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24 Nov 2024

Africa Champion Program: Focus Piano Mattei, il nuovo progetto di Sace per le imprese italiane

Africa Champion Program: Focus Piano Mattei, il nuovo progetto di Sace per le imprese italiane

Author: Rita Sanvincenti / Sunday, November 24, 2024 / Categories: News / Rate this article:
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È stato lanciato da Sace il progetto Africa Champion Program: Focus Piano Mattei, realizzato con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ed il sostegno della Struttura di Missione del Piano Mattei della Presidenza del Consiglio, con il coinvolgimento di ICE, Cassa Depositi e Prestiti, Simest, Confindustria Assafrica & Mediterraneo e Câmara de Comércio Moçambique-Itália, che hanno partecipato, in presenza o in collegamento da remoto, all’evento di presentazione del 22 novembre 2024 nella sede romana del Gruppo assicurativo-finanziario italiano controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Africa Champion Program è costituito da un percorso formativo e di Business Matching rivolto alle imprese italiane interessate ad acquisire le necessarie competenze per operare nei Paesi africani inclusi nel Piano Mattei, i cui obiettivi, illustrati da Mariangela Siciliano, Head of Education & Connects Solutions di Sace, sono quelli di creare partenariati commerciali tra le imprese italiane e quelle africane, e al contempo di valorizzare l’eccellenza dell’imprenditoria italiana. La prima fase, il percorso formativo al quale è già possibile iscriversi, prenderà il via nel 2025, ed è suddiviso in tre moduli con 14 ore didattiche. Sono in programma approfondimenti su Costa D’Avorio, Egitto, Marocco, Mozambico, Tunisia, Kenya relativamente a tre settori chiave quali energia, infrastrutture e agroalimentare. Il primo modulo prevede un outlook geopolitico e geoeconomico; il secondo è “molto calato” sulle specificità geografiche e settoriali; il terzo modulo indagherà gli strumenti finanziari e le soluzioni messe a disposizione da tutti gli attori del Sistema Paese, che nell’occasione della presentazione del progetto hanno rappresentato. La seconda fase, il Business Matching, è dedicata alla creazione di opportunità commerciali mediante sessioni di business matching tra imprese italiane e controparti africane, anche nell’ottica del programma Push Strategy di Sace.

Alessandra Ricci Amministratore delegato di Sace. Crediti foto: Sace.


L’evento si è aperto con i saluti di Alessandra Ricci, Amministratore delegato di Sace, che nel suo intervento ha sottolineato che “le imprese devono sapere quali sono le opportunità, i rischi e gli strumenti che possono utilizzare nel momento in cui decidono di investire in Africa”, e che “dobbiamo aprirgli le porte mettendole in contatto con le loro controparti, con l’obiettivo di creare valore sia in Italia che nei Paesi di destinazione”. Nel 2024, dalla data di inizio del Piano Mattei, a gennaio di quest’anno, Sace ha deliberato 1,2 miliardi di operazioni in Africa, “e questo dichiara Ricci - si riflette sia sull'Italia, per quanto riguarda il PIL generato, sia sui Paesi in cui questi investimenti sono realizzati perché genera occupazione”. Il continente africano, pur con le profonde differenze tra i Paesi che ne fanno parte, fa registrare segnali positivi da mercati di interesse per le aziende italiane: “è una grande opportunità per le nostre imprese”, ha aggiunto l’Amministratore delegato di Sace, precisando poi: “Questo non è ‘Sace in Africa’ ma la presenza di tutte le istituzioni che oggi sono qui presenti. Nel progetto questo verrà ampliato con tutti gli strumenti che come Sistema stiamo mettendo in piedi”.

