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11 ene. 2025

WWF: “Sicilia, la California di casa nostra

WWF: “Sicilia, la California di casa nostra"

Author: Redazione Aurora / sábado, 11 de enero de 2025 / Categories: Realidad, Italia, Sicilia / Rate this article:
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“Quest’anno la Sicilia ha pesantemente subito gli effetti della crisi climatica, una crisi ampiamente annunciata per il Mediterraneo, considerato un hot spot climatico dall’IPCC (The Intergovernmental Panel on Climate Change n.d.r.) il panel scientifico delle Nazioni Unite. È stata anche la cartina di tornasole dell’anno più caldo mai registrato: quasi una Los Angeles italiana”, evidenzia il WWF in una nota, all’indomani della pubblicazione del Copernicus Global Climate Highlights Report 2024 che ha confermato il 2024 come “l'anno più caldo mai registrato e il primo a superare di 1,5°C i livelli preindustriali per la temperatura media globale annuale”. L'anno scorso, attesta il Report, è stato anche “il più caldo per tutte le regioni continentali, tra cui l'Europa, eccetto Antartide e Australasia”. Secondo il World Wide Fund for Nature “Per la comunità scientifica la responsabilità del fenomeno è da ascrivere all’azione umana: da una parte il cambiamento climatico indotto dall’uso dei combustibili fossili e dalla deforestazione, dall’altra la pessima gestione delle risorse idriche. Del resto – cita il WWF - lo conferma l’Atlante della Siccità delle Nazioni Unite, presentato in occasione della 16 COP della Convenzione ONU per Combattere la Desertificazione, di Riad: la siccità è provocata dal ‘cambiamento climatico antropogenico e dalla cattiva gestione delle risorse idriche e del territorio da parte dell'uomo. Non si tratta solo dell'assenza di pioggia, neve o umidità del suolo, la siccità è intimamente legata alle azioni umane. Le pratiche di consumo e produzione sostenibili per proteggere e gestire il territorio sono una componente fondamentale della gestione della siccità’. Tra settembre 2023 e agosto 2024, rispetto ad analoghi periodi precedenti - prosegue la nota - si è registrato nella gran parte del territorio siciliano uno stato di siccità severa e in alcune zone addirittura estrema. È mancata la pioggia, e questo ha anche determinato la scarsità di acqua negli invasi sin dall’inizio della stagione irrigua. Non si tratta di una situazione nuova visto che, rispetto ai dati sul deficit di risorsa idrica del 2022, a livello distrettuale, il dato peggiore è stato quello del Distretto della Sicilia, con –81,7% rispetto al trentennio climatologico 1991–2020. Peraltro, la Sicilia è piena di invasi: ben 47, per un totale di circa 1,1 miliardi di metri cubi, di cui solo 30 in esercizio (e neppure in piena efficienza). Il volume complessivo autorizzato era di 997 mln di cui 289 non utilizzabili per mancata manutenzione ed inefficienze varie. L’Autorità di bacino ha previsto 12 interventi da realizzare su altrettanti invasi per un totale di euro 55.405.000 che consentirebbero di rimuovere 903.270 mc di sedimenti. 


Incendio a Erice (TP) nel 2024.


A questo si aggiunga la piaga degli incendi boschivi favoriti, come oggi in California, dalle condizioni estreme di siccità: solo nel 2024 sono stati registrati 1.288 incendi, un aumento significativo rispetto ai 509 dello stesso periodo del 2023, che aveva visto andare in fumo 51.000 ettari di territorio. Le cause principali includono cambiamenti climatici, ondate di calore, siccità, e incendi dolosi.  


Incendio a Erice (TP) nel 2024.


Incendio nei boschi di Erice (TP) nel 2024.


Incendio a Erice (TP) nel 2024.


