Ambasciatore del Messico presso lo Stato Italiano dal 12 settembre 2011, Miguel Ruiz-Cabañas Isquierdo, è nato a Città del Messico il 12 gennaio 1957. Laureato in relazioni internazionali presso il Colegio de México, ha un Master in scienze politiche della Columbia University di New York. E’ entrato a far parte del Servizio Diplomatico Messicano nel 1979, diventando Ambasciatore nel 1998. All’estero è stato Ambasciatore in Giappone dal 2004 al 2011. E’ stato Rappresentante Permanente del Messico presso l’Organizzazione degli Stati Americani (2001 al 2004); Responsabile dell’Ufficio Affari Migratorio e di Frontiera dell’Ambasciata del Messico negli Stati Uniti (1993-1995); Responsabile della Cooperazione contro il Narcotraffico presso la Missione Permanente del Messico alle Nazioni Unite (1988-1989) e Responsabile Affari Sociali e Umanitari sempre alla Missione Permanente del Messico presso le Nazioni Unite (1981-1986).
Nel Ministero degli Affari Esteri messicano è stato Direttore Generale per il Nord America (1999-2000); Coordinatore per gli Affari Speciali e Narcotraffico (1995-1999); Coordinatore degli Assessori del Sottosegretario per le Americhe (1992-1993); Coordinatore degli Assessori del Sottosegretario per Europa, Asia e Africa (1991-1992) e Direttore nella Direzione Generale per l’Organizzazione delle Nazioni Unite (1989-1991).
Nell’ambito accademico è stato Professore di relazioni internazionali e politica estera in diversi atenei messicani, tra cui la Universidad Iberoamericana (Università Iberoamericana) e la Universidad de las Américas (Università delle Americhe), il Colegio de Defensa Nacional (Scuola della Difesa Nazionale) e l’Instituto Tecnológico Autónomo de México (Istituto Tecnologico Autonomo del Messico). Ha anche dettato numerose conferenze sulle relazioni internazionali in atenei in Messico, Argentina, Spagna, Stati Uniti e Giappone. E’ autore di articoli pubblicati in riviste specializzate del Messico, Stati Uniti e Giappone sulle relazioni tra il Messico e questi Paesi, come pure sul sistema interamericano, il narcotraffico e le droghe illegali. E’ sposato con la Dott.ssa Martha Espinosa Cantellano e ha due figli.
Eccellenza, si è appena concluso il suo primo anno come Ambasciatore del Messico in Italia. Quali sono le sue valutazioni su questi mesi di attività?
Nonostante la situazione economica in Italia non sia ottima in questo momento, il rapporto commerciale economico tra Messico e Italia registra una crescita significativa perché molte aziende italiane hanno investito nel Messico negli ultimi anni. Credo inoltre che la visita del Premier Monti, quando si è riunito il G20, abbia facilitato un dialogo diretto con l’allora Presidente Phelipe Calderòn .
L’economia messicana è cresciuta del 4%, 3,8% negli ultimi anni e la prospettiva per il 2013 è di un incremento del 4%. Credo che questa situazione economica solidissima faciliterà una crescita addizionale del commercio e dell’investimento. Il 24 maggio 2012, la già Ministra degli Affari Esteri del Messico, Patricia Espinosa Cantellano, in occasione della III riunione della Commissione Binazionale Italia-Messico, ha firmato con il Ministro degli Affari Esteri italiano Giulio Terzi di Sant’Agata la “Dichiarazione congiunta di partenariato strategico tra la Repubblica Italiana e gli Stati Uniti Messicani”. E’ questa una “alleanza strategica” che rappresenta un mutuo riconoscimento del rapporto bilaterale privilegiato che i due Governi intendono sviluppare in tutte le aree: economico, politico, culturale, scientifico. E’ stato così stabilito, per la prima volta, un Business Council tra l’Italia e il Messico. L’idea è che le aziende interessate dei due Paesi si riuniscano e discutano con i due Governi su come migliorare al massimo il commercio, l’investimento, il rapporto culturale. Credo che nel 2013 avremo più scambi culturali, sociali, economici, politici, specialmente se il Presidente del Messico visiterà l’Italia.
Quando potrebbe avvenire?
Credo negli ultimi mesi del 2013.
Quali sono i settori imprenditoriali più orientati verso il suo Paese?