L’Ambasciatore Fabrizio Saggio, Coordinatore della Struttura di Missione Piano Mattei e Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri, ha sottolineato a sua volta l’importanza della formazione “grandissimo obiettivo del Piano Mattei” e il valore del Sistema Italia che “sta dando i suoi frutti”. L’Ambasciatore ha messo in evidenza l’“elemento chiave” dell’acqua, in Africa, legato al settore dell’agricoltura e ha citato il progetto di collaborazione con il Congo per il rifacimento dell’impianto idrico della capitale del Paese. In questo settore “l’Italia ha enormi eccellenze che stiamo cercando di trasferire in maniera sinergica”, ha dichiarato, elencando poi i nuovi strumenti finanziari attivati in questo anno di attività del Piano Mattei a sostegno degli investimenti italiani, “dal Push Strategy di Sace, al Fondo Africa di Simest, agli strumenti che abbiamo messo insieme con CDP e la Banca Africana di Sviluppo”. A questi si aggiunge il Fondo Clima di circa 4 miliardi di cui il 75% è destinato all’Africa. A livello di collaborazioni internazionali, il Consigliere Diplomatico ha indicato il Global Gateway dell’UE che ha stanziato 150 miliardi per il continente africano e il PGII, in cui l’Italia “è entrata in maniera strategica” nel progetto del corridoio Lobito che unirà orizzontalmente l’Africa, dall’Angola allo Zambia, attraverso una connessione infrastrutturale. Ha concluso affermando che "è importante, per chi vuole investire in Africa, sapere cosa è cambiato, quali strumenti ci sono e cosa si può fare insieme”.

Sulle “molte Afriche da scoprire” e su “quanto si debba studiare per far sì che le proprie attività vangano ottimizzate”, ha posto l’accento l’Ambasciatore Fabrizio Lobasso, Vice Direttore Generale per la promozione del Sistema Paese, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che ha richiamato l’attenzione sulla presenza nel Continente di numerosi rappresentati istituzionali e funzionari ai quali le imprese possono “affidarsi”. Riguardo all’importanza delle missioni sia del Presidente del Consiglio che del Ministro degli Affari Esteri, ha ricordato il successo di quella in Mozambico che ha permesso di sbloccare il progetto di Manica. Tra le attività svolte dal Ministero ha citato il forum di dialogo imprenditoriale, che si è svolto nel mese di maggio di quest'anno, al quale hanno partecipato, per la prima volta in Italia, le confindustrie e le associazioni di categoria africane; e l’incontro del 15 luglio scorso, sul fronte della promozione culturale e della diplomazia scientifica, con tutte le Agenzie spaziali. Secondo Lobasso occorre “intercettare” i cambiamenti giovanili in atto, con una “diplomazia ibrida che metta insieme per la prima volta tutto il sistema istituzionale ma anche non istituzionale, camerale, fondazioni, associazioni, università, studenti, singoli personaggi”.

La necessità di un “nuovo paradigma”, con un “approccio di traino” delle aziende italiane che intendono cogliere le potenzialità del continente africano, è stata evidenziata da Alessandro Terzulli, Chief Economist di Sace.  In funzione del “nuovo approccio”, il supporto di Sace alle imprese, ha spiegato Terzulli, è passato, dal 2010 a oggi, da 2 a 8 miliardi e si è diversificato iniziando a sostenere progetti infrastrutturali: nel settore dell’energia elettrica, in quello ferroviario e ospedaliero, nelle strutture universitarie, nelle smart city. Dal 2023, ha proseguito Terzulli, è iniziato l’utilizzo del Push Strategy in Africa. Sempre dal 2023 sono state garantite linee finanziarie a Costa D’Avorio, Benin e Senegal per 500 milioni a fronte delle quali “c’è l’idea di generare export italiano, non solo concedendo una linea finanziaria, ma favorendo i contatti delle imprese attraverso un matchmaking mirato nei settori in cui riteniamo ci sia più potenziale per l’export italiano”. Le previsioni, dopo la complessità degli ultimi quattro anni, sono positive sia per il Nord Africa che per l’Africa Subsahariana come Terzulli ha indicato mettendo in luce le prospettive di crescita fissa del PIL di entrambe le regioni del 4% e le riduzioni del livello medio di rischio sovrano che consentirà una migliore gestione dei programmi.

