Trapani? “Una città completa”. Così
Vito Damiano descrive la sua città della quale è primo cittadino dal 24 maggio
2012. “Trapani è una città completa per chi vuol trascorrere un periodo di
vacanza ideale, sotto tutti gli aspetti: culturale, paesaggistico, meteorologico,
enogastronomico, balneare. E’
accogliente perché noi facciamo perno sulla tradizionale ospitalità della gente
del Meridione e della Sicilia in particolare e ancora più di Trapani, che è
città di mare e quindi culturalmente predisposta all’accoglienza”. Una città ad alta vocazione
turistica, sportiva ma anche culturale. Trapani è al centro di ambiziosi
progetti che, nel rispetto della sua identità, ne valorizzeranno le ricchezze
naturali e dovute all’uomo. “Io sono ottimista – dichiara il Sindaco, ex generale dell'Arma dei
Carabinieri - non solo sulle potenzialità che ha questa città ma anche
sugli interventi che è possibile realizzare”. Questo nonostante gli “improvvidi
provvedimenti della Regione”.
Signor Sindaco tra i progetti che erano nel suo programma elettorale,
quali ha già portato avanti e in che modo?
Nel programma elettorale c’erano
i grandi eventi di rilevanza internazionale e la loro reiterazione nel tempo.
Purtroppo, per una situazione economico-finanziaria che ho trovato, non è stato
possibile realizzare da subito tutti questi progetti, anche perché l’impegno
dell’Amministrazione è stato rivolto verso il risanamento economico, verso il
rientro nei parametri del patto di stabilità che ci ha creato grossi problemi.
Qualcosa è stato fatto ma non tutto ciò che avrei voluto. Siamo riusciti a
portare a Trapani qualche manifestazione di grande rilievo come il torneo NBA
3X, basket americano, con la leggenda Darryl Dawkins.
Abbiamo ospitato la RC44, gara velica di altissimo profilo non solo agonistico
ma anche tecnologico; è andata bene anche se realizzata in poco tempo e fra
mille difficoltà. Abbiamo organizzato il Primo Concorso Ippico “Città di
Trapani” che si è svolto al campo Coni, con un percorso ad ostacoli che ha
visto impegnati circa 120 cavalli ed altrettanti cavalieri. E’ passato
inosservato perché evidentemente, qui, la gente non è abituata a questi eventi.
L’anno prossimo, per la seconda edizione avremo più tempo per organizzarlo e
promuoverlo anche sotto l’aspetto della comunicazione: questa prima è stata
organizzata in tempi strettissimi. Un evento di grande valenza
culturale è stato la mostra “I grandi Capolavori del corallo” al Museo Pepoli,
condivisa con la città di Catania, e con le due Fondazioni “Puglisi Cosentino”
e “Roma Mediterraneo” che sono state le promotrici di questo evento. Adesso stiamo lavorando per portare
a Trapani la base logistica e operativa di Luna Rossa. Patrizio Bertelli, il patron, avrebbe detto “ho deciso che
Luna Rossa deve andare a Trapani”.
E’ possibile che ciò accada?
Il mese scorso ho ricevuto gli
emissari di Bertelli e con loro
abbiamo cercato un luogo dove poter installare effettivamente il grosso
capannone che dovrà ricoverare l’imbarcazione. Quindi non è stato ancora
definito niente, ma sembra che ci siano tutti i presupposti perché Trapani
possa essere scelta come base di Luna Rossa. Nei prossimi giorni Bertelli sarà
a Trapani ed io ho chiesto di poterlo incontrare per discutere non solo di Luna
Rossa Challenge, ma anche di altri progetti imprenditoriali che Bertelli
potrebbe eventualmente avviare sul territorio trapanese.
Sarebbe un fatto di grandissima rilevanza.
Assolutamente sì e stiamo
lavorando perché ciò avvenga, per poterlo concretizzare e tradurre in occupazione
e in immagine per la città di Trapani in ambito nazionale ed internazionale,
con tutto ciò che ne consegue.
Gli eventi sportivi sembrano essere una vocazione per questa città. E’
così?
Diciamo che la vocazione sportiva
è quella più facilmente aggredibile, perché gli eventi culturali comportano un
dispendio di energie maggiore ed è anche difficile trovare il privato che si
faccia carico dell’onere economico. Noi, nell’attuale situazione di crisi, ci scontriamo
con queste difficoltà, quindi, se il comune di Trapani – avendone ovviamente la
disponibilità - potesse sponsorizzare una manifestazione culturale con un
impegno di spesa, lo farebbe ben volentieri, ma non può farlo e deve confidare
sui privati, chiedendo loro di compiere questo sforzo economico; ma il privato
normalmente punta sugli eventi sportivi che sono più accessibili
economicamente.
