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Tiziano

Tiziano

Le Scuderie del Quirinale tornano a celebrare un maestro del Rinascimento

Author: Anonym/Friday, March 8, 2013/Categories: News, Art, Italia

Un braccio levato al cielo sullo sfondo di una notte scura, una luce – uno spirito santo – che si apre un varco fra le nubi, un gruppetto di uomini feroci e armati che, per gettarne uno sulla graticola, inscena una danza macabra ai piedi un tempio (o una chiesa?) mentre due torce, che fanno cupa e densa di fumo l’aria intorno, sventolano come bandiere in balia del vento.

Il Martirio di san Lorenzo, nella pittura di Tiziano, è tutto velato di sfumature dark, degne di un racconto del terrore di Edgar Allan Poe: opera dirompente, che coinvolge e respinge, il Martirio è posto ad accogliere i visitatori che fino al 16 giugno 2013 saranno alla retrospettiva dedicata a Tiziano alle Scuderie del Quirinale di Roma.
È necessario introdurre l’artista veneto che, maestro fra i maestri nel più maturo Rinascimento, ha dato alla pittura tonale una tale carica d’ossigeno da decretarne, forse in maniera definitiva, la forte controparte rispetto alla scuola toscana del disegno? Nato a Pieve di Cadore, in un anno incerto (1480? 1485?), ha trascorso a Venezia gli anni della sua formazione, passando poi a Padova e a Roma, per farvi ritorno nella maturità e fino alla morte, nel 1576. Non ha lasciato allievi ma una lezione la cui eco ha vibrato per i secoli successivi sulle tele di artisti italiani ed europei.

Superato lo shock del Martirio, la mostra si snoda in due sezioni. La prima racconta in ordine cronologico il successo di Tiziano nelle commissioni religiose e, nel susseguirsi di santi, madonne e crocifissioni, emerge come elemento di maggiore interesse la sua assoluta maestria nel delineare i paesaggi: lo sfondamento prospettico in cui è capace di inserire la più nota delle recite sacre, si impone allo sguardo nella sua verità; la natura non abbandona mai gli uomini, tantomeno quelli toccati da Dio. E proprio gli elementi naturali, riprodotti minuziosamente, raccontano un altro dettaglio della sua attenta pittura: quell’amore per l’arte fiamminga, lo studio e la conoscenza degli autori d’oltralpe, la capacità di fare di una tendenza, di una moda, un elemento proprio e insieme parte di un linguaggio universale. Una sorpresa del curatore Giovanni Villa, qui, è la possibilità di guardare il rovescio di una grande pala d’altare su cui Tiziano ha abbozzato alcuni schizzi.

La seconda parte, dedicata ai ritratti e ai soggetti mitologici inquadra questo maestro in tutta la sua versatilità. Lontano dall’ombra della Chiesa emergono l’eros, le passioni, i caratteri privati; nel sovrapporsi del colore di pennellata in pennellata, non si delineano soltanto i contorni morbidi di una Danae, o quelli di un principe pensoso – Paolo III –, o, ancora, quelli di un fanciullo cresciuto in fretta, nelle fattezze di Ranuccio Farnese, ma prende vita un vero e proprio secondo Tiziano. In questi vi è una sorta di equilibrio fra caritas e passione: pur non indulgendo mai nei confronti dei rappresentati – l’amico e collega Giulio Romano ha più l’espressione di un artigiano (con tutto il rispetto per la categoria) che non quella di un artista – il pennello e la tavolozza di Tiziano si riempiono di slanci ricchi di emozione. Con l’avanzare dell’età abbandona progressivamente la leggerezza della luce chiara per trovarne un’altra che si disperde fra le sovrapposizioni tonali che solo gli impressionisti sapranno ritrovare. Le sue ultime opere, più scure in apparenza, contengono il seme delle nuove correnti artistiche che, di secolo in secolo, fioriranno in Europa. La Punizione di Marsia, a chiudere il percorso, è il simbolo perfetto di questa ricerca, l’apice raggiunto da un autore maturo e, appunto, capace di anticipare gli elementi di novità che si sarebbero avvicendati dopo di lui: il sileno che osò sfidare Apollo è scorticato dal pennello di Tiziano prima che dagli strumenti dei suoi carnefici, il paesaggio, gli altri personaggi, fra cui lo stesso pittore nelle vesti di Re Mida, potrebbero essere stati dipinti ieri, il cagnolino che lecca il sangue della vittima sembra fuggito da un’ode del Parini.

Allo shock dell’ingresso segue quello dell’uscita: dopo il passaggio attraverso quaranta opere esposte, oltre alla sensazione di aver conosciuto tutta la storia dell’arte occidentale, resta il dubbio di poter incontrare, vivo, il Maestro Vecellio.

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