L’interscambio tra Italia e continente africano ha raggiunto, nel corso del 2024, i 60 miliardi (secondo i dati Istat raccolti dall’Ufficio Studi di Sace) di cui 23 di export (14 verso il Nord Africa e 9 verso l’Africa Subsahariana), e 37 di import. I pronostici di Sace sul 2025 sono positivi: è previsto infatti un incremento del 7,7% nel Nord Africa e dell’8,5% nell’Africa Subsahariana, considerando rispettivamente 14 miliardi e 6,5 miliardi di export italiano registrati nel 2023.

Crediti foto: Sace.


Nel merito degli strumenti finanziari a disposizione delle imprese, sono intervenuti alla presentazione di Africa Champion Program, i “Partner di progetto”. Marco Cantalamessa, Direttore Strategia e Innovazione Sostenibile di Simest, ha attestato che la Società del Gruppo CDP mette a disposizione tre linee di prodotto: gli Investimenti partecipativi, i Finanziamenti agevolati e l’Export credit. Nell’ultimo anno, in stretto collegamento con il MAECI, è stato creato un prodotto specifico per l’Africa che, ha ricordato il Direttore, presenta “54 Paesi, ognuno con delle caratteristiche differenti ma che messe insieme formano un continente ricco di opportunità, un mercato di dimensioni molto importanti,  con un miliardo e mezzo di persone che nei prossimi decenni dovrebbe arrivare a due miliardi, una classe media che si sta formando, un territorio ricco di materie prime critiche strategiche, circa il 30% delle riserve mondiali, il 60% delle terre arabili con esigenze di meccanizzazione”. Tenendo conto di questi fattori è stato lanciato Misura Africa, il nuovo strumento di finanza agevolata messo a disposizione in particolare delle PMI, concesso ad un tasso dello 0,5% e con la possibilità di ottenere incentivi di fondo perduto fino al 20% del finanziamento: “duecento milioni destinati alle imprese che esportano verso il continente africano, importano materie prime o hanno l’ambizione di sviluppare progettualità o insediamento sul territorio”. La novità sta nell’estensione anche a tutte le imprese delle filiere produttive non necessariamente esportatrici dirette. Gli investimenti riguardano gli ambiti della sostenibilità e della digitalizzazione, con l’ulteriore potenziamento dato dall’introduzione del sostegno alla formazione di mano d’opera specializzata in Africa. Dal lancio del nuovo strumento finanziario, a fine luglio, sono ad oggi 100 i progetti presentati dalle imprese.

“La Presidenza italiana del G7 e il Piano Mattei hanno rappresentato un incredibile fattore di accelerazione per il nostro impegno in Africa, portandoci a mobilitare risorse senza precedenti per sostenere gli investimenti nel Continente a partire dai Paesi prioritari del Piano”, ha dichiarato Laurent Franciosi, Responsabile Sviluppo Mercati Internazionali, Cassa Depositi e Prestiti. “A settembre di quest’anno l’impegno di CDP nell’Africa Subsahariana in ambito cooperazione e finanza per lo sviluppo, ammontava ad oltre il 50% del portafoglio complessivo del nostro impegno in ambito cooperazione”. Sul piano finanziario CDP agisce con risorse proprie e gestendo fondi pubblici, come il Fondo Rotativo per la Cooperazione allo Sviluppo di cui 2 miliardi e mezzo sono destinati al Piano Mattei, e il Fondo italiano per il Clima di cui 3 miliardi sono destinati al Piano Mattei”. Le priorità riguardano i settori dell’energia sostenibile e rinnovabile, della transizione verso fonti rinnovabili; le infrastrutture resilienti; la sicurezza alimentare e l’agricoltura sostenibile che aumentano la produttività e la resilienza delle filiere alimentari. Laurent Franciosi ha citato il caso di una linea di credito a valere sul Fondo Rotativo per la Cooperazione in favore del Mozambico finalizzato alla creazione di un centro agroalimentare che permetterà lo sviluppo di servizi di produzione, selezione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti. In merito all’aumento del numero delle aziende nel continente africano, commenta “Questo incremento della presenza italiana riflette la fiducia crescente nelle potenzialità dell’Africa e la volontà di contribuire al suo sviluppo. L’Africa rappresenta anche una opportunità di diversificazione strategica per le nostre imprese, soprattutto in un contesto di crisi globali e tensioni geopolitiche”. È in fase di messa a punto con la Struttura di Missione del Piano Mattei, il nuovo strumento finanziario Plafond Africa assistito da garanzia dello Stato, ed è in corso di realizzione anche un “ecosistema imprenditoriale locale robusto per favorire l’accesso al credito, con una serie di programmi intermediati da soggetti finanziari locali, da parte delle PMI locali con un focus sull’imprenditoria femminile e giovanile. Abbiamo anche dei programmi di formazione come Archipelagos che mira a migliorare le conoscenze di business e di accesso al credito per le PMI dell’Africa. Questi sono programmi che CDP porta avanti in quanto implementing partner della Commissione Europea”. Fa parte della strategia di Cassa Depositi e Prestiti, come degli altri attori coinvolti nel progetto Africa Champion Program, l’apertura degli uffici in loco. Dopo quelle a Il Cairo, e a Rabat, nel 2025 ne sono previste altre a Nairobi e nell’Africa Occidentale. Tra i nuovi strumenti del CDP a sostegno delle imprese, si colloca la piattaforma digitale di Business Matching sviluppata con MAECI e Simest, e con il supporto di tutti gli altri attori del Sistema, che favorisce l’incontro tra aziende italiane e africane creando opportunità di collaborazione e partnership. "Un approccio innovativo che dimostra quanto le tecnologie possono giocare un ruolo cruciale nel rafforzare i rapporti economici tra Italia e Africa contribuendo alla creazione di un ecosistema sostenibile e resiliente”.

