L'illustrazione di moda è un'arte in costante evoluzione e, fra i suoi interpreti, Bil Donovan è uno dei più acuti. In lui tecnica e passione coesistono in perfetto equilibrio e le immagini che scaturiscono dal suo pennello raccontano molto più di quanto la moda riesca a rappresentare sulle riviste patinate o nelle vetrine delle strade dei più noti fashion district. Il suo punto di vista, pur essendo quello di un osservatore privilegiato, conserva la freschezza di chi guardi a quel mondo per la prima volta.
Per la prima volta Dior investe nell’ “arte per l’arte”. Lei è il primo “artist in residence” della maison. Cosa rappresenta per lei questo impegno lavorativo?
Essere il primo “artist in residence” per Dior Beauty è un grande privilegio, un impegno che mi onora molto. L’unicità degli illustratori di moda risiede nella loro capacità di catturare il mood e l’essenza della moda stessa con un pennello o una matita. È necessaria grande dedizione e trovo curioso il fatto che, nonostante oggi le possibilità di poter assecondare questa passione non siano molte, vi siano ancora artisti che vogliano seguire questo percorso.
Mi ritengo fortunato per aver avuto quest’opportunità da Dior; posso coltivare la mia passione e incanalarla per promuovere la grazia e la dignità di quest’arte così unica. Da molto tempo le potenzialità dell’illustrazione di moda non venivano utilizzate all’interno del canale dei media, oggi monopolizzato dalla fotografia.
Anche se la apprezzo molto, non posso non notare la ripetitività generata da servizi fotografici che si susseguono pagina dopo pagina, senza la possibilità di “distendere” lo sguardo: non lo trovo stimolante. Laddove c’è un’illustrazione si spezza il monopolio dell’immagine “reale” e l’occhio ha possibilità di respirare.
L’arte che ritrae la moda, alternata alla natura descrittiva della fotografia, permette all’osservatore di sfiorare un immaginario fantastico e onirico, che è insieme eccitante, ricco di glamour e di allure. Per lo sguardo è la perfetta controparte della fotografia.
Nelle sue illustrazioni è evidente il riferimento a dive come Marilyn Monroe, le Hepburn e Dovima, le quali, ha spesso dichiarato, rappresentano il suo modello di eleganza. A quanta immaginazione fa riferimento per ricreare quel mondo fatto di glamour nel presente?
Cento per cento. Adoro le donne; mi sento ispirato dall’allure “mistico” che possono emanare e per questo cerco di comunicarlo quando creo una figura. Quando disegno un personaggio, racconto una storia, una narrazione che dia all’illustrazione un corpo reale. Mi domando “chi è questa donna?”, “come vive, veste, dov’era prima di questo momento e dove sta andando?”. Non mi impongo di rappresentare l’eleganza; è un fatto intuitivo, legato alla mia personale visione della vita ed al mio stile. Sono un “adepto” dell’idea che “di meno significa di più”. Questa premessa filtra tutto il mio lavoro.
Può darci qualche anticipazione sul libro che ha appena terminato per Laurence King Publishing che sarà pubblicato nel prossimo inverno?
È un libro che si rivolge in particolar modo agli artisti che cercano una strada nell’illustrazione di moda; utilizza strumenti e tecniche connesse a questo particolare genere e nello stesso tempo cerca di fornire una visione artistica a 360 gradi.
Ho studiato con attenzione i testi che si occupano di introdurre allo studio della rappresentazione della figura, del dettaglio o dell’accessorio, e mi sembra che siano più adatti a chi si occupa di design di moda, non di illustrazione.
L’illustrazione di moda si è evoluta e “Advanced Fashion Drawing / Lifestyle Illustration” cerca di seguire quet’evoluzione.
Questo libro è la summa di molti anni di studio ed esperienza; tutti quelli delle lezioni frequentate presso la “School of Visual Arts”, la “Parsons”, “The Art Students League” e il “Fashion Institute of Technology”. Amo l’energia competitiva e creativa che si respira in una stanza piena di cavalletti, un modello e altri artisti. Se a questa si aggiunge un insegnate che ha presentato nuove idee, metodologie ed esercizi, ecco che si ha di fronte una sorta di utopia creativa in cui stile, interpretazione e sviluppo artistico si nutrono.
Vivendo in questo mondo per molti anni ho acquisito conoscenze preziose sia dai miei insegnanti che dalla mia personale esperienza artistica. La carriera scolastica mi ha permesso di consolidare tali informazioni e presentarle in uno schema strutturato.