Forse sono anche più popolari?
Diciamo di sì
ma io ci credo poco, perché penso che anche un bell’evento culturale richiami
tanta gente e forse è da preferire all’evento sportivo. La mostra dei dipinti
del Caravaggio, a Trapani, ha richiamato moltissimo pubblico venuto addirittura
dall’estero. Quindi è preferibile la manifestazione o l’evento culturale, sia
esso di pittura, di musica o di scultura. Però anche l’evento sportivo di
qualità, come ad esempio la RC44 a cui hanno partecipato 13 equipaggi, di cui
solamente uno italiano, ha richiamato molti appassionati anche dall’estero.
Il carattere internazionale degli eventi sportivi velistici è quindi
una grande opportunità?
Noi, infatti, in quel periodo
abbiamo sfruttato l’occasione per creare tutta una serie di eventi di contorno
per cui Trapani, per 12 giorni, è stata invasa non solo da turisti ma anche da
gente che veniva dalla provincia, perché avevamo creato tutta un serie di
eventi che servissero a richiamare un po’ il pubblico ed avvicinarlo poi
all’evento clou che era quello della regata velica. Comunque è uno sport
specifico per appassionati, come potrebbe essere il polo. Bisogna fare
attenzione anche a queste scelte. Culturalmente la città di Trapani non è
ancora pronta – non è una nota di demerito ma è un dato di fatto – a ricevere
eventi di un certo tipo. Questo non significa che non bisogna organizzarli e promuoverli,
ma che bisogna però offrirli a piccole
dosi, in maniera tale che, un po’ alla volta, le persone comincino ad
apprezzarli. Penso che sarà così anche per il trofeo di equitazione.
Ha pensato ad un’opera di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini
fino dall’età scolare?
Sì, ne ho parlato con chi aveva
organizzato la gara di equitazione. Avevo chiesto espressamente di fare in modo
che i ragazzi e i bambini, potessero avvicinarsi ai cavalli, per far conoscere
loro questo animale, non in maniera epidermica bensì mostrando cos’è il cavallo,
cosa può dare, quali attività sportive ruotino intorno ad esso.
Vi sono altre iniziative finalizzate a promuovere e a sostenere
l’attività sportiva e agonistica?
Noi abbiamo una grossa
opportunità che è la piscina olimpionica. Abbiamo richiesto, come Amministrazione,
per conto della società che non aveva i requisiti, il finanziamento europeo per
realizzare una vasca warm up, la vasca da 25 metri obbligatoria per talune gare
internazionali.
Attualmente che tipo di piscina avete?
E’ una vasca da 50 metri a 10
corsie, l’unica che esiste in Sicilia: le altre ne hanno 9. Recentemente si
sono svolti qui i campionati regionali: la vasca da 25 metri serve per il
riscaldamento degli atleti prima delle gare nella vasca da 50 metri. Averla
darebbe la possibilità di poter inserire la piscina olimpionica di Trapani in
un circuito internazionale dal quale oggi è esclusa, proprio per la mancanza di
quella vasca da 25 metri. Questa ci consentirebbe, inoltre, di poter svolgere
attività didattica, educativa nei confronti dei ragazzi anche nel periodo
invernale perché quella da 50 metri, anche se riscaldata, è scoperta. Quindi
avrebbe una doppia funzione. Poi, con le società sportive, stiamo cercando in
tutti i modi di sviluppare l’avvicinamento dei ragazzi alle attività sportive tradizionali:
il calcio, il basket, la pallavolo. Sulla pallavolo mi sto impegnando parecchio
perché è rimasta un po’ indietro, anche se la squadra di Trapani ha conquistato
un risultato di prestigio: la promozione nella categoria superiore.
Come il calcio?
Come il calcio e come il basket.
Abbiamo così realizzato quello che qualcuno ha definito il “tridente sportivo
del Sindaco”, perché durante il campionato ho detto “mi auguro che tutte e tre
le squadre vengano promosse”. Ed è successo. Non per merito mio, ovviamente, ma
per merito delle squadre, degli atleti, degli allenatori, delle società. Questo
contribuirà a dare ulteriore prestigio alla città di Trapani e ovviamente a
farla conoscere in una dimensione sempre più ampia.
