Saranno le Sale
Chiablese dei Musei Reali ad ospitare ”1950-1970 La grande arte italiana.
Capolavori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea”, la grande
e inedita mostra dedicata ai capolavori dei più importanti artisti del secondo Dopoguerra
che sarà inaugurata domani 19 ottobre 2024 e
resterà aperta fino al 2 marzo 2025. Le 79 opere esposte provengono dalla
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e si trovano riunite
insieme per la prima volta fuori dal museo di appartenenza, con l’obiettivo di
creare un progetto critico ed espositivo dal forte rigore scientifico e al
tempo stesso presentare a un ampio pubblico le testimonianze artistiche di una
stagione irripetibile.
Pascali Pino, Primo piano labbra, 1964,Tela smaltata tensionata su struttura lignea con
camere d'aria, 165x165x30 cm.
Prodotta da
Musei Reali e Arthemisia con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e
Contemporanea, la rassegna curata dalla Direttrice della GNAM Renata Cristina
Mazzantini e dallo studioso Luca Massimo Barbero, è stata fortemente voluta e
resa possibile da Mario Turetta, Capo Dipartimento per le Attività Culturali
del Ministero della Cultura e direttore delegato dei Musei Reali di Torino. La
mostra, oltre a sottolineare il trentennale rapporto che la soprintendente
Palma Bucarelli ebbe con un gruppo eccezionale di artisti, mette in risalto la
ricchezza delle collezioni del museo romano ed esalta i 21 artisti più
rappresentativi che hanno animato una stagione senza precedenti nel panorama
dell’arte moderna italiana.
“La mostra
vuole mettere in luce – ribadisce la Direttrice Renata Cristina Mazzantini – la
qualità, non sempre sufficientemente percepita, delle ineguagliabili collezioni
della GNAM e di porre al tempo stesso l’attenzione sul ruolo da protagonista
che la Galleria rivestì nella costituzione del patrimonio artistico italiano
moderno e contemporaneo, grazie soprattutto al rapporto attivo che, nei suoi
tre decenni al vertice della Galleria, la soprintendente Palma Bucarelli seppe
intrecciare con gli artisti più significativi e innovativi di quella così alta
stagione, da Burri e Fontana fino a Pascali”.
Dorazio Piero, Composizione astratta, 1956, Olio su tela, 113x162 cm, © Dorazio, by SIAE 2024.
Il percorso
espositivo mette bene in evidenza le origini di quello che fu un vero e proprio
“movimento artistico tellurico”. “È un percorso intenso, – dichiara Luca
Massimo Barbero – e, in più sale, è un vero corpo a corpo fra i ‘nuovi maestri’
dell’arte italiana del dopoguerra, della quale si esplorano qui le radici e,
per la prima volta, è possibile confrontarli al di fuori della collezione della
GNAM. Per l’arte italiana si tratta dei protagonisti germinali, oggi
identificati come gli interpreti internazionali dell’allora contemporaneità”.
Fontana Lucio, Concetto, spaziale. Teatrino, 1965, Idropittura su tela con buchi e legno laccato,
175x202x6,5 cm, © Fondazione Lucio Fontana, Milano.
L’esposizione,
suddivisa in dodici sale, si sviluppa in un avvincente percorso che propone
confronti e dialoghi intercorsi negli anni del secondo dopoguerra tra gli
artisti italiani più importanti, divenuti ormai irrinunciabile riferimento nel
panorama artistico internazionale. La mostra si apre con due lavori simbolici,
uno di Ettore Colla Rilievo con bulloni del ‘58/’59 e un altro di Pino Pascali
L’arco di Ulisse del ’68; prosegue con una sala di capolavori di Capogrossi,
tra cui una monumentale Superficie del 1963. Nella sala successiva viene
indagato il tema della materia, elemento di ricerca fondamentale degli anni
’50, mettendo in dialogo due Concetti spaziali-Buchi di Lucio Fontana, tra cui
uno del 1949, con lo straordinario “Gobbo” del ‘50 di Alberto Burri, rare opere
di Ettore Colla, opere germinali di Mimmo Rotella e la ricerca astratta di Bice
Lazzari. Due sale mettono poi a confronto due maestri dell’astrazione: Afro e
Piero Dorazio, maestri che nel secondo dopoguerra contribuirono al successo dell’arte
italiana negli Stati Uniti. Il “cardine della mostra”, come dichiara il
co-curatore Barbero, si ha nel confronto tra due protagonisti indiscussi: Lucio
Fontana e Alberto Burri; 11 emblematiche opere entrano in dialogo e, in
particolare, si stabilisce un inedito accostamento tra il Concetto spaziale.
Teatrino del 1965 del primo e il Nero cretto G5 del 1975 del secondo.
Fontana Lucio, Concetto spaziale. Attese, 1963, Idropittura su tela con tagli, garze nere, 91x73,5
cm
© Fondazione Lucio Fontana, Milano.
Il
fermento artistico e creativo che si sviluppò a Roma tra gli anni ’50 e ‘60 è
rappresentato in mostra da un enorme décollage di Mimmo Rotella del 1957 e, via
via, dalle opere storiche di Giosetta Fioroni, Carla Accardi, Giulio Turcato,
Gastone Novelli, Toti Scialoja, Sergio Lombardo, Tano Festa. Un ulteriore
inedito confronto si sviluppa tra un intenso monocromo nero di Franco Angeli e
alcuni importanti Achrome di Piero Manzoni.