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È morto Carlo Azeglio Ciampi, l’economista che diventò Presidente della Repubblica

È morto Carlo Azeglio Ciampi, l’economista che diventò Presidente della Repubblica

Scomparso a quasi 96 anni l’ex governatore della Banca d’Italia che è stato uno dei Capi dello Stato più amati del suo Paese.

Autore: Rita Sanvincenti/venerdì 16 settembre 2016/Categorie: Attualità, Italia, Toscana

L’ex presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi è morto questa mattina a Roma. Avrebbe compiuto 96 anni i primi di dicembre. Nato a Livorno, Ciampi era stato Capo dello Stato da maggio 1999 al 2006. È stato per 14 anni governatore della Banca d'Italia e successivamente - primo tecnico prestato ad un ruolo politico di così alto livello - Presidente del Consiglio negli anni 1993-1994. Nei governi Prodi e D’Alema è stato Ministro del Tesoro e della programmazione economica, trovandosi a gestire il delicato processo di passaggio dalla lira all’euro.
Diplomato e laureato in lettere nel 1941 alla Normale di Pisa e poi in Giurisprudenza, il giovane Carlo Azeglio Ciampi entrò in Banca d'Italia nel 1946: inizia così il percorso, quasi cinquantennale, di una vita al servizio dell’economia italiana. Il suo settennato al Quirinale fu segnato da grande equilibrio, ma anche della riscoperta di valori come quelli del patriottismo: era in carica durante le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Del resto l’eredità morale e culturale del Risorgimento era fortemente presente nel suo patrimonio ideale e morale (alcuni lo hanno definito “un mazziniano”).
Al servizio, sempre con il massimo rigore, del suo Paese e delle Istituzioni, e insieme fervente sostenitore dell’Unità Europea (gli fu assegnato nel 2005 dalla città di Aquisgrana il Premio Carlo Magno), in anni di duri contrasti in patria tra schieramenti politici contrapposti, Ciampi seppe guadagnarsi la considerazione e l'apprezzamento di tutte le parti: così che gli fu chiesto quasi unanimemente di candidarsi ad un secondo settennato, offerta che però Ciampi declinò con fermezza. Costantemente, dal Quirinale, aveva richiamato il mondo politico “a quel civile confronto tra le parti che è premessa e condizione indispensabile della saldezza delle istituzioni e quindi della salute della Repubblica”. Da economista, nei suoi viaggi all’estero, durante i quali riusciva, con la sua autorevolezza, ad accrescere ovunque il prestigio dell’Italia, dette origine all’abitudine di farsi accompagnare da esponenti del mondo imprenditoriale, economico e finanziario.
Personaggio schivo, uomo misurato e di estrema discrezione – tant’è che i suoi concittadini lo definivano scherzosamente “un livornese anomalo” - amava definirsi un "italiano normale": forse anche per questo fu uno dei presidenti della Repubblica più popolari e più amati di sempre in Italia insieme a Sandro Pertini.

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