Nell’ambito della cultura, invece, tra le ricchezze che la città
possiede è certamente incluso il Conservatorio “Antonio Scontrino”. Qual è il
suo potenziale e come si potrà sviluppare?
Noi abbiamo un Conservatorio che
ho definito una perla opaca, cioè una perla che merita di essere lucidata,
perché ha delle professionalità eccezionali a livello didattico, con insegnanti
che vengono regolarmente dalla Svizzera e dall’Austria. Il Conservatorio, che
rappresenta una università a tutti gli effetti, attualmente registra circa 800
frequentatori. Purtroppo però è anche un’opera incompiuta, nel senso che non si
è riusciti a realizzare l’Auditorium. Ne avevo parlato con la direzione del
Conservatorio di promuovere ogni iniziativa per fare in modo da completare
l’Auditorium. Questo non solo per le esigenze del Conservatorio stesso, ma
anche per le rappresentazioni da offrire, magari di concerto con l’Ente Luglio
Musicale Trapanese, alla cittadinanza, per avvicinarla ancora di più alla
musica ovviamente sinfonica, classica, lirica.
Cosa è accaduto, invece?
Non è successo niente ancora,
perché dobbiamo trovare il finanziamento che ci consenta di recuperare circa 2
milioni: quelli che servono realizzare l’Auditorium, in assenza di un teatro
che manca a Trapani.
Pubblici o privati?
Sia gli uni che gli altri, è
indifferente.
La stagione del Luglio Musicale quest’anno è ridotta rispetto alle
precedenti edizioni?
Non è ridotta. Abbiamo rispettato
il programma, pure con mille difficoltà, perché anche in questo caso manca il
sostegno dell’ente pubblico. Noi, come Comune, stiamo cercando di onorare gli
impegni assunti dando un contributo all’Ente Luglio Musicale, avendone il 50%
della partecipazione. L’altro 50% era della Provincia che però, per improvvido
provvedimento della Regione, è stata sostanzialmente cassata e quindi ne sono
stati cancellati anche i finanziamenti. La stagione lirica tuttavia è salva.
Potremmo avere qualche problema con la prosa, nell’autunno-inverno prossimi, ma
cercheremo di superare anche questi ostacoli. Non si può pensare di far morire
l’Ente Luglio Musicale, teatro di tradizione, che esiste da settant’anni a
Trapani e che fa parte della cultura della città. Non può essere cancellato per
difficoltà economiche, temporanee o contingenti. Quindi bisogna avere il
coraggio di resistere e di fare uno sforzo per mantenerlo in vita, perché la
crisi prima o poi dovrà finire.
Tra le attività imprenditoriali continuano a prevalere quelle del
settore turistico-enogastronomico?
Sì perché questo è strettamente
correlato ai percorsi turistici. I wine bar, ad esempio, a causa di tutto un
movimento che si è venuto a creare anche fra i giovani, hanno successo, ma non è
questa l’economia trainante, che è invece quella della grossa imprenditoria del
grosso investimento. Stiamo lavorando anche per realizzare un porto turistico,
che a Trapani manca nonostante sia una città ad alta vocazione turistica. Porto
turistico significa 2,5 lavoratori per ogni imbarcazione, più o meno. Creerebbe
anche un indotto e tutta una serie di attività collaterali. Occorre però migliorare i servizi e
l’offerta ai turisti che ne lamentano la carenza. Ciò significa migliorare i
trasporti, l’informazione, l’interazione con il territorio, la viabilità per consentire
spostamenti rapidi. Sono inoltre auspicabili alcune iniziative di accorpamento,
non dei siti, ma dei poli museali, in maniera tale da non avere dispersione sul
territorio, così da non creare problemi al turista che deve raggiungere siti
diversi, quando invece potrebbe trovare tutto concentrato in un unico settore:
creare un polo museale dove esporre tutto quello che il territorio offre.
A Trapani?
Potrebbe essere anche fuori
Trapani. Non ne facciamo una questione di territorio: la gente dovrebbe capire
che più si distribuiscono sul territorio le opportunità, quindi le offerte
turistiche, alberghiere, più se ne traggono vantaggi nel lungo periodo. Purtroppo
c’è sempre una tendenza ad
arricchire solo ed esclusivamente il proprio territorio, nell’erroneo
convincimento che più questo viene arricchito e maggiore sarà il flusso
turistico nel futuro. Potrebbe essere vero nel breve periodo, ma non nel lungo.
