L’obiettivo di
una completa decarbonizzazione del sistema elettrico italiano entro il 2035 non
solo è possibile, ma è anche vantaggioso per l'economia del Paese. Lo conferma
il “Rapporto
sugli impatti economici e occupazionali delle politiche per un sistema
elettrico italiano decarbonizzato nel 2035”. Il Report, presentato oggi e
curato da Fondazione Ecosistemi per conto di WWF Italia, che ne dà notizia, è
uno studio approfondito che stima gli effetti positivi che una piena
decarbonizzazione del sistema elettrico italiano avrebbe sull'economia e
sull'occupazione del Paese. Lo studio si basa su due precedenti documenti
elaborati da ECCO e Artelys: “Politiche per un sistema elettrico italiano
decarbonizzato nel 2035” e “Development of a transition pathway towards a close
to net-zero electricity sector in Italy by 2035”, rapporti commissionati dalle
associazioni ambientaliste.
Nel rapporto
presentato oggi sono state considerate otto filiere produttive (reti con linee
aeree, reti con linee sottomarine, solare fotovoltaico a terra, solare
fotovoltaico su tetto, eolico onshore, eolico offshore, biomasse,
idroelettrico), distinte in due differenti aree (impianti rinnovabili e reti),
indagando le loro principali fasi del ciclo di vita: costruzione,
installazione, manutenzione. Il decommissioning viene trattato a parte perché
non per tutte le filiere considerate esistono dati e questo ovviamente porta ad
una sottostima dell’occupazione complessiva che si potrebbe avere nel pieno
processo di decarbonizzazione del sistema elettrico.
Nello specifico
il report indica che la transizione energetica può creare un ampio numero di
posti di lavoro, stimolando l'innovazione e favorendo una ripresa economica
duratura e sostenibile.
Sia per le reti
che per gli impianti il report fornisce tre indicazioni relative agli impatti
occupazionali, espressi in ULA (quantità di lavoro prestato nell’anno da un
occupato a tempo pieno): l’occupazione temporanea relativa ai lavoratori
impiegati nell’attività di produzione delle reti, delle infrastrutture, degli
impianti per le FER; l’occupazione temporanea relativa ai lavoratori impiegati
nell’attività d’installazione; l’occupazione permanente che riguarda gli
occupati impiegati per tutta la durata del ciclo di vita di un bene (le
attività di manutenzione degli impianti o delle infrastrutture).
Per quel che
riguarda gli aspetti economici – sia per le reti che per gli impianti - sono
state effettuate: 1) stime delle spese in conto capitale, 2) stime delle spese
per costi di esercizio, 3) stime degli impatti complessivi suddivisi in diretti
e indiretti. Inoltre, è stata calcolata la distribuzione degli effetti
dell’impatto economico complessivo su quattro grandi aree di attività:
manifatturiera, edilizia, servizi e professioni e altro.
Lo studio
evidenzia come il settore delle fonti di energia rinnovabili rappresenti
un'opportunità straordinaria per l'economia italiana. Si stima infatti che gli
investimenti necessari per la realizzazione degli impianti rinnovabili
ammontino a 161,2 miliardi di euro, con un costo di gestione attualizzato fino
al 2035 di circa 27,5 miliardi. I vantaggi economici diretti, indiretti e
indotti, che restano in Italia, ammontano a 350,6 miliardi di euro, distribuiti
tra vari settori economici: 140,6 miliardi per la manifattura, 116,6 miliardi
per l’edilizia, 35,4 miliardi per i servizi e le professioni, e 93,4 miliardi
per altre attività economiche.
Per quel che
riguarda la stima degli occupati al 2035 collegati al solo settore delle Fonti
Energetiche Rinnovabili espressi in ULA – complessivamente pari a 104.212 unità
– questi possono essere suddivisi in ULA previste: nella fase di produzione:
pari a 5.375 unità, 1.701 in Italia e 3.674 all’estero; nella fase di
installazione: pari a 48.802 unità, tutte in Italia; nella fase di gestione,
fino al 2035: pari a 50.036 unità, di cui 42.770 in Italia e 7.266 all’estero.
In totale,
quasi il 90% di queste opportunità occupazionali resterà in Italia, con 93.273
ULA locali contro 10.939 ULA all'estero. Il settore delle FER, considerando il
ciclo di vita di 25 anni degli impianti, genererà complessivamente 1.305.066
unità di lavoro, con circa 1.119.753 unità nelle attività di gestione (di cui
1.069.250 unità localizzate in Italia).
Per quanto
riguarda le reti si stimano investimenti pari a circa 31 miliardi di euro e
costi di gestione di circa 3,7 MLD di euro. Gli impatti economici diretti,
indiretti e indotti che restano in Italia ammontano a 48,6 miliardi: la
distribuzione di questi impatti ricadrà per 19 miliardi su redditi e
investimenti delle attività manifatturiere, 18,5 sull’edilizia, 5,8 miliardi su
servizi e professioni, 11,2 miliardi sul resto delle attività. In termini
occupazionali, complessivamente in modo molto prudenziale si possono stimare al
2035 circa 12.094 ULA localizzate in Italia e 1.422 all’estero. La stragrande
maggioranza di tale occupazione (10.602 ULA) sarà concentrata nella fase di
installazione (tutta in Italia). È stata
poi anche fatta la stima degli impatti occupazionali durante l’intero ciclo di
vita delle reti (considerato di 50 anni) che ammonterebbe a 57.079 unità, con
circa 44.452 unità nelle attività fase di gestione (esercizio e manutenzione),
di cui l’82% circa in Italia.
"Questo
studio dimostra in modo chiaro che una transizione energetica ben pianificata e
attuata non è solo una necessità per contrastare il cambiamento climatico, ma è
anche un'opportunità per l’Italia di rafforzare la propria economia e creare
migliaia di posti di lavoro", ha dichiarato Mariagrazia Midulla,
responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.
Secondo Silvano
Falocco, direttore della Fondazione Ecosistemi, “il Rapporto dimostra, con un
approccio prudenziale, che il contributo delle Fonti Energetiche Rinnovabili è
fondamentale, non solo per mitigare le emissioni di gas serra, ma anche per
creare occupazione e buona economia, nel breve e nel lungo periodo”.
La
decarbonizzazione del sistema elettrico italiano si configura quindi non solo
come un obiettivo ambientale, ma anche come una leva fondamentale per
rilanciare l'occupazione e l'economia nazionale.
In primo piano: grafico tratto dal Rapporto
sugli impatti economici e occupazionali delle politiche per un sistema
elettrico italiano decarbonizzato nel 2035". Crediti: WWF Italia.
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