“Advanced Fashion Drawing” esplora l’illustrazione di moda contemporanea attraverso esercizi che analizzano le diverse caratteristiche della linea, della forma e della struttura in relazione alla loro controparte riguardante la selettività, la composizione e il concept.
È un testo per illustratori capaci di mettersi in gioco, per chi sa accettare la sfida che rappresenta pensare in modo diverso rispetto alla massa.
Attraverso esercizi e dimostrazioni vengono fornite le basi di rappresentazione della linea, della forma e del modo di comunicarle; i principi della composizione e tre livelli di analisi prospettica: fine ultimo, quello di garantire allo studente la possibilità di ottenere uno stile personale e la capacità di creare illustrazioni di moda per il mercato contemporaneo.
Lei insegna anche all’FIT (Fashion institute of technology). Qual è il valore che da alla tecnologia nel sistema moda in generale e nell’illustrazione in particolare?
La tecnologia oggi ha rivoluzionato ogni tipo di produzione industriale ed ha cambiato il paesaggio di ogni applicazione artistica, dal disegno alla scultura, all’architettura, fino alla produzione musicale. È essenziale per lavorare nell’illustrazione di moda.
Gli studenti europei che frequentano corsi di moda sembrano disinteressati all’illustrazione. C’è la stessa situazione anche negli USA?
Da quello che noto, all’FIT abbiamo studenti che, con entusiasmo e motivazione, cercano di seguire un percorso di studi che li porti all’illustrazione di moda; credo che valga lo stesso per le altre istituzioni d’arte degli negli Stati Uniti. Quello che mi chiedo è se non siano disillusi nei confronti del sistema scolastico o dei corsi preparatori a questa professione. Ottenere con successo una posizione nelle arti non è semplice, richiede la “costruzione” di fondamenta stabili e alcuni studenti non vogliono investire tempo o energie per preparare questa che è una parte necessaria.
Prendo il mio lavoro con estrema serietà e metto sull’avviso i miei studenti sin dal primo giorno di lezione che da loro mi aspetto lo stesso comportamento. Ritengo sia giusto porre questa condizione sin da subito perché so di avere una responsabilità, che non mi permette di comportarmi con leggerezza, sia nei confronti della loro vita che del loro futuro. Ritengo sia un dono avere un talento e non voglio che i miei studenti considerino le loro capacità con leggerezza; hanno, ed ho, la necessità di coltivare questo dono. Quelli che sono motivati sono pronti ad accettare questa situazione come una sfida e non si lasciano spaventare da quanta strada è necessario percorrere.
Amo i miei studenti; ognuno di loro ha, a suo modo, uno spirito generoso, talentuoso e per me di grande ispirazione.
Pensa sia possibile dare loro qualcosa che vada oltre le semplici nozioni legate alle tecniche artistiche?
Con i miei studenti condivido esperienze personali e professionali, i miei successi, le mie intuizioni quanto i miei fallimenti e i miei errori; spero in questo modo di dare loro un modo per guardare dentro a questo mondo artistico.
Gli illustratori contemporanei fanno largo uso della grafica digitale. Qual è la sua opinione in merito?
Se un illustratore ha padronanza e conoscenza dei tradizionali metodi artistici e sa farne uso, trasferendoli nella grafica digitale, il risultato è eccellente.
Purtroppo chiunque può camuffare la propria mancanza di conoscenza grazie alle potenzialità di questi strumenti; anche se poi il risultato finale è evidente.
Nelle sue illustrazioni usa spesso gli acquarelli. C’è una ragione particolare?
L’acquarello è un medium “capriccioso” e mi piace l’idea di non sapere con certezza come sarà il lavoro finito. È spontaneo, fluido e stimolante. È una tecnica “che non perdona”, in cui è facile sbagliare, ma anche nell’errore, a lavoro finito, c’è un senso di realizzazione.
Qual è il suo illustratore preferito di sempre? E se c’è si riferisce a lui/lei quando disegna?
Non ho predilezione per uno in particolare, mi piacciono molti artisti, anche diversi fra loro, in diversi momenti della loro carriera. Rene Gruau, Todd Draz, Egon Schiele, con la sua linea fluida e le sue figure solide, Eric, Kenneth Paul Block, Joe Eula, Pedro Barrios, Antonio, George Stravinos, Tony Viramontes, Mats Gustafsson, Francois Berthoud Tina Berning, Stina Persson, Aurore de la Morinerie, solo per nominarne alcuni. Quanto tempo ha a disposizione?
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