Invece è più produttivo soprattutto nel lungo periodo, arricchire tutto il
territorio in modo tale da aumentare il flusso turistico e trarne comunque beneficio.
Il flusso turistico è qualcosa che si diffonde sul territorio e quindi quanto
più vasto esso è, tanto più si distribuisce e più soggetti riescono a
beneficiarne. Quindi deve essere un sistema aperto e non un sistema chiuso.
Tornando al porto turistico, dove pensa che potrebbe essere realizzato
il porto turistico?
All’interno dell’area portuale,
anche perché Trapani ha questa grande, immensa fortuna: quella di avere il
porto nel centro storico. Non c’è un retro-porto solitamente degradato dove si
vive male ma, attraversata la strada, via Ammiraglio Staiti, si è subito nel
centro storico. Questa è una caratteristica eccezionale, molto apprezzata dai crocieristi
che scendono dalla nave e sono subito nel cuore della città.
Il turismo da crociera potrebbe essere incrementato?
C’è un progetto di intervento all’interno
del porto per recuperare, in alcuni punti, altri 2 metri di profondità, di
pescaggio, per consentire a navi di tonnellaggio maggiore di poter entrare nel
porto. Alcune navi da crociera saltano il porto di Trapani proprio per difficoltà
di manovra. Gli altri lavori che si stanno ultimando al porto e per cui
l’Amministrazione comunale non è competente perché sono gestiti dal Genio
Civile - Opere Marittime, trattandosi di area demaniale, sono in corso di
fronte al Bastione dell’Impossibile. In quell’area si sta realizzando una
ulteriore banchina che potrebbe ospitare altre imbarcazioni. L’idea è quella di
trasferire tutto il traffico commerciale, conteiners, navi da trasporto, traghetti
che fanno servizio da e verso le isole, soprattutto Pantelleria, al lato
banchina Sud, in maniera tale da mantenere solo gli aliscafi e le imbarcazioni
per le escursioni turistiche.
Il porto turistico sarebbe un fattore di grandissimo richiamo…
Sì, nella speranza che la
politica del Governo centrale vada nella direzione di favorire la navigazione
da diporto. C’è stata una contrazione in questo settore perché le barche erano
considerate un indicatore di reddito, quindi venivano portate dai loro
proprietari fuori dall’Italia.
Nel complesso come immagina, alla luce anche di questi progetti, il
futuro di Trapani?
Io sono ottimista non solo sulle
potenzialità che ha questa città ma anche sugli interventi che è possibile
realizzarvi. Mi rendo conto tuttavia che ci sono mille difficoltà che dipendono
in parte dall’iter burocratico, da tanti ostacoli che vengono frapposti da una legislazione
che non favorisce assolutamente la velocità nell’adozione dei provvedimenti. Si va a rilento perché la legge è molto
complessa, perché ci sono interazioni fra leggi nazionali, leggi regionali,
regolamenti locali. Siamo in una giungla di provvedimenti che vanno in
direzione opposta alla semplificazione. Se si riuscisse a semplificare questo
sistema potremmo avere veramente delle opportunità incredibili, perché ci sono
tanti investitori che potrebbero intervenire massicciamente sul territorio,
ovviamente senza snaturarlo. Si potrebbero effettuare delle opere di recupero
di beni architettonici che adesso sono degradati e in balia degli agenti
atmosferici.
Come la Colombaia?
La Colombaia è della Regione che
ha stanziato circa 600.000 euro per metterla in sicurezza, ma non è questo il punto. Bisognerebbe
avere il coraggio di affidarsi ad investitori privati, gli unici che sono in grado di tutelare i beni culturali.
Siamo ancora convinti, invece, che debba essere lo Stato a farlo, mentre non ne
ha la possibilità, e dovrebbe trovare il coraggio di darli in gestione ad
altri, in alcuni casi di venderli.
Io venderei la Colombaia perché tanto da lì non la può togliere nessuno: lì è e
lì rimane. Se viene venduta, sia pure con determinati vincoli imposti dalla Soprintendenza ai Beni
Culturali, imposti dalle leggi nazionali e regionali, si dà la possibilità ad
un privato di realizzare, ad esempio, un bellissimo resort, con annesso porto
turistico. Ciò significherebbe far
sì che un bene come quello venga sicuramente rivalutato anziché vederlo inevitabilmente
cascare a pezzi nel giro di qualche anno.
