“Quest’anno la
Sicilia ha pesantemente subito gli effetti della crisi climatica, una crisi
ampiamente annunciata per il Mediterraneo, considerato un hot spot climatico
dall’IPCC (The Intergovernmental Panel on Climate Change n.d.r.) il panel
scientifico delle Nazioni Unite. È stata anche la cartina di tornasole
dell’anno più caldo mai registrato: quasi una Los Angeles italiana”, evidenzia
il WWF in una nota, all’indomani della pubblicazione del Copernicus Global
Climate Highlights Report 2024 che ha confermato il 2024 come “l'anno più caldo
mai registrato e il primo a superare di 1,5°C i livelli preindustriali per la
temperatura media globale annuale”. L'anno scorso, attesta il Report, è stato
anche “il più caldo per tutte le regioni continentali, tra cui l'Europa,
eccetto Antartide e Australasia”. Secondo il World Wide Fund for Nature “Per la
comunità scientifica la responsabilità del fenomeno è da ascrivere all’azione
umana: da una parte il cambiamento climatico indotto dall’uso dei combustibili
fossili e dalla deforestazione, dall’altra la pessima gestione delle risorse
idriche. Del resto – cita il WWF - lo conferma l’Atlante della Siccità delle
Nazioni Unite, presentato in occasione della 16ᵅ COP della Convenzione ONU per
Combattere la Desertificazione, di Riad: la siccità è provocata dal ‘cambiamento
climatico antropogenico e dalla cattiva gestione delle risorse idriche e del
territorio da parte dell'uomo. Non si tratta solo dell'assenza di pioggia, neve
o umidità del suolo, la siccità è intimamente legata alle azioni umane. Le
pratiche di consumo e produzione sostenibili per proteggere e gestire il
territorio sono una componente fondamentale della gestione della siccità’. Tra
settembre 2023 e agosto 2024, rispetto ad analoghi periodi precedenti -
prosegue la nota - si è registrato nella gran parte del territorio siciliano
uno stato di siccità severa e in alcune zone addirittura estrema. È mancata la
pioggia, e questo ha anche determinato la scarsità di acqua negli invasi sin
dall’inizio della stagione irrigua. Non si tratta di una situazione nuova visto
che, rispetto ai dati sul deficit di risorsa idrica del 2022, a livello
distrettuale, il dato peggiore è stato quello del Distretto della Sicilia, con
–81,7% rispetto al trentennio climatologico 1991–2020. Peraltro, la Sicilia è
piena di invasi: ben 47, per un totale di circa 1,1 miliardi di metri cubi, di
cui solo 30 in esercizio (e neppure in piena efficienza). Il volume complessivo
autorizzato era di 997 mln di cui 289 non utilizzabili per mancata manutenzione
ed inefficienze varie. L’Autorità di bacino ha previsto 12 interventi da
realizzare su altrettanti invasi per un totale di euro 55.405.000 che
consentirebbero di rimuovere 903.270 mc di sedimenti.

Incendio a Erice (TP) nel 2024.
A questo si aggiunga la
piaga degli incendi boschivi favoriti, come oggi in California, dalle
condizioni estreme di siccità: solo nel 2024 sono stati
registrati 1.288 incendi, un aumento significativo rispetto ai 509 dello stesso
periodo del 2023, che aveva visto andare in fumo 51.000 ettari di territorio.
Le cause principali includono cambiamenti climatici, ondate di calore, siccità,
e incendi dolosi.

Incendio a Erice (TP) nel 2024.

Incendio nei boschi di Erice (TP) nel 2024.

Incendio a Erice (TP) nel 2024.
L’agricoltura – sottolinea
il WWF - è il settore più colpito: dalla coltivazione delle olive, alle
mandorle, agli agrumi, ai vigneti. Persino il grano, che non è una coltura
irrigua, ma si sostenta con la sola acqua piovana, nel 2024 non ha prodotto
raccolto. Anche per l’allevamento è stato un disastro a causa della ridotta
capacità foraggera. L’estate siciliana è stata poi caratterizzata da un
drastico razionamento dell’acqua potabile nei centri urbani: ci sono stati
quartieri delle grandi città che ricevevano acqua poche ore al giorno e in
alcuni casi ogni 24 ore. Il cambiamento climatico è certamente la causa
principale, ma fa rabbia pensare in Sicilia, come certifica l’ISTAT nel 2022,
la perdita idrica nella fase di immissione in rete dell'acqua per usi
autorizzati è stata del 51,6%, per un volume di 339,7 milioni di metri cubi di
acqua sprecata. In Sicilia sono anche in sofferenza le falde che in alcuni casi
si sono abbassate molto, come nel catanese dove negli ultimi anni si è avuto un
abbassamento di circa 20 metri. Tra l’altro la recente scoperta, nel 2023, di
una falda acquifera da oltre 17 miliardi di mc di acque sotterranee, tra dolci
e salmastre sotto i Monti Iblei, a oltre 800 metri di profondità, può aiutare a
combattere la crisi idrica, ma ciò, al di là di rendere effettivamente
fattibile il suo utilizzo, non deve distogliere dalla necessità di gestire
meglio la risorsa e impostare una pianificazione adeguata attraverso un Piano
strategico di adattamento ai cambiamenti climatici”. L’altro aspetto della
crisi climatica è caratterizzato dai violenti nubifragi che hanno investito la Sicilia
nelle prime due settimane di novembre del 2024 provocando frane, smottamenti, esondazioni.
“Fortunatamente gli allarmi hanno funzionato – commenta il WWF - e non vi sono
state vittime, diversamente da quanto accadde nel 2009 in provincia di Messina,
tra Giampilieri e Scaletta, quando persero la vita 37 persone. A novembre, nel
catanese, in dodici ore sono caduti oltre 500 millimetri di pioggia, provocando
il rapido innalzamento dei livelli idrici, invadendo le strade e le abitazioni”.
Il processo di desertificazione
della Sicilia, secondo il WWF “è ormai un dato di fatto con diverse aree
colpite e con un tentativo, da parte dell’Autorità di bacino, di contrastarla
attraverso una ‘Strategia regionale di azione per la lotta alla
desertificazione’ (2019) per lo più sulla carta.
