Il Ministro
Tajani ha presieduto nuovamente questa mattina una riunione di emergenza sulla
situazione in Siria con gli Ambasciatori d’Italia nei Paesi del Medio Oriente a
seguito della presa di Damasco da parte dei gruppi ribelli. In particolare,
Tajani ha ricevuto dall’Ambasciatore d’Italia a Damasco Stefano Ravagnan, informazioni
aggiornate sulla situazione del personale italiano e dei connazionali ancora
presenti nel Paese. “Ringrazio l’Ambasciatore Ravagnan per l’attività di
assistenza dei connazionali e per i costanti e precisi aggiornamenti che
riceviamo puntualmente e che vengono condivisi anche con il Presidente del
Consiglio e con il Ministro della Difesa”, ha affermato il Ministro Tajani in
una nota.
A margine della
riunione, il Ministro ha avuto anche un colloquio telefonico con il Ministro
degli Esteri turco Hakan Fidan, al quale è stata ribadita la richiesta di
garantire l’incolumità dei cittadini italiani, la tutela dei cristiani e delle
altre minoranze. Fidan ha espresso apprezzamento per la presenza diplomatica
italiana a Damasco e ribadito la disponibilità turca a collaborare anche con
l’Italia per garantire la stabilità del Medio Oriente e preservare l’unità
della Siria.
“Stamattina un
gruppo armato è entrato nel giardino della residenza dell’Ambasciatore
d’Italia. Non c’è stata violenza né nei confronti dell’Ambasciatore né dei
Carabinieri”, ha dichiarato, sulla situazione a Damasco, il Vice Presidente del
Consiglio in un punto stampa a margine della riunione. “Hanno portato via
soltanto tre automobili e tutto è finito lì. Sono stati per qualche tempo nel
giardino. Evidentemente volevano verificare se c’erano i militari di Assad e se
c’era della documentazione particolare”. Il Ministro ha in seguito precisato
che i miliziani “hanno sparato dei colpi d'arma da fuoco contro un muro ma era
più un segno di giubilo che altro”. Tajani ha confermato che, sia l’Ambasciatore
che i Carabinieri, “ora sono al sicuro fuori dalla residenza dell'Ambasciata e
continuano a lavorare da remoto. Quindi la situazione è completamente sotto
controllo”. Riferendosi agi italiani presenti nel Paese, ha aggiunto: “Questa
notte un gruppo di circa quindici nostri connazionali ha valicato la frontiera
Siria-Libano con il sostegno della nostra Ambasciata a Beirut e sono riusciti a
entrare in Libano. Adesso sono sistemati in abitazioni e in conventi, a Beirut.
Ieri, altri, erano arrivati in Giordania”, ha affermato, assicurando che non ci
sono ulteriori richieste da parte di italiani intenzionati a lasciare il Paese
in quanto molti di essi sono coniugati con siriani o siriane e che “il
consiglio che ha dato l’Ambasciata è quello di rimanere a casa”. Relativamente
a coloro che si trovano ad Aleppo, il Ministro ha reso noto che “sono in questo
momento tranquilli perché la situazione è calma. Quelli che sono a Damasco che
volevano lasciare la città, lo hanno fatto; quelli che volevano rimanere, sono
rimasti e sono in casa. Naturalmente siamo pronti a fare tutto ciò che serve se
i nostri connazionali dovessero essere in pericolo e dovessero essere aiutati a
lasciare la Siria, ma in questo momento non abbiamo richieste. L'Unità di Crisi opera ventiquattro ore su
ventiquattro e anche durante la nottata è stata in contatto con la nostra
ambasciata a Beirut per l'aiuto ai connazionali che faticavano a superare la
frontiera. Erano rimasti in una zona grigia e grazie al lavoro della nostra Ambasciata
a Beirut siamo riusciti a farli arrivare. Sono adesso tutti al sicuro. Per quanto riguarda la situazione politica - precisa
Tajani - noi auspichiamo un passaggio di consegne tra il regime che è caduto e
la nuova realtà, che sia pacifico, che ci sia una transizione politica e non militare.
