coglierne una simbolica riflessione sulla pulsione vitale celata dal ghiaccio?) e, ecco un’altra provocazione, Le tentazioni di sant’Antonio. Il santo in preghiera viene investito, travolto, da una turba infernale e, spiega Massimiliano Caretto, prestatore di questo singolare olio su rame e esperto d’arte fiamminga, “come nella coeva opera shakespeariana ‘Sogno di una notte di mezza Estate’, il dipinto vuole mancare di precisione minuziosa per gettare l'osservatore in un'atmosfera ‘appannata’, nelle suggestioni di un sogno che si spaccia Visione e che, al risveglio, costringe a strofinare gli occhi ancora intorpiditi”. 

E come in sogno, ormai, è impossibile arrestare la processione verso una meta sconosciuta. Prese del tutto le distanze dalla più nota tradizione italiana coeva ai Brueghel, si è pronti a chissà quale altra bizzarria; invece ecco la Madonna, delle farfalle e insetti dipinti su tavole di marmo, allegorie, come nella migliore iconografia della Controriforma, e paesaggi, paesaggi, paesaggi.
Filosofia è meraviglia, sosteneva Aristotele, e meraviglia è nel titolo stesso di questa mostra: quanto c’è ancora nell’arte dei Brueghel da indagare e quanto da lasciare, appunto, alla meraviglia?

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