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Vermeer

Vermeer

Il secolo d'oro dell'arte Olandese

Autore: Anonym/mercoledì 12 dicembre 2012/Categorie: Arte, Italia

La Stradina, un insolito scorcio di Delft nella metà del XVII secolo; quattro personaggi indaffarati in un freddo paesaggio urbano fatto di mattoncini rossi, un cielo nuvolo e molte finestre a vetri. Johannes Vermeer, che l’ha rappresentata, è in mostra con altre sette opere alle Scuderie del Quirinale fino al 20 gennaio 2013. Con lui, cinquanta capolavori dal secolo d’oro dell’arte fiamminga.
Vermeer è poco più di uno sconosciuto per la storia, dei cinquanta dipinti che ha realizzato in vita – misera produzione se paragonata a quelle dei suoi contemporanei – ne restano soltanto 37: nessuno di questi racconta particolari privati dell’artista. Quello che la critica conosce è la tecnica formidabile con cui questo maestro scomponeva la luce e trattava il colore: il suo blu oltremare, ottenuto dal lapislazzuli, è fra le più dolci tonalità note alla storia dell’arte.
Il percorso elaborato alle Scuderie è un viaggio nel tempo e nella vita privata degli olandesi del 1600. Dal simbolico ingresso in una Stradina, ad accogliere i visitatori in apertura, inizia una passeggiata fra le abitudini domestiche e la vita pubblica di un popolo lontano più per tradizioni che per distanza geografica. Le pale d’altare e le icone rimosse dalle chiese un tempo cattoliche dove scorrazzano cani e uomini armati, i mercati che, nella luce nordica non sembrano poi così rumorosi, i salotti dove il pettegolezzo e il vizio portano al braccio donne non belle e molto promettenti. I contemporanei di Vermeer, liberi dai vincoli della Controriforma, rappresentano la vita che vedono e facendolo studiano la luce con un’attenzione meticolosa che sarebbe tornata sulla scena soltanto secoli dopo con i primi impressionisti. Proprio di luce sembrano composte le tele che, di tanto in tanto, tornano a ricordare ai visitatori qual è il centro focale della mostra: Gabriel Metsu, Pieter de Hooch, Gerard ter Borch e tutti i presenti si riassorbono come voci in un coro di fronte alla meraviglia tonale che soltanto Vermeer è capaci de tessere. Non mancano natura e paesaggi, a volte arricchiti con elementi di fantasia, ruderi arcaici, portici immaginari, a volte cristallizzati come in un’istantanea; non mancano santi e allegorie e proprio con un’allegoria, quella della Fede, si chiude la visita. 

Dalla vita pratica a quella contemplativa, fra le due la sinfonia dei sensi.

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