Esiste un progetto del genere? Da parte di un privato?
C’è un progetto, parzialmente
privato sul quale stiamo lavorando. Quindi, ottimisticamente, mi auguro che
questi progetti che stiamo mettendo in cantiere e che stiamo già avviando, possano
essere realizzati nei prossimi vent’anni perché naturalmente, molti di questi
non possono essere realizzati in un mandato amministrativo Ma siccome la città
ha la fortuna di avere un Sindaco che non ha interessi immediati, io penso ai
prossimi vent’anni. Per avviare e portare a compimento alcuni progetti occorrono
vent’anni. Possono essere anche dieci anni. Qualcosa si potrà fare anche in
cinque. L’importante è che ci
siamo i soldi perché se ci sono i soldi si fa tutto. Basta essere onesti e non
metterseli in tasca.
Se avesse i soldi cosa farebbe subito?
Se avessi soldi rifarei
immediatamente la linea ferrata, delocalizzerei la stazione ferroviaria: una stazione ferroviaria
non più di punta ma di transito, delocalizzata in maniera tale che il treno che
viene da Punta Raisi - perché non deve arrivare da Palermo ma da Punta Raisi - passi da
Trapani, scarichi, imbarchi, passi da Birgi e nuovamente scarichi e imbarchi. Poi da Birgi aeroporto,
andrebbe a Marsala e da Marsala potrebbe proseguire secondo la linea
tradizionale. In alternativa si potrebbe sdoppiare la linea che va verso
Agrigento, mentre una ritornerebbe verso Palermo.
Come si presenta attualmente la linea ferrata?
La linea ferrata è un trenino che
collega qualche centro. Funziona ad esempio per i marsalesi che vengono a
lavorare a Trapani e la utilizzano, ma è certamente sotto impiegata. Esiste già
un progetto che ho presentato all’Ente Ferrovie a Palermo, non tanto per
realizzare una bretella perché la linea ferrata passa a 700 metri dall’aerostazione,
quindi basterebbe fare una bretella per deviare il percorso. Questa soluzione
però è più onerosa in rapporto a quella di creare una stazione e di effettuare il
collegamento tramite un bus navetta o altro mezzo. Si sta lavorando sulla
realizzazione di una stazione Birgi-aeroporto. Certo dovrebbe essere migliorato
tutto il sistema ferroviario, non solo quello locale ma anche quello regionale
per renderlo molto più duttile e dinamico.
Il sistema aeroportuale di Trapani, invece, come dovrebbe essere
gestito a suo avviso?
La questione aeroportuale non può
essere gestita a livello locale. I tre aeroporti siciliani - e se vogliamo possiamo includere anche
il quarto, quello di Comiso, qualora dovesse venire alla luce e gli altri due
di Lampedusa e di Pantelleria - fanno parte di un sistema aeroportuale che ha un’alta valenza
strategica e deve essere gestito a livello centrale, regionale non può essere
affidato alla gestione dei singoli comuni perché questi possono anche
commettere qualche errore e il danno sarebbe enorme per l’intera regione. Dal
traffico aereo dipende una grande parte dell’economica regionale, deve essere
la Regione quindi a farsene carico con una gestione strategica.
In questo quadro, al momento, come si sta evolvendo la questione
dell’aeroporto Vincenzo Florio di Trapani-Birgi?
La Provincia, soppressa con
provvedimento improvvido della Regione, aveva circa il 49% delle quote di
partecipazione di Airgest spa, la
società di gestione aeroportuale. Non si sa a chi andranno queste
quote. Ci sono due proposte. Una di distribuirle tra enti pubblici, che siano
gli enti locali o la Regione; l’altra soluzione è quella di vendere le azioni
ai privati, privatizzando, quindi, sostanzialmente, l’aeroporto. Chiaramente i
privati, che adesso sono soci di minoranza di Airgest spa, hanno tutto
l’interesse ad avere soggetti
pubblici a garanzia, perché rappresentano sempre una ciambella di
salvataggio che va sempre incontro a
ricapitalizzazioni. Quella era una società costantemente in perdita; il
privato potrebbe razionalizzare e meglio impiegare le risorse, traendone
profitto. Queste due linee di tendenza sono condivisibili e allo stesso tempo
confutabili. Secondo me il pubblico
deve fare al sua parte per la valenza strategica che gli aeroporti hanno e per
le dirette conseguenze che ne possono derivare al territorio.
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