Dopo l’investimento della Fiat in Messico per produrre la “500”, abbiamo registrato un investimento delle aziende italiane nel settore delle componenti per auto, non solo per la Fiat, ma per tutta l’industria automotrice in Messico che si è molto sviluppata negli anni recenti: aziende giapponesi, americane, tedesche. Registriamo un significativo aumento delle aziende di tutto il mondo che vengono a produrre in Messico: macchine e veicoli, componenti per il settore aerospaziale; aziende del settore agroalimentare, delle energie rinnovabili come Enel Green Power. Credo che questo sia il futuro: che si debbano unire più imprenditori italiani con imprenditori messicani per produrre in Messico per altri mercati, non solo quello interno ma anche per quello nord e sud americano. Questa è stata la formula privilegiata per recenti investimenti in Messico da parte di molti Paesi come Stati Uniti, Canada, Europa, Giappone. Tutti hanno investito in Messico per produrre per tutti i continenti.
Quali sono i fattori che hanno determinato questi investimenti?
Il Messico offre ottime condizioni per la rete di accordi commerciali, le condizioni interne e la posizione geografica: si trova nel centro del mondo. Ha da un lato l’Oceano Pacifico, dall’altro l’Oceano Atlantico. E’ tra il Nord e il Sud America. E’ un Paese perfetto per produrre, con la sua posizione vicina agli Stati Uniti che è il mercato più grande del mondo. Per le aziende italiane, giapponesi o tedesche è molto difficile produrre per il mercato Nord americano, che non è competitivo per le tasse mentre, producendo in Messico possono esportare negli Stato Uniti, in Colombia o in Brasile grazie ad un network di accordi di libero scambio con America del Nord, del Centro, del Sud: condizione ottima per entrare negli altri mercati del continente. Il Messico ha le infrastrutture e le risorse umane, i tecnici, gli ingegneri ed è competitivo per i bassi salari. Ha un mercato interno significativo con 115 milioni di abitanti.
La competitività del Messico diventerà strategica anche rispetto alla Cina?
Sta recuperando competitività anche verso la Cina, che sta incrementando i salari a differenza del Messico e il costo del trasporto verso gli Stati Uniti è vicino a zero comparato al costo del trasporto attraverso l’Oceano Pacifico.
Tornando all’Italia quali sono gli eventi più importanti che l’Ambasciata messicana ha realizzato?
Oltre alla visita ufficiale della Ministra degli Affari Esteri del Messico, Patricia Espinosa Cantellano che si è svolta alla Farnesina, un’altra visita-incontro particolarmente importante è stata con il Ministro dell’Economia del Messico, Bruno Ferrari Garcìa de Alba nel mese di gennaio 2012 quando lui ha firmato con il Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera due memorandum: uno per stabilire il Business Council, il secondo per promuovere la collaborazione tra la piccola e media impresa dei due Paesi.
Abbiamo inoltre realizzato, come Ambasciata, molti incontri culturali. Credo che il più rilevante sia stato l’omaggio allo scrittore messicano Carlos Quentes con la presenza significativa dei suoi amici come Massimo D’Alema e altre personalità del mondo culturale italiano. Ovviamente il tema era quello dell’indipendenza nazionale.
Per il 2013 è già stato realizzato un programma di visite e incontri ufficiali?
Al momento non abbiamo un calendario definitivo perché abbiamo un nuovo Governo del Messico che si è insediato il primo dicembre. Credo che avremo molti incontri. Aspettiamo la visita del Ministro degli Affari Esteri del Messico per una conferenza multilaterale sul Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il 4 febbraio. Questa conferenza sarà alla Farnesina e sarà anche presieduta dal Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata. Ritengo che questa sarà una opportunità per rafforzare il legame politico tra i due Paesi. Aspettiamo i risultati del processo elettorale italiano per definire il programma e speriamo che vi sia un esito positivo per l’Italia.
Il suo precedente incarico è stato all’Ambasciata giapponese. Quali differenze ha riscontrato tra quel Paese e l’Italia?