Crediti foto: Sace.


Alessandro Cugno, Direttore Ufficio Formazione alle Imprese Agenzia ICE, ha illustrato l’impegno dell’Agenzia  in Africa. È molto attiva sul piano fieristico, organizza incaming nelle principali fiere italiane e anche collettive all’estero, “aumentando l’allocazione finanziaria sulla promozione del continente africano nello spirito del Piano Mattei”. ICE conta su una rete che copre 26 Paesi africani con uffici che erogano servizi sia di carattere digitale che personalizzato; organizza business forum: il prossimo in programma sarà in Tanzania a febbraio 2025. “Riguardo alla formazione – dichiara - organizziamo diverse attività in Africa come il Lab Innova For Africa finalizzato alla formazione manageriale, ma anche tecnica di imprenditori africani. Viene poi effettuata una selezione in base alla capacità di internazionalizzazione e li portiamo in Italia organizzando dei tour che partono dalle fiere più importanti e prevedono la visita a diversi distretti industriali. Ci assumiamo molti dei costi. La formazione viene effettuata su un grandissimo numero di settori tra cui, primo fra tutti, l’agribusiness legato al raddoppio, entro il 2050, della popolazione africana, alla circostanza che il continente africano ha il 60% delle terre del mondo ancora coltivabili, e al fatto che il 42% della forza lavoro è impegnata nell’ambito dell’agricoltura. Quindi un aumento esponenziale della produttività in questo settore in Africa, oltre ad essere necessario per rispondere alla crescita di domanda che si registrerà in futuro, lo sarà anche per migliorare il benessere economico di tutti coloro che operano nel settore”.

Stanno emergendo sempre più progettualità di imprese di medie piccole dimensioni con nuove opportunità interessanti, ha fatto notare Letizia Pizzi, Direttore Generale Confindustria Assafrica & Mediterraneo. Uno degli obiettivi, sottolinea, è quello di cambiare la narrazione dell’Africa. “Il continente africano è un continente di opportunità, dove ci relazioniamo con controparti locali e istituzionali che sono assolutamente preparate e capaci di relazionarsi e dialogare anche con imprese come quelle italiane che vantano delle eccellenze da un punto di vista tecnologico”. “Abbiamo avviato un’azione di raccolta e di messa a sistema di quelli che sono i progetti che le aziende possono presentare, a fronte del panorama molto articolato di tutti gli strumenti. Le nostre imprese sono attive in tutti i settori merceologici” Gli “esempi di eccellenza importanti” riguardano gli ambiti della digitalizzazione delle Amministrazioni pubbliche, della meccanizzazione agricola, dello stoccaggio di sementi per la sicurezza alimentare, dei trasporti sostenibili, delle energie rinnovabili, delle infrastrutture e costruzioni, delle tecnologie innovative nel campo delle biomasse e dell’idrogeno. In ogni caso, specifica Pizzi, “è fondamentale essere accompagnati. Non si va da soli. Ora c’è un sistema strutturato che funziona, sempre più presente sul territorio”.