Mi pare che in questo momento le cose vadano in questa direzione. È importante
che rimanga l'unità politica della Siria – ha sottolineato - ed è importante
altresì, è l'appello che noi lanciamo, che non vengano attaccate le minoranze,
a cominciare da quella cristiana, e che non vengano attaccate le sedi
diplomatiche. Ho parlato a lungo anche con Il Nunzio Apostolico a Damasco, proprio
delle minoranze cristiane”. Il Ministro ha riferito che alcuni vescovi stanno parlando
con gli insorti e che “i messaggi che mi ha dato il Nunzio sono abbastanza
positivi. Ripeto, per noi questa rimane una delle priorità, insieme alla tutela,
ovviamente, dei nostri connazionali”. In merito alle iniziative che verranno
intraprese, ha dichiarato: “continua il confronto costante con i nostri alleati
del G7 di cui noi abbiamo la presidenza e non è escluso che possa esserci un
documento unitario dell’Unione Europea, un documento a 27, nelle prossime ore. Stiamo
lavorando per avere delle posizioni univoche e una strategia che porti alla
stabilità della regione. Certamente la situazione in Siria porterà dei
cambiamenti. Seguiamo con grande attenzione, ma anche con preoccupazione, tutto
ciò che succede, perché dopo la Palestina, il Libano e ora la Siria, ci
auguriamo che non ci sia una escalation. Naturalmente ho informato il Presidente
del Consiglio di tutto ciò che sta accadendo, nei minimi dettagli”. Tajani ha
affermato di essere “in contatto, fino dalle prime ore di oggi, con il Ministro
della Difesa Crosetto, per seguire insieme l’evolversi della situazione”,
mentre “l'Unità di Crisi continua a lavorare in sintonia e in collaborazione
con l'Ambasciatore a Damasco che adesso è fuori sede, in sicurezza, però continua
a lavorare per tutelare i nostri connazionali, e anche con i Consolati che
abbiamo e con una ventina di italiani iscritti all’A.I.R.E.”. Al momento, da
tutti i fronti, Tajani ha avuto rassicurazione che “è tutto tranquillo”.
Sui possibili scenari
che si prospettano per Damasco, il titolare della Farnesina risponde: “Mi pare
che sia ancora poco chiaro chi alla fine avrà la gestione della Siria, perché
non è una forza unitaria, ma sono più forze. Adesso vedremo se sarà possibile
parlare con le nuove forze che arrivano, innanzitutto per tutelare i nostri
concittadini. In questo momento, prima di qualsiasi altra cosa, ci preoccupiamo
di garantire l'incolumità di tutti gli italiani che sono presenti in Siria, ivi
compreso l'Ambasciatore, i Carabinieri e i contrattisti italiani che lavorano
all'interno della nostra sede diplomatica. Poi vedremo cosa accadrà e quale
sarà la situazione. Ci muoveremo in sintonia anche con i nostri interlocutori. È
una situazione in continuo movimento. Noi continuiamo a monitorare la
situazione con tutte le nostre ambasciate e naturalmente con Palazzo Chigi e
con il Ministero della Difesa. Ripeto: il primo obiettivo anche nei contatti,
nei colloqui che ci sono, formali e informali, la prima cosa che a noi
interessa – ribadisce - è la tutela dei nostri connazionali. Dopo parleremo
dell'assetto della Siria, della stabilità della Siria, ma prima i nostri connazionali.
Naturalmente seguiamo anche la vicenda dei Cristiani perché la presenza
cristiana in Medio Oriente non è soltanto una difesa di una minoranza ma è
anche difesa di una minoranza in grado di sostenere la stabilità e l'equilibrio
in quella regione”.
Sulla definitiva
caduta del regime di Assad, “mi pare che non esista più – dichiara - mi pare
difficile che ci possa essere una reazione: ci sarebbe stata prima”, “credo che
la sconfitta del regime sia chiara”, e sottolinea l’importanza dell’unità e
della stabilità della Siria.
“Seguiamo con
grande preoccupazione la situazione augurandoci che non ci sia un peggioramento
del clima e che si possa avere una situazione, nel giro di poco tempo, stabile e
non cruenta. Fortunatamente in questo momento non c'è una guerra civile”
dichiara il Ministro che indica la necessità di evitare un collasso migratorio “noi
dobbiamo far sì che la popolazione civile non abbia ricadute negative da una
guerra che ha già provocato troppi morti”.
Crediti foto: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
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