Il Giappone e l’Italia hanno, sorprendentemente, molte similitudini. La loro struttura economica si assomiglia. La struttura demografica è la stessa con una popolazione che tende a crescere molto rapidamente. La terza cosa è il senso della storia, della cultura: in Giappone e in Italia è molto sviluppato il senso dell’arte, della bellezza. Diverse culture, certo, completamente diverse: quella italiana è ricca di decorazioni, l’Italia è il Paese del barocco, dello stile culturale del barocco, mentre il Giappone è esattamente l’opposto, rappresenta l’austerità; ma le due culture sono visuali, l’arte e la bellezza, sia pure con un diverso concetto, ma con la stessa importanza data ad entrambe e con il senso della storia, della cultura, l’orgoglio della cultura, della eredità culturale. Questi si trovano sia in Giappone che in Italia. La più grande differenza, secondo me, è la concezione dell’individuo e del gruppo. Quella italiana è una società molto individualista basata sulla famiglia, sull’individuo. In Giappone è il gruppo ad essere più importante dell’individuo. In Italia si trovano molti grandi esponenti culturali, Michelangelo, Raffaello, Dante, Leonardo Da Vinci. In Giappone non si trova un esponente culturale importante ad eccezione dello scrittore Murakami che però è stato scoperto prima nel mondo occidentale che nel proprio Paese. Al Giappone non appartiene il concetto del grande individuo, ma del gruppo, dell’azienda, della città, della cultura. Solo l’imperatore è importante ma nel suo ruolo di imperatore non come persona. I messicani, in questo, assomigliano agli italiani, sono individualisti, credono nella famiglia, credono nella Chiesa, anche se questo sta cambiando: ora, in Italia e la Chiesa non ha più il potere che aveva 20, 50 anni fa. Lo stesso avviene in Messico, che è un Paese profondamente individualista. Il Giapppone no. L’eroe è solo una persona che ha fatto il suo dovere. Delle persone che sono andate nella centrale nucleare per controllare il fuoco rischiando la propria vita, nessuno conosce il nome, perché il loro non è considerato un atto eroico come è per noi.
Secondo lei è migliore, più evoluta la cultura giapponese?
E’ diversa. Non accetto una comparazione. E’ diversa. I giapponesi programmano tutto. Esiste un protocollo per tutto, non solo quello diplomatico. Il protocollo è la forma, la carta. Quando i giapponesi devono produrre qualcosa, un gruppo di persone studiano il modo migliore per farlo per uno, due anni, ed infine producono dapprima un protocollo, un manuale dove è scritto quale è la miglior maniera di produrre quell’oggetto e, a quel punto, il gruppo deve eseguire. Non sono bravi nell’improvvisazione. Gli italiani sono esattamente il contrario. Gli italiani programmano sì, ma l’importante è l’ispirazione. Nelle situazioni di crisi gli italiani e i messicani sono migliori dei giapponesi. Sono diversi. Quelle sono società individualiste, quella giapponese è collettivista. Credo che il giapponese viva molto contento e anche l’italiano.
Si è trovato meglio in Giappone o in Italia?
E’ diverso. Io sono veramente molto felice in Italia con la mia famiglia. Stiamo benissimo, ma eravamo molto felici anche in Giappone dove la situazione era completamente diversa. Questa è la meraviglia della carriera diplomatica: vivere in società completamente diverse.
Come potranno svilupparsi i rapporti futuri tra Italia e Messico?
Credo che Italia e Messico non abbiano esplorato tutto il potenziale delle reciproche opportunità che sono molte, economiche e culturali. Il mio dovere qui in Italia è quello di promuovere e di mostrare agli italiani queste opportunità. Credo che la nostra mentalità, italiana e messicana siano molto vicine. Credo che i messicani abbiamo una vera simpatia per l’Italia. L’Italia ha uno straordinario soft power per la sua cultura, quella antica e quella moderna, il design, le auto, le donne, la cucina. Abbiamo un rapporto economico quattro volte più grande con il Giappone che con l’Italia perché il Giappone ha studiato il Messico per molti anni e ha scoperto che tra le due economie vi è complementarietà.
Gli italiani, invece, storicamente hanno rivolto la loro attenzione al Brasile e all’Argentina, non tanto al Messico, perché gli emigranti italiani sono andati in questo Paesi. Noi abbiamo molti italiani, ma non la proporzione che si trova in Argentina, Cile, Venezuela.
E secondo lei perché il suo Paese è rimasto così lontano per l’Italia?
Perché il Messico era la “nuova Spagna”. E la Spagna non facilitava i rapporti, non permetteva che gli italiani lo visitassero. Erano molto gelosi delle sue ricchezze minerarie, dell’oro.
Quando è iniziato effettivamente il rapporto con l’Italia?
Noi abbiamo un rapporto commerciale, sia pure non significativo, dal diciannovesimo secolo quando sono state stabilite relazione diplomatiche. La prima camera di commercio italiana in Messico è del 1903. Ma il commercio si è sviluppato dopo il 2000 quando abbiamo firmato l’Accordo globale tra l’Unione Europea e il Messico e il Partenariato Strategico tra Unione Europea ed il Messico del 2008 che hanno facilitato moltissimo la crescita del commercio.
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