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La lettera inviata a Trump dal

La lettera inviata a Trump dal "suo amico” – così si firma - Presidente del Messico André Manuel López Obrador

Il Presidente del Messico scrive a Donald Trump al culmine di una crisi che rischia di infrangere le relazioni tra i due Paesi e di ripercuotersi gravemente sulle rispettive economie e sugli equilibri internazionali. Nel suo straordinario messaggio il richiamo alla ragione, alla legge, ai diritti fondamentali dell’uomo e al “meraviglioso ideale della non violenza”.

Autore: Rita Sanvincenti/martedì 4 giugno 2019/Categorie: Attualità, Messico

“Presidente Donald Trump, sono a conoscenza della sua ultima posizione nei confronti del Messico. Innanzitutto affermo che non voglio lo scontro. I popoli e le nazioni che rappresentiamo meritano che, di fronte a qualsiasi conflitto nelle nostre relazioni, per quanto gravi, ricorriamo al dialogo e agiamo con prudenza e responsabilità”. Inizia così la lettera inviata dal Presidente del Messico André Manuel López Obrador al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, al culmine di una crisi che rischia di infrangere le relazioni tra i due Paesi e di ripercuotersi gravemente sulle rispettive economie e sugli equilibri internazionali.
Il Messico, la cui economia, forte di immense ricchezze naturali, di una posizione geografica strategica e delle politiche del Governo volte al più rapido sviluppo del Paese, è in costante crescita. È uno dei maggiori partner commerciali degli USA con il quale, insieme al Canada, ha siglato il North American Free Trade Agreement (1992). A Mérida, nello scorso mese di aprile, si è svolta l’11ª edizione dello U.S. Mexico CEO Dialogue and Business Summit for Investment in Mexico, tra gruppi di imprenditori e funzionari pubblici di alto livello del Messico e degli Stati Uniti.
“Il miglior presidente del Messico, Benito Juàrez – prosegue nella sua lettera il Presidente messicano, ripercorrendo la storia delle relazioni tra i due Paesi - mantenne eccellenti relazioni con il suo eroico predecessore repubblicano, Abraham Lincoln.
Decenni dopo, il Presidente democratico Franklin D. Roosevelt, comprese le ragioni profondamente patriottiche e sovrane del presidente Lázaro Cárdenas che rivendicava il petrolio del Messico a nome della sua gente. In effetti, il presidente Roosevelt era un titano delle libertà. Fu il primo a proclamare i quattro diritti fondamentali dell'uomo: il diritto alla libertà di parola, alla libertà di culto, alla libertà dalla paura e il diritto di vivere liberi dalla miseria. In questo pensiero mettiamo la nostra politica sulla questione dell'immigrazione”. Obrador introduce così il tema diventato centrale nella politica tra i due Paesi. “Gli esseri umani non abbandonano i loro villaggi per piacere ma per necessità. Ecco perché, fin dall'inizio del mio governo, ho proposto di optare per la cooperazione per lo sviluppo e di aiutare i Paesi dell'America centrale con investimenti produttivi per creare posti di lavoro e risolvere questo doloroso problema in profondità.
Lei sa anche che stiamo adempiendo alla nostra responsabilità di evitare, per quanto possibile e senza violare i diritti umani, il passaggio attraverso il nostro Paese. Non è superfluo ricordarle che, in breve tempo, i messicani non avranno bisogno di andare negli Stati Uniti e che la migrazione sarà facoltativa, non obbligatoria. Questo perché stiamo combattendo la corruzione, il problema principale del Messico, come mai prima d'ora! E, in questo modo, il nostro Paese diventerà una potenza con una dimensione sociale. I nostri compatrioti saranno in grado di lavorare e di essere felici dove sono nati, dove sono i loro parenti, i loro costumi e le loro culture. Presidente Trump: i problemi sociali non si risolvono con tasse o misure coercitive. Perché trasformare da un giorno all'altro il Paese che accoglie i migranti dal mondo, in un ghetto, uno spazio ristretto, dove coloro che lottano e lavorano duramente per vivere liberi sono stigmatizzati, maltrattati, perseguitati, cacciati e privati del loro diritto alla giustizia? La Statua della Libertà non è un simbolo vuoto.
Con il dovuto rispetto, sebbene abbia il diritto sovrano di esprimerlo, lo slogan ‘Stati Uniti First’ è un errore perché fino alla fine dei tempi, anche oltre i confini nazionali, prevarranno la giustizia e la fraternità universale. Nello specifico, signor presidente, propongo di approfondire il dialogo, cercare alternative al problema dell'immigrazione e, per favore, ricordi che non mi manca il coraggio, che non sono vigliacco o timido ma che agisco in base ai principi: credo nella politica che, tra l'altro, è stata inventata per evitare lo scontro e la guerra. Non credo nella Legge del taglione, nel 'dente per dente' o nell'occhio per occhio 'perché ci lascerebbe tutti ciechi o sdentati. Credo che gli uomini di Stato e anche quelli che sostengono la Nazione siano obbligati a cercare soluzioni pacifiche alle polemiche e a mettere in pratica, sempre, il meraviglioso ideale della non violenza.
Infine, le propongo di istruire la sua amministrazione, se non vi è nulla in contrario, perché incontri i funzionari del nostro Governo, presieduti dal Segretario degli Esteri del Messico, che da domani si recheranno a Washington per cercare un accordo che sia vantaggioso per entrambe le nostre nazioni”. Con l’esortazione “niente con la forza, tutto con la ragione e con la Legge”, si firma: “il suo amico André Manuel López Obrador”.


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