Il problema “narrazione di un’Africa non realistica” è particolarmente sentito da Simone Santi, Presidente della Câmara de Comércio Moçambique-Itália, che dal 1996 vive in Mozambico, e che ha coordinato un gruppo di lavoro delle camere e delle imprese presenti e operanti in Africa, e definito un documento inviato al Governo, contribuendo così a fornire un quadro reale delle imprese che lavorano sul territorio.  In tal senso il Piano Mattei, a suo avviso, ha portato già un primo successo in termini di visibilità e attenzione. Il Presidente ha richiamato, dei ventuno progetti in corso, quello del centro agroalimentare in Mozambico. “I pilastri” per il successo del Piano, afferma “sono la formazione in quanto c’è una necessità di mano d’opera specializzata sia in Italia che all’estero, l’industrializzazione e le infrastrutture, e l’utilizzo locale delle risorse, in particolare del gas domestico”. Sulla formazione ritiene che siano da valorizzare i tirocini formativi con il coinvolgimento delle università, specialmente quelle cattoliche, che sono tecniche. Relativamente all’industrializzazione e alle infrastrutture, “abbiamo una filiera importante di grandi multinazionali ma soprattutto – ha dichiarato - abbiamo la possibilità di farle interagire con le piccole e medie imprese italiane. I mega progetti strutturali che sono portati da queste imprese che vincono i concorsi, o fanno accordi con i governi, poi vengono messi a terra da una filiera di piccole medie imprese. Noi pensiamo che questa sia la chiave vera del nostro tessuto imprenditoriale e la nostra forza. Il fatto che l’Italia possa diventare l’hub energetico dell’Europa, può avvenire attraverso il contributo importante del continente africano. Una chiave importante pensiamo che sia l’utilizzo delle risorse locali. Molto spesso le risorse, fossili, non fossili, agricole, vengono esportate dall’Africa”. La valorizzazione delle risorse sul Continente è una “chiave per un Piano Mattei”, in contrapposizione alla “visione abbastanza predatoria” dell’Africa “non solo dal continente europeo ma anche un po’ da tutti gli altri”. “Ci sono risorse naturali, minerali, l’acqua, l’agricoltura, la pesca, le biomasse e soprattutto il gas domestico”. Sul fatto che il gas sarà la fonte energetica principale nei prossimi decenni, ha evidenziato che “se utilizziamo e massimizziamo la nostra capacità tecnologica e di know how delle nostre imprese, sul gas sicuramente non perdiamo la competitività di un tessuto imprenditoriale che ha investito negli ultimi 150 anni”. In base alla “giustizia climatica” che il Presidente Santi richiama, essendo l’Africa un continente che non inquina, le sue risorse interne possono essere utilizzate per il processo di industrializzazione, in cui possono essere impiegate le tecnologie italiane. Sul ruolo delle Camere di Commercio in Africa nell’implementazione del Piano Mattei, afferma: “Siamo di fatto l’ultimo miglio delle attività commerciali e di investimenti. Possiamo dare un’assistenza strategica e culturale. Sono 55 Afriche – considerando il Sahara Occidentale – 55 Paesi con 1800 lingue. In ognuno c’è una cultura di business differente. Gli imprenditori che sono in loco, rappresentati dalla Camera di Commercio, conoscono questa cultura imprenditoriale e possono trasferirla ai colleghi che vogliono vendere o investire. Possiamo dare formazione e capacity building, facilitare le partnership pubblico private, perché siamo riconosciuti dal governo locale come un’entità locale, possiamo creare le connessioni tra i mega progetti e le filiere delle piccole medie imprese. Abbiamo un’interazione continua con le associazioni locali. Organizziamo missioni con la collaborazione del Sistema Italia”.

 

Crediti foto: Sace.

 

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