L’agricoltura – sottolinea il WWF - è il settore più colpito: dalla coltivazione delle olive, alle mandorle, agli agrumi, ai vigneti. Persino il grano, che non è una coltura irrigua, ma si sostenta con la sola acqua piovana, nel 2024 non ha prodotto raccolto. Anche per l’allevamento è stato un disastro a causa della ridotta capacità foraggera. L’estate siciliana è stata poi caratterizzata da un drastico razionamento dell’acqua potabile nei centri urbani: ci sono stati quartieri delle grandi città che ricevevano acqua poche ore al giorno e in alcuni casi ogni 24 ore. Il cambiamento climatico è certamente la causa principale, ma fa rabbia pensare in Sicilia, come certifica l’ISTAT nel 2022, la perdita idrica nella fase di immissione in rete dell'acqua per usi autorizzati è stata del 51,6%, per un volume di 339,7 milioni di metri cubi di acqua sprecata. In Sicilia sono anche in sofferenza le falde che in alcuni casi si sono abbassate molto, come nel catanese dove negli ultimi anni si è avuto un abbassamento di circa 20 metri. Tra l’altro la recente scoperta, nel 2023, di una falda acquifera da oltre 17 miliardi di mc di acque sotterranee, tra dolci e salmastre sotto i Monti Iblei, a oltre 800 metri di profondità, può aiutare a combattere la crisi idrica, ma ciò, al di là di rendere effettivamente fattibile il suo utilizzo, non deve distogliere dalla necessità di gestire meglio la risorsa e impostare una pianificazione adeguata attraverso un Piano strategico di adattamento ai cambiamenti climatici”. L’altro aspetto della crisi climatica è caratterizzato dai violenti nubifragi che hanno investito la Sicilia nelle prime due settimane di novembre del 2024 provocando frane, smottamenti, esondazioni. “Fortunatamente gli allarmi hanno funzionato – commenta il WWF - e non vi sono state vittime, diversamente da quanto accadde nel 2009 in provincia di Messina, tra Giampilieri e Scaletta, quando persero la vita 37 persone. A novembre, nel catanese, in dodici ore sono caduti oltre 500 millimetri di pioggia, provocando il rapido innalzamento dei livelli idrici, invadendo le strade e le abitazioni”.

Il processo di desertificazione della Sicilia, secondo il WWF “è ormai un dato di fatto con diverse aree colpite e con un tentativo, da parte dell’Autorità di bacino, di contrastarla attraverso una ‘Strategia regionale di azione per la lotta alla desertificazione’ (2019) per lo più sulla carta. 

Parte del  territorio di Erice in una foto scattata dal drone nel 2024. 

Incendio nei boschi di  Erice (TP) nel 2024.


L’Atlante ONU della Siccità 2024 ricorda che ‘Misure preventive come la gestione dell'acqua, i sistemi di allerta precoce e le pratiche agricole innovative riducono l'impatto della siccità e la vulnerabilità umana. La combinazione di pratiche efficaci di mitigazione (abbattimento delle emissioni climalteranti) e percorsi di adattamento può creare sinergie che favoriscono la resilienza alla siccità’. La Sicilia deve diventare un modello della decarbonizzazione - afferma il WWF - visto quanto rischia di perdere se non viene attuata. Inoltre, serve un piano d’azione per prevenire i danni, un Piano di Adattamento ai Cambiamenti climatici su scala regionale, come peraltro previsto anche dal PNACC, che possa mettere a sistema la pianificazione legata alle risorse idriche (Piano gestione acque, Piano alluvioni…), all’agricoltura sfruttando le possibilità della PAC. È necessario promuovere azioni di ripristino degli ecosistemi, come peraltro richiesto dalla Nature Restoration Law, e dei servizi ecosistemici, per ridurre la vulnerabilità del territorio ed aumentarne la resilienza. Un ruolo fondamentale lo possono svolgere le Nature Based Solutions che possono essere promosse per la ricarica delle falde, ad esempio attraverso Aree Forestali d’infiltrazione e il recupero delle aree di esondazione naturale dei fiumi, recuperando le fasce fluviali. C’è molto da fare - conclude la nota del WWF - e c’è la necessità di grandi investimenti per rendere il nostro territorio resiliente e in questo quadro l’ostinazione del Governo a investire sul Ponte sullo Stretto risulta completamente anacronistica”.

 

In primo piano: Agenti di Polizia intervenuti in un incendio a Erice (TP), uno dei territori della Sicilia più drammaticamente colpito dagli incendi boschivi.

 

 

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