Caotici e
voraci, caratteristiche che potrebbero descrivere perfettamente due buchi neri
mostruosi scoperti con l’Osservatorio Neil Gehrels Swift della NASA, satellite
con una importante partecipazione italiana dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI)
e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Un gruppo di ricerca ha
infatti rilevato, pubblicando i risultati oggi sulla rivista Astronomy and
Astrophysics, per la prima volta un evento transiente di distruzione
mareale in cui una coppia di buchi neri supermassivi sta interagendo con una
nube di gas nel centro di una galassia distante. È quanto si legge in una nota dell’INAF. Il segnale di questo fenomeno, noto come AT 2021hdr, si ripete
periodicamente, offrendo agli astronomi un'opportunità unica di studiare il
comportamento di questi oggetti cosmici estremi. Tra gli enti di ricerca
coinvolti nello studio c’è anche l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).
Rappresentazione artistica in cui si vede una coppia di buchi neri supermassivi che vortica in una nube di gas. L’evento si chiama AT 2021hdr, un brillamento ricorrente studiato dal Neil Gehrels Swift Observatory della NASA e dal ZTF Transient Facility presso l'Osservatorio Palomar in California. Crediti: NASA/Aurore Simonnet (Sonoma State University).
"È un
evento molto strano, chiamato AT 2021hdr, che si ripete ogni pochi mesi”,
spiega Lorena Hernández-García, ricercatrice presso il Millennium Institute of
Astrophysics e il Millennium Nucleus for Transversal Research and Technology to
explore Supermassive Black Holes, prima autrice dello studio e leader del team
di ricerca. "Crediamo che una nube di gas abbia inghiottito i buchi neri;
mentre orbitano l'uno attorno all'altro, i buchi neri interagiscono con la
nube, perturbando e consumando il suo gas. Questo produce oscillazioni che si
osservano nella luce del sistema”. AT 2021hdr è stato scoperto grazie
all’ALeRCE broker e osservato per la prima volta nel 2021 con lo ZTF (Zwicky
Transient Facility) presso l'Osservatorio Palomar in California. Dopo aver
esaminato diversi modelli per spiegare ciò che vedevano nei dati, i ricercatori
hanno dapprima considerato l’ipotesi di un evento di distruzione mareale (in
inglese tidal disruption event), vale a dire la distruzione di una stella che
si era avvicinata troppo a uno dei buchi neri, per poi convergere su un'altra
possibilità: la distruzione mareale di una nube di gas, più grande del binario
stesso. Analizzando i dati raccolti, la dinamica è apparsa subito chiara:
quando la nube si è scontrata con i due buchi neri, la loro forza di attrazione
gravitazionale l'ha fatta a pezzi, formando filamenti attorno alla coppia. La
nube si è poi riscaldata per attrito, il gas è diventato particolarmente denso
e caldo vicino ai buchi neri, mentre la complessa interazione di forze ha fatto
sì che parte del gas venisse espulso dal sistema a ogni rotazione.
ZTF ha rilevato
esplosioni da AT 2021hdr ogni 60-90 giorni dal primo brillamento. Il gruppo di
Hernández-García ha osservato la sorgente con Swift da novembre 2022. Il
satellite americano Swift li ha aiutati a determinare che la coppia di buchi
neri produce oscillazioni nella luce ultravioletta e nei raggi X
simultaneamente a quelle viste nella luce visibile.
“È la prima
volta che si osserva un evento di distruzione mareale di una nube di gas da
parte di una coppia di buchi neri supermassivi”, afferma Gabriele Bruni,
ricercatore presso l’INAF di Roma. “In particolare, l’oscillazione periodica
misurata in banda ottica, ultravioletta, e raggi X ha una durata mai osservata
in precedenza per un evento di distruzione mareale. Grazie al monitoraggio
costante di ZTF è stato possibile scoprire questo peculiare sistema, e avviare
osservazioni in diverse bande. La survey dello ZTF infatti copre il cielo
intero ogni 3 giorni, permettendo per la prima volta di scoprire un grande
numero di questi fenomeni astrofisici transitori”.
“I fenomeni
transienti permettono di studiare ‘in diretta’ l’evoluzione dei sistemi di
accrescimento su buchi neri supermassicci, dove la gravità e il campo magnetico
si trovano a un regime energetico estremo. Sono quindi laboratori che non
riusciremo mai a riprodurre sulla terra, dove testare nuove leggi della
fisica”, sostiene Francesca Panessa, ricercatrice presso l’INAF di Roma.
I due buchi
neri protagonisti della scoperta si trovano nel centro di una galassia chiamata
2MASX J21240027+3409114, situata a 1 miliardo di anni luce di distanza in
direzione della costellazione del Cigno. I due buchi neri sono separati da
circa 26 miliardi di chilometri e insieme contengono 40 milioni di volte la
massa del Sole. Gli scienziati stimano che i buchi neri completino un'orbita
ogni 130 giorni e che si fonderanno tra circa 70 mila anni.
Bruni
sottolinea che “finora sono pochi i fenomeni transienti osservati che
presentano un oscillazione nella curva di luce come questo”. E conclude: “Le
coppie di buchi neri supermassicci sono ancora un fenomeno raramente osservato,
e ne vedremo molti di più con la prossima generazione di antenne gravitazionali
a bassa frequenza (come LISA - Laser Interferometer Space Antenna). Inoltre, si
aspettiamo di scoprire altri casi come questo nei prossimi anni, anche con
l’accensione del Vera Rubin Telescope, che sarà in grado di scrutare ancora più
a fondo l’universo”.
Foto in primo piano: (da sx) Francesca Panessa (INAF Roma), Lorena Hernández-García (Millennium
Institute of Astrophysics), Gabriele Bruni (INAF Roma). Crediti: L. Sidoli /
INAF.
Video: Nell’animazione una nube di gas incontra due buchi neri supermassicci. La
complessa interazione di forze gravitazionali e di attrito fa sì che la nube si
condensi e si riscaldi; parte del gas viene quindi espulsa dal sistema a ogni
orbita dei buchi neri. Crediti: F. Goicovic